1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

lunedì 31 dicembre 2007

Nel 2007, 1043 vittime accertate: spegniamo la luce il 31 dicembre per i martiri del lavoro

Milleequarantre morti. È il numero di chi è morto per lavorare in questo 2007 che sta per chiudersi. Donne e uomini che non hanno più un futuro, giovani e anziani che una mattina si sono alzati per andare a lavorare e la sera non sono più rientrati. Non solo italiani, ma anche extracomunitari, o cittadini di un'Europa unita che avevano raggiunto il nostro Paese per ottenere un riscatto sociale con un lavoro che avevano sognato ma che li ha uccisi.

Queste donne e questi uomini non festeggeranno la fine dell'anno. In Italia ci saranno più di mille famiglie che avranno ben poco da gioire per un 2008 che si aprirà con un affetto in meno e senza uno stipendio che, in molti casi, era l'unica fonte di reddito. Si spengano le luci, quelle pubbliche. Si dia un segnale forte perché non è più possibile morire per lavorare.

Noi di articolo 21 abbiamo lanciato questa proposta a tutti i comuni d'Italia. Sta viaggiando sul web, sta raccogliendo le prime adesioni di sindaci di grandi e piccole città. Per le metropoli sarà forse difficile spegnere tutta l'illuminazione pubblica, ma nelle forme e nelle possibilità possono scegliere di spegnere l'illuminazione di una parte della città, di alcuni palazzi pubblici, di una piazza famosa. Solo per un minuto. Il buio equivale al silenzio ed il fatto che questo possa accadere alla mezzanotte dell'ultimo dell'anno può dare veramente il senso di quella che è una tragedia che di anno in anno si ripropone.

E non sarebbe certo male se all'iniziativa dessero la propria adesione - sebbene formale - le associazioni di categoria, le associazioni degli imprenditori, i sindacati per segnalare che quella delle morti bianche è una piaga che può e deve essere sconfitta. Come sarebbe bello se, nonostante la schiavitù dell'auditel, anche le televisioni italiane, pubbliche e private decidessero di osservare, nei modi che più preferiscono, un minuto di buio. Magari un semplice cartello, con la semplicissima scritta "Non si può morire per lavorare". Sarebbe un segno di grande civiltà!

Giorgio Santelli

per aderire:
www.articolo21.info

La Sinistra Arcobaleno di Miglionico aderisce all'iniziativa ed invita tutti i concittadini a spegnere le luci alla mezzanotte per ricordare le migliaia di vittime del lavoro.

venerdì 28 dicembre 2007

LA SINISTRA L’ARCOBALENO: VECCHI RIFIUTI, NUOVE DISCARICHE

“A dieci e passa anni dal decreto Ronchi ancora oggi si pensa di affrontare il problema rifiuti con la realizzazione di nuove discariche, la quale è, per ciò stesso, fuori legge.
È grave che la situazione rifiuti in Campania non venga affrontata con la determinazione necessaria tale da superare non solo l’emergenza ma da avviare subito, di una nuova gestione ordinaria del problema. È grave che non si riesca ad aggredire la situazione con una robusta campagna di promozione della differenziata nonostante le risorse che in questi anni sono state investite”. Lo dichiarano in una nota congiunta Giancarlo D’Angelo, Antonio Califano, Michele Saponaro, Giovanni Soave, della Sinistra l’Arcobaleno di Basilicata.
“Non sarebbe forse più civile – proseguono - che ognuno fosse in grado di badare (meglio in forma associata) ai propri rifiuti? È forse civile un popolo che abbandona ogni forma di rifiuto salvo a dolersene se qualcuno ne lascia sotto il proprio naso? E per quanto tempo il problema sarà solo della Campania e non coinvolgerà anche la Basilicata?
È grave che si debba apprendere dagli organi di stampa che una nuova discarica viene programmata ai confini del nostro territorio regionale.
Purchè non nel mio giardino! Questo sembra essere ormai l’unico obiettivo della decisione politica.
Secondo uno schema ormai collaudato si pensa di risolvere le emergenze puntando sulle aree marginali, quelle di confine. Poco antropizzate, di scarso appeal mediatico e poco interessanti dal punto di vista elettorale.
Ancora una volta – sottolineano i responsabili regionali delle quattro forze politiche (Verdi, Prc, Pdci, Sd) che hanno dato vita a la Sinistra l’Arcobaleno - assistiamo alla diffusione di notizie che farebbero riferimento “a disponibilità garantite” dalla Regione Basilicata ed alle conseguenti smentite. Anche a Scanzano successe qualcosa del genere. Dopo Scanzano nulla doveva essere come prima, ma quasi tutto è stato peggio di prima.
Nulla di nuovo su tutti i fronti dell’aggressione al territorio regionale. Dalle scorie ai rifiuti.
E non è più incoraggiante la notizia che paventa la possibilità che oltre ai siti di Caggiano, Padula, Montesano e Casalbuono, tutti di confine con la nostra regione, piuttosto che Santa Marina nel Cilento, ci sia la concreta possibilità che una centrale a biomasse o un grande inceneritore travestito da termovagliatore (o qualcosa del genere) stia per nascere ad Atena Lucana. Insomma siamo alla improvvisazione più pericolosa che, fuori da ogni forma di collaborazione e coinvolgimento delle Istituzioni e dei territori, prevede soluzioni che tali non sono. Né è pensabile di gestire il momento con le compensazioni ambientali come è avvenuto ed avviene per altre situazioni.
Non siamo in svendita.
Ed ancora una volta la Val d’Agri, dove già ci sono esempi di sfruttamento del territorio che poco sono compatibili sia con l’idea di territorio d’eccellenza sia con un’agricoltura di qualità, viene a trovarsi al centro di una attenzione poco edificante. L’illusione di uno sviluppo legato alle attività estrattive ha già consumato buona parte di un modello vecchio e decrepito che lascia solo povertà. Quella dei rifiuti tout court le inferirebbe un colpo davvero mortale.
Così come avviene per la Centrale del Mercure in Calabria, costruita in un territorio di confine, si applica la stessa logica escludendo le competenze dei territori limitrofi alla Basilicata nel caso della discarica di Caggiano: tutto questo non può e non deve rappresentare una tacita autorizzazione ma vanno attivate tutte le forme di tutela e di partecipazione. Una decisione che non può essere assunta in barba alle più elementari regole della convivenza civile, del rispetto istituzionale e della tutela della salute.
È questo un terreno su cui l’idea della Grande Lucania potrà cimentarsi e confrontarsi nella ricerca di soluzioni che al di là dei confini amministrativi tenga al centro le ragioni delle popolazioni residenti.
La Sinistra l’Arcobaleno (Verdi, Prc, Pdci, Sd) di Basilicata – conclude la nota - è impegnata nel sostenere questa battaglia in nome dell’ambiente e delle ragioni delle popolazioni residenti. Bene hanno fatto e bene stanno facendo i nostri rappresentanti regionali (già nel corso del Consiglio Comunale aperto di Vietri di Potenza appositamente convocato) Emilia Simonetti, Giacomo Nardiello e Francesco Mollica nel chiedere un forte e rapido intervento al Presidente della giunta De Filippo in favore delle istituzioni e delle popolazioni lucane”.

giovedì 27 dicembre 2007

Sinistra, la capacità di futuro

Da Aprileonline
Una sinistra capace di senso, capace di sé. Non è una sfida minimale quella che vogliamo porre in essere. Una sfida cominciata certo molti anni fa per quasi tutti noi, quando abbiamo deciso di sfatare il tempo inteso solo come stasi, un tempo immobile che nulla aveva da offrirci se non la resa di ogni volontà di trasformazione. Questo è uno dei motivi che ci ha fatto scegliere l'azione politica, unita alla voglia che quella trasformazione potesse inclinare i disequilibri di questo mondo, invertendoli e generando possibilità ulteriori: pace, saperi inclusivi e aperti, un'armonia responsabile tra persona e pianeta, una giustizia in rima col bene. Questa trasformazione non è avvenuta, anzi, più profonde sono le cause che inverano ogni speranza. L'epoca delle passioni tristi, per dirla con Benasayag, produce inquietudini e paure: le sole novità intorno alle quali ci si sente meno soli. Un assurdo, questo, privo di senso che seduce invitando a rinunciare a qualsiasi ricerca di un possibile diverso, di un altro reale. Ma se con ferocia questa realtà cerca di farci rinunciare a qualsiasi narrazione, con altrettanta forza dobbiamo reagire. Non solo per contrastare, ma per reclamare la nostra capacità di futuro. Partendo dalla ri-costruzione della memoria, che non è cedere ad alcun revisionismo o selezionare le storie di cui si può continuare a gloriarsi, tutt'altro: è la capacità di esercitare in modo vigile e critico lo sguardo acquisendo esperienza da ciò che già fu esperienza. Questo consente la solidificazione delle idee: permette la creazione di cultura, di una cultura condivisa. Una cultura necessaria per la politica, che doti di strumenti e attrezzi necessari chi agisce come noi la politica per poter affrontare in maniera efficace i problemi insoluti, in cui lo stallo diviene crisi, la mancanza di risposte l'unica risposta data e il distacco tra il quotidiano e il politico sembra farsi incolmabile. Partire da qui per cercare ancora, perché capire è scoprire il mondo, questo e un altro mondo possibile che durante la stagione dei movimenti anche noi abbiamo provato a immaginare e praticare. Una ricerca che non sarà facile e breve. Il 26 gennaio sarà una giornata dove misureremo i due tempi della sinistra, quello vissuto fin qui che ci ha visto partecipi di una rimodulazione del campo delle forze, e quello della forza che sarà, una suggestione che vuol farsi progetto, l'avevamo precedentemente definita, e un progetto che inizia a delimitarsi. Crediamo che l'8 e il 9 dicembre siano stati solo il primo, timido ma necessario, passo verso una sinistra larga, unita e plurale. Il primo passo verso quello che vorremmo fosse il nuovo socialismo e la nuova sinistra, una cultura politica che assieme vogliamo scrivere, cucendola addosso al nostro vissuto. Sarà, il 26 gennaio, la prima prova di una scrittura collettiva di una storia di cui vogliamo farci protagonisti e narratori insieme, come dire.. una wikisinistra, dove assumere assieme la responsabilità di individuare risposte e insieme di porre domande inedite. Pensiamo ad esempio alla precarietà intellettuale, nella duplice accezione di una precarizzazione di intelligenze svilite e vilipese da un sistema che non le accoglie, non le usa, ma le sfrutta al ribasso e le consuma senza coglierne la portata potenziale, e di saperi precari che non forniscono più un'intellegibiltà a questo mondo e a questo tempo che rifiutano ogni accumulazione di senso che non sia prodotto dalle religioni o dal mercato. Crediamo, invece, nella creatività di cui siamo portatori come leva fantastica con cui muoversi dalla stasi all'estasi. E crediamo che ci vogliano per far ciò nuovi meridiani di pensiero per orientare e orientarsi. Questi vorremmo fossero temi primi da cui si inizi insieme a percorrere l'innovazione della sinistra, della nostra cittadinanza all'interno di essa, e con cui la sinistra possa tornare a farsi creatrice di futuro. Vogliamo rendere plastico il conflitto tra la/le generazione/i a(v)venire e i predoni del futuro. Sarà una splendida occasione per incrociare le nostre idee anche con compagni con cui speriamo presto di camminare più stretti al fianco. Un'occasione per aprirsi anche a chi ci è vicino ma non sovrapposto, per ascoltarne il portato altro e farlo nostro. Un inizio di contaminazione che possa farsi sintesi ulteriore e avanzata. L'inizio di un nostro contributo pesante e pensante a SD e alla sinistra tutta che ci veda protagonisti a tempo pieno di un tempo che non vorremmo ci sfuggisse: il nostro. Nell'attesa del 26 gennaio sin da subito chiediamo a tutti i/le compagni di contribuire e costruire con idee, progetti, sogni, proposte e quant'altro su questo sito, sui nostri blog, su aprileonline, nelle sedi varie dove si esplica la nostra attività: scuole, università, sezioni, posti di lavoro, ecc..

Non vogliamo solamente inventare una nuova storia, vogliamo costruire un'altra realtà.

domenica 23 dicembre 2007

LA SINISTRA L’ARCOBALENO SU FINANZIARIA REGIONALE 2008

“La Manovra di bilancio 2008, approvata dal Consiglio Regionale, al di là di poche, marginali modifiche apportate al testo iniziale, si caratterizza per la sua inconsistenza in materia di lavoro, welfare locale, politica energetica ed ambientale, politiche industriali”. Lo afferma, in un comunicato stampa, la Sinistra L’Arcobaleno di Basilicata.
“Una manovra, tranne la parte relativa alla riduzione della bolletta del gas - che tra l’altro è iniqua perché non modulata in base alla situazione reddituale - che risulta priva di contenuto strategico per il futuro della Basilicata. Un bilancio di gestione ordinaria delle risorse. Manca, nell’atto più importante per il 2008, anno di concreto avvio del nuovo Quadro Comunitario 2007/2013, l’idea e il progetto della Regione che si vuole. La verifica estiva ha visto le forze de La sinistra/L’Arcobaleno impegnate ad avanzare proposte programmatiche che puntualmente non hanno trovato riscontro nell’azione dell’attuale Giunta. Purtroppo, sia in occasione dell’assestamento di bilancio 2007 che con la finanziaria 2008 non si è dato alcun segnale di apertura. Gli emendamenti puntuali da noi presentati e relativi a: 151 giornate ai forestali, piano triennale occupazionale, stabilizzazione LSU e superamento precariato, sono stati sviliti nel maxiemendamento in generici quanto vacui impegni senza la messa a disposizione di risorse specifiche. La finanziaria 2008, che poteva favorire la riapertura di una nuova stagione del centrosinistra lucano, ha invece evidenziato l’atteggiamento di autosufficienza della Maggioranza ed in primo luogo del Partito Democratico, i cui effetti negativi in termini politici, ma prima di tutto sociali, ricadranno sui lucani. La Sinistra/l’Arcobaleno non intende esserne responsabile”. Per la Sinistra L’Arcobaleno “E’ più che mai necessario – se si vuol ripristinare in Consiglio la coalizione che dette vita all’attuale Maggioranza – la ridefinizione di un serio Programma di fine legislatura”.

mercoledì 19 dicembre 2007

Obbligatorio non morire sul lavoro

Fgci, Giovani Comunisti, Sinistra Democratica, Assopace, I Ken, Liberatorio politico, Sinistra flegrea, UDS, UDU hanno lanciato un appello per la sicurezza sui posti di lavoro.

Ottocento, mille euro al mese? Quanto costa oggi in Italia la vita di un lavoratore? Abbiamo ancora negli occhi la tragedia di Torino, il dolore di sei vite spezzate. L'amarezza e la percezione della sconfitta: la sconfitta di chi ha combattuto per salvare quel minimo di sicurezza oggi possibile, di chi ha combattuto lavorando fino al crollo fisico e psichico, per andare avanti, per non perdere il lavoro, e poi alla fine ha perso, la lotta e la vita, è crollato nel modo più atroce possibile.
Davanti alla tragedia tutto il resto sembra muto: tutti i numeri, tutte le statistiche. Eppure i numeri spiegano più delle tragedie, che purtroppo nell'immaginario collettivo rischiano a volte di durare lo spazio di una commozione. Nello spazio di un dramma umano le cose perdono il loro senso, davanti ai numeri ne acquistano uno inaccetabile: 2,9 morti al giorno nel 2007 sui luoghi del lavoro, 1.328 morti all'anno di media nel triennio 2003/5, 25.034 invalidi, 1.001.482 infortuni denunciati all'INAIL, senza tener conto del lavoro nero e di quello sommerso.
I numeri spiegano che la mattanza è un fenomeno di massa, una variabile pienamente accettata all'interno del sistema produttivo: il costo delle materie prime, gli impianti, il corpo dei lavoratori, sono tutti costi che vanno ridotti al minimo, gestiti con logiche analoghe, come negli anni ruggenti della prima rivoluzione industriale. Migliaia di lavoratrici e lavoratori morti come semplice effetto collaterale di un sistema di produzione che vede il lavoro come il fattore meglio comprimibile: precarizzabile, affittabile, delocalizzabile, appaltabile e subappaltabile.
Non si tratta di escogitare nuovi strumenti tecnici per evitare qualche disgrazia: si tratta di ripensare al ruolo del lavoro, di credere, nuovamente o finalmente, nella superiorità dell'uomo sul profitto.
Noi crediamo che ritmi di lavoro insostenibili, il massiccio ricorso agli straordinari, la mancanza di preparazione specifica sul tema della sicurezza dei lavoratori adibiti alle mansioni più pericolose, l'insufficienza delle strutture di controllo mal finanziate, purtroppo in alcuni casi non esenti da un certo ambiguo permissivismo, siano tra le cause efficienti di una tragedia che non possiamo non affrontare.
La sinistra politica e sociale si sta muovendo nelle istituzioni e nei luoghi del lavoro perché questi nodi più problematici vengano immediatamente affrontati.
Noi, per quello che ci riguarda, lanciamo una sfida culturale e politica, quella di mobilitare la città su questo dramma, di costruire un'opinione che vada al di là della commozione. Proveremo a rappresentare la tragedia, a rappresentarla in mezzo alla gente, davanti alla sede napoletana di Confindustria, perché crediamo che i singoli imprenditori, per le condizioni specifiche degli impianti delle loro aziende, e l'associazione di categoria tutta, per le politiche di cui si fa promotrice, siano i responsabili principali di quest'insostenibile situazione.
Proveremo a rappresentare con i nostri corpi la sconfitta di chi dal lavoro cercava gli strumenti per vivere e ha trovato quelli per morire.

Il Partito della Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti di Miglionico aderiscono anche loro all'appello!

INCIDENTE FIAT, CORDOGLIO E SGOMENTO PRC, PDCI, VERDI E SD

“Muore un lavoratore presso la Fiat Sata di Melfi, ancora una morte bianca in Basilicata. Lo sgomento, la rabbia e l’indignazione non lasciano trovare parole appropriate per denunciare una simile piaga che affligge il nostro paese e la nostra regione”. Lo sostengono in una nota congiunta il segretario regionale del Prc, Michele Saponara, il segretario regionale del Pdci, Giovanni Soave, il segretario regionale dei Verdi, Giancarlo D’Angelo e il coordinatore regionale del Sd, Tonino Califano.
“In questo momento, tuttavia - continua la nota - lo sdegno deve lasciare spazio alla doverosa solidarietà verso la famiglia del lavoratore coinvolto. Da tempo le forze della sinistra hanno denunciato la costante rappresentata dalle morti bianche, quest’anno in aumento rispetto al 2006. Non servono proclami né sterili promesse o prese di posizione. Occorrono azioni concrete.
Nessuno paga – aggiungono gli esponenti della Sinistra - per gli incidenti o per le morti sul lavoro. Nessun condannato ha usufruito della legge sull’indulto, semplicemente perché nessuno è finito in carcere per omicidi del genere. La precarietà ed il salario legato alla produttività oltre che una competitività basata sulla compressione dei diritti dei lavoratori sono la causa di queste morti.
Anche nella tanto decantata Fiat di Melfi – concludono - sebbene più volte siano state denunciate carenze nei sistemi di controllo ed aumento dei ritmi di lavoro a danno degli operai puntualmente rimaste inascoltate, si muore di lavoro. Si muore per 1.000 euro al mese. Lo sfruttamento del lavoro e dei lavoratori ha raggiunto limiti intollerabili. Non è più tempo di vacui impegni occorrono gesti e provvedimenti concreti ed immediati”.

INCIDENTE FIAT, LOMBARDI (PRC): GIUSTO SCIOPERO LAVORATORI

“L’ennesima vittima di una guerra durissima sulla quale non si devono spegnere i riflettori”. E’ il commento della deputata lucana Angela Lombardi (Prc-Se) sull’incidente di ieri nello stabilimento Fiat di Melfi, in cui ha perso la vita un operaio di una ditta esterna che ha il compito di manutenzione dei nastrotrasportatori.“In queste ore giustamente i lavoratori e le lavoratrici della Fiat stanno scioperando. La serrata – continua la parlamentare - è piena dei rumori della rabbia di chi urla che in questo paese si muore di lavoro. Neanche la Fiat è indenne dalla strage quotidiana. Non possiamo lasciarli soli. L’episodio si colloca in un momento difficile delle relazioni tra l’azienda e i lavoratori che hanno prodotto un peggioramento delle condizioni materiali di lavoro. Anche questo incide sul clima e sulla condizione generale di sicurezza.Bisogna fare di più per limare sempre meglio la legislazione sulla sicurezza del lavoro ma soprattutto bisogna interrompere la precarietà, quella precarietà che rende i diritti quando li hai non esigibili, quella precarietà che ti fa sentire solo e separato. Nelle prossime ore le organizzazioni sindacali e i lavoratori decideranno se e come procedere ad iniziative che non facciano calare il silenzio sulle condizioni di vita e lavoro che si fanno ogni giorno più drammatiche. Senza retorica – aggiunge la Lombardi - aderirò a tutte le iniziative dei lavoratori con la disponibilità a battermi come ho fatto ma come dovremmo fare con maggiore forza contro la precarietà e perché il lavoro vivo, quei corpi di uomini e donne ritornino con i loro bisogni e con le loro domande al centro della politica. Questo credo sia il modo migliore per unirmi al cordoglio di queste e di tutte le famiglie vittime di una guerra sporca che sono i morti di lavoro”.

martedì 18 dicembre 2007

E' TEMPO DI DIRE BASTA!

Luigi Simeone, di 57 anni, residente nell'Avellinese e dipendente della ditta «Merielettra due», ditta esterna operante nello stabilimento FIAT di Melfi, stava pulendo un macchinario dai residui della produzione, nel reparto stampaggio, quando è stato investito o è rimasto schiacciato nella stessa apparecchiatura.
L'incidente mortale sul lavoro avvenuto oggi nello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat è “l'ennesimo caso che si aggiunge al vero e proprio bollettino di guerra che dai posti di lavoro ci giunge sul piano nazionale e agli altri incidenti mortali che si sono verificati in Basilicata”: lo hanno detto, in una nota congiunta, i senatori Piero di Siena (Sd) e Anna Maria Palermo (Prc) e l’on. Angela Lombardi (Prc): “Nell’esprimere il cordoglio nostro alla famiglia di questa ulteriore vittima delle condizioni di rischio in cui ormai si lavora in Italia – hanno aggiunto – vogliamo sottolineare che l’universo Fiat è lungi dall’essere estraneo alle condizioni generali di insicurezza. Vogliamo ricordare come nello stabilimento di Melfi gli ultimi mesi sono stati segnati da un deterioramento delle relazioni sindacali a cui è corrisposto un peggioramento delle condizioni generali di lavoro che probabilmente hanno potuto, anche indirettamente, influire sulle circostanze che hanno provocato questo luttuoso evento”.

Il Partito della Rifondazione Comunista di Miglionico e lo staff del blog "Cosa Rossa Miglionico" esprimono profondo cordoglio per l'ennesima vittima del lavoro.

lunedì 17 dicembre 2007

PROVINCIA DI MATERA - ASSESSORATO : Formazione, Politiche Attive del Lavoro e Politiche Giovanili - STABILIZZAZIONE LAVORATORI LSU

Si è tenuta venerdì 14 dicembre presso la Provincia di Matera su convocazione dell’assessorato al Lavoro e Formazione, la riunione tra l’assessora Rosa Rivelli, i Sindaci ed i funzionari dei comuni di Colobraro, Craco, Grottole, Miglionico, Pomarico ed i funzionari ed i tecnici di Italia Lavoro in merito alle procedure di stabilizzazione dei Lavoratori Socialmente Utili in carico alle Amministrazioni Comunali con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.
Nel corso dell’incontro Italia Lavoro ha illustrato condizioni e modalità di accesso agli incentivi, relativamente alla possibilità per i comuni sotto i 5000 abitanti, per stabilizzare gli LSU così come previsto dalla Finanziaria 2007.
Il decreto legge n° 159 del 2007 prevede infatti 46 milioni di euro di fondi nazionali finalizzati alla stabilizzazione graduale ed a tempo indeterminato delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.
Durante la riunione è emersa la volontà dei Sindaci di cogliere questa opportunità di contrasto alla precarietà, sono state valutate le diverse realtà territoriali e le esigenze dei singoli Comuni e, a tal proposito, è stata concretamente avviata l’istruttoria relativa alla presentazione delle domande per l’accesso agli incentivi che deve concludersi entro il 31 dicembre 2007.
9.296,00 euro all’ anno e per tutto l’arco lavorativo (fino al raggiungimento della pensione) di ogni lavoratrice - lavoratore è l’incentivo che il Governo assegna a ciascuna Amministrazioni Comunale interessata.

Al termine dell’incontro soddisfazione è stata espressa dall’assessora Rivelli per “ la disponibilità dei Sindaci e per questo primo passo verso la soluzione di una questione annosa che riguarda un numero piuttosto considerevole di LSU”. “ Ancora una volta – continua l’assessora – la Provincia di Matera si pone a disposizione del territorio per sensibilizzare, coordinare e supportare i Comuni , dimostrando una peculiare attenzione alle problematiche del lavoro e collaborando sinergicamente con le altre istituzioni al fine di contrastare il fenomeno della precarietà, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni, al fine altresì di garantire un lavoro dignitoso per quelle lavoratrici e lavoratori che, da molti anni e con retribuzioni inconsistenti, con le loro prestazioni assicurano lo svolgimento di servizi, che probabilmente i Comuni avrebbero difficoltà a fornire e che sono oggettivamente importanti per la collettività, come la pulizia dei centri abitati, la manutenzione del verde, degli spazi e degli edifici pubblici, i servizi alla persona ed ogni altra attività ritenuta necessaria dalle singole amministrazioni”.

“L’auspicio conclude l’assessora Rosa Rivelli - è che il Governo estenda questa azione anche per gli LSU dei Comuni con più di 5000 abitanti e che la Regione Basilicata si doti, al più presto, di un medesimo strumento legislativo a favore di quegli LSU non a carico del Fondo Nazionale per l’Occupazione - e quindi purtroppo esclusi da questo provvedimento - e che sono comunemente indicati come “ autofinanziati”.

Matera, 17 dicembre 2007

venerdì 14 dicembre 2007

LOMBARDI (PRC) SU SCIOPERO E MORTI BIANCHE

“Condivido e aderisco alla giornata di lotta indetta oggi dai sindacati metalmeccanici e che ha visto una manifestazione anche nella zona industriale di Potenza e a cui la votazione della finanziaria non mi ha permesso di essere presente”. Lo ha detto la deputata lucana del Prc-Se, Angela Lombardi.
“I metalmeccanici hanno scioperato per dire basta alla quotidiana sequenza di omicidi prodotti dai così detti “incidenti” sui posti di lavoro e che la strage di Torino, degli operai della ThyssenKroup, ha così drammaticamente messo in evidenza. E’ arrivato il momento che a dire basta siamo tutti noi, che i lavoratori non siano lasciati soli dopo che i media spegneranno i riflettori sulla tragedia di Torino. La strage è quotidiana, anche qui nella nostra regione, proprio oggi – ha continuato la parlamentare - abbiamo avuto notizia che un altro lavoratore, Armando Penta è deceduto per le conseguenze di un “incidente” avvenuto nella zona industriale della Val Basento, il suo nome si aggiunge a quelli di Canio Lovallo, Salvatore Tolve, Domenico Vito Abelardi, lavoratori deceduti nella nostra regione solo nell’ultimo mese e che si aggiungono ad un elenco che sembra inarrestabile. Non è più il momento della retorica e dell’ipocrisia, quelle che sembrano attribuire alla sfortuna e alla fatalità le morti e gli infortuni e vogliono demandare tutto unicamente alle leggi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, magari rendendo colpevoli della loro sorte i lavoratori stessi. Come si può avere sicurezza sui luoghi di lavoro quando il lavoro è sempre più devalorizzato, reso precario, sottoposto sempre più alla logica del profitto? Tutte le cose invocate in definitiva e giornalmente da Confindustria e dai suoi vassalli.
Questo è il vero punto della questione, se non si sostituiscono i diritti alla precarietà, ogni altro provvedimento in materia potrà ben poco. E’ una lotta in cui il mio partito è impegnato, insieme ad altri soggetti politici e sindacali, ma in un’epoca – conclude Angela Lombardi - in cui la precarietà sembra dominare, è impossibile ottenere risultati senza una stagione di rivendicazioni e mobilitazioni in cui, lo ripetiamo le lavoratrici ed i lavoratori non devono essere lasciati soli”.

PALUMBO (PRC): MORTI BIANCHE, UN'INTOLLERABILE STRAGE

“Ogni operaio che muore è un ulteriore segno, oltre che di immenso dolore, di pezzi di civiltà cancellata. Cancellata dalla logica del profitto e dell’aberrazione materiale che ha portato al disprezzo della vita. Se, come afferma il segretario della Filcem-Cgil, “ci troviamo di fronte ad un caso di banditismo industriale di imprese senza scrupolo”, dovremmo almeno interrogarci sulla necessità della politica di porre un argine al divenire tumultuoso di questi mostri che strappano la vita di donne e uomini in carne ed ossa, ferendo mortalmente il corpo stesso del lavoro”. Lo afferma segretario provinciale del Prc di Matera, Gianni Palumbo, a seguito della morte in un incidente sul lavoro di un operaio in Val Basento.
“E’ intollerabile – continua Palumbo - la strage che ogni anno attraversa il Paese, Basilicata compresa, di morti bianche. Un governo che voglia distinguersi contro la deriva di civiltà, deve poter porre in essere l’obiettivo concreto di cambiare il segno del precipitare impetuoso di tale deriva.
Rifondazione Comunista esprime segno di cordoglio per l’operaio della Mcm, morto in Val Basento, e invoca la verifica e i controlli per perseguire coloro che di questa tragedia si sono resi responsabili”.

BASTA MORTI SUL LAVORO, BASTA PRECARIETA!

Oggi è il momento del lutto e del silenzio. Esprimiamo tutto il nostro dolore per la morte dei 4 quattro giovani operai morti alla ThyssenKroup, e per la morte dell'operaio di 52 anni morto cadendo dall'altezza di 7 metri a Pisticci Scalo negli stabilimenti ex Anic.
Morire di lavoro non è accettabile per un paese civile. Ora vogliamo dire basta accanto a tutti gli operai, non staremo ad aspettare. Ogni anno muoiono migliaia di uomini e donne sul loro posto di lavoro. Muoiono per imperizia e per negligenza delle imprese, perché sotto ricatto e perché per troppe imprese la rincorsa dei profitti vale anche la vita dei propri lavoratori, il mancato rispetto della legislazione sulla sicurezza e sul lavoro. Il nostro dolore è silenzio, rispetto e contemporaneamente un grido di indignazione. Il Governo, il Parlamento hanno una responsabilità politica che non si può occultare, i datori di lavoro in troppi casi hanno una responsabilità oggettiva che va denunciata e perseguita.
Oggi, venerdi 14, partecipiamo alla giornata di lotta dei metalmeccanici manifestando insieme a tanti altri sotto le sedi di Confindustria in più di 40 città italiane. Lo facciamo come gesto di solidarietà con gli operai in sciopero, ma anche per pretendere ancora una volta la cancellazione delle leggi che rendono la vita precaria a tanti ragazzi e ragazze in questo paese. Non vogliamo più essere insicuri, non vogliamo, come dice Confindustria, “lavorare di più per guadagnare di più”, perchè questo significa essere ricattabili, significa ogni giorno esporsi ad un pericolo in più dato dalla stanchezza, dallo stress, da un’incubo che trasforma tutto il tempo di vita in tempo di lavoro.
Non si può più vivere di precarietà e morire di lavoro. Dov’è in questo momento chi invoca ad ogni piè sospinto ‘legalità’ per criminalizzare povertà ed emarginazione?

giovedì 13 dicembre 2007

Intervento di Nichi Vendola all’Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti

SIMONETTI (PRC), NARDIELLO (PDCI) SU LEGGE SICUREZZA LAVORO

“Il nostro auspicio è che la tragica coincidenza della legge regionale sulla sicurezza nei posti di lavoro con la ‘strage’ degli operai della ThyssenKrupp di Torino possa rappresentare una svolta nell’affrontare i problemi della salute e della sicurezza sul lavoro non solo in Basilicata ma nell’intero Paese rafforzando in tale direzione l’impegno del Governo”. Lo hanno sostenuto in una dichiarazione congiunta i capigruppo del Prc Emilia Simonetti e del Pdci Giacomo Nardiello. “Ovviamente – aggiungono - non basta una nuova legge sulla sicurezza sui posti di lavoro, come quella appena approvata, sia pure di recente, in Parlamento per prevenire le ‘morti bianche’ e gli infortuni, se non accompagnata da un’attività di promozione ad ogni livello delle misure anti-infortunistiche e inoltre che la normativa nazionale per essere più efficace deve trovare strutture e organismi a livello regionale”. “La dignità delle persone – continuano Simonetti e Nardiello - inizia dal riconoscimento del diritto al lavoro, un diritto che è garantito e tutelato dalla nostra Costituzione a partire dall'articolo 1, che richiama il lavoro come fondamento della Repubblica, fino all'articolo 41, che sancisce la necessità di riconoscere dignità e sicurezza, e passando per l'articolo 2, che definisce i diritti inviolabili dell'uomo nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità”.
“Purtroppo – continuano i capigruppo del Prc e del Pdci - il nostro sistema non riesce a essere efficace né quando si tratta di abbattere il fenomeno infortuni né quando si tratta di limitare l'incidenza delle malattie professionali. Il numero di infortuni non scende al di sotto del milione ogni anno, e mediamente ogni giorno muoiono in Italia più di tre lavoratori sul lavoro. Stiamo parlando di un'ecatombe sotto gli occhi di tutti, anche di chi fa finta di non vedere”. Per Simonetti e Nardiello “è perciò necessario tenere assieme, coerentemente, le attività di prevenzione e repressione, a fianco alla necessità di favorire una vera e propria svolta culturale”.

mercoledì 12 dicembre 2007

LA SINISTRA L’ARCOBALENO SU USO ACQUA IN BASILICATA

“La manifestazione dei cittadini di Rotonda è il segno di un forte malessere che esiste nelle nostre comunità sul modo come funziona e viene gestita Acquedotto Lucano e qundi una delle risorse più importanti e primarie per ogni cittadino”.
Lo sostengono in una nota le forze politiche lucane (Sd – Prc – Pdci – Verdi) che fanno parte della federazione denominata La Sinistra L’Arcobaleno.

“Un agire e fare dei soggetti gestori della risorsa, Ato e Acquedotto Lucano, - sottolineano - più vicino alla cultura privatistica che alla affermazione di modelli basati sulla democrazia partecipata della cosa pubblica.
L’acqua è un bene comune non mercificabile, la sua gestione deve essere improntata al duplice obiettivo della garanzia di accesso per tutti e della tutela della risorsa per le generazioni future.
Le lotte per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune stanno interessando tanti territori del nostro Paese.
All’obiettivo del mantenimento nelle mani pubbliche della gestione dell’acqua – continuano le forze politiche - bisogna affiancare quello della efficienza/efficacia e trasparenza dell’azione dei soggetti gestori. Puntare alla riduzione dei costi delle bollette attraverso l’implementazione degli investimenti, la riduzione degli spechi/perdite ed alla corretta utilizzazione, oltre che assunzione del personale.
Interventi distintivi di una politica capace di coniugare esigenze locali con il diritti all’accesso alla risorsa a pari condizioni per tutti.
Serve un governo condiviso e partecipato del ciclo integrato dell’acqua attraverso la sperimentazione di nuovi modelli di coinvolgimento delle rappresentanze dei cittadini.
In specifico per la Basilicata si tratta di definire un nuovo sistema di tariffazione per fasce sociali, ridurre in modo consistente i costi di gestione di Acquedotto Lucano che sempre più assomiglia ai vecchi enti che tanti sperperi hanno prodotto.
Siamo convinti – conclude il comunicato di Sd-Prc-Pdci-Verdi - che le ragioni della protesta dei cittadini di Rotonda vanno ricercate negli eccessivi costi dell’acqua piuttosto che nella logica di campanile come qualcuno l’ha definita considerate le questioni poste e la loro condivisione dei contenuti alla base della manifestazione dei primo dicembre a cui hanno massicciamente partecipato”.

Intervento di Pietro Ingrao all’Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti

lunedì 10 dicembre 2007

Risoluzione finale dell'Assemblea della Sinistra e degli ecologisti

Nei prossimi mesi…

1. L’assemblea generale della sinistra e degli ecologisti assume la proposta della carta degli intenti e la immette dentro un percorso partecipativo nei territori, nelle associazioni, nei movimenti, nelle forze politiche partecipanti al percorso di costruzione del soggetto unitario, plurale, federale della sinistra.

2. Ugualmente, nel percorso partecipativo di discussione, vengono messi i report e i materiali dei tavoli tematici svolti l’8 dicembre con l’obiettivo di determinare la condivisione di un impianto generale politico programmatico della sinistra unitaria, plurale, federale.

3. L’assemblea generale della sinistra e degli ecologisti indice una grande campagna di ascolto nel Paese: si svolgano assemblee in tutte le città, si costituiscano comitati promotori, aperti ad associazioni, movimenti, donne e uomini singoli, si costituiscano case comuni nei territori, laboratori sociali, luoghi aperti alla partecipazione più ampia possibile, si utilizzi il portale web condiviso.
Individuiamo, altresì, la necessità di incontri territoriali e nazionali di donne e uomini impegnati nelle istituzioni regionali e locali.
Entro i primi due mesi del prossimo anno, pensiamo possa essere fatto una prima verifica di questo processo partecipativo che si concluda sabato 23 e domenica 24 febbraio con due giornate generali di assemblee popolari in tutte le città e con un pronunciamento popolare che si esprima direttamente sulla costruzione unitaria in corso, la carta di intenti proposta, le campagne politiche da promuovere.

4. Vogliamo costruire il soggetto unitario, plurale, federale come un nuovo spazio pubblico della politica, aperto alla partecipazione di partiti e soggetti politici, altri soggetti organizzati in movimenti e associazioni e anche a singole donne e singoli uomini non iscritti ad alcuna forza politica e non direttamente coinvolti dentro la partecipazione ad altri soggetti collettivi. Le forme della discussione, della partecipazione e della decisione sono quindi fondamentali e in gran parte inedite. Proponiamo, anche in questa direzione, un vero percorso partecipativo e di stabilire tra le prime prima tappe di esso, lo svolgimento di un seminario nazionale, convocato con la stessa apertura dell’assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, da svolgersi entro il mese di febbraio del prossimo anno.

Dichiarazione d'intenti

Noi, donne e uomini che abbiamo partecipato all'Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, siamo impegnati nella costruzione di un nuovo soggetto della sinistra e degli ecologisti: unitario, plurale, federativo. L'Italia moderna, nata dalla Castituzione repubblicana, democratica e antifascista, ha bisogno di una sinistra politica rinnovata. Il mondo chiama a nuove culture critiche, che conservano la memoria del passato e tengono lo sguardo rivolto al futuro.
Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civilità; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.
Il soggetto della sinistra e degli ecologisti oggi parte. Crescerà attraveso un processo popolare, democratico e partecipato, aperto alle adesioni collettive e singole, per radicarsi nella storia del Paese. L'ambizione è quella di costituire non una forza minoritaria, ma una forza grande ad autonoma, capace di competere per l'egemonia, influente nella vita della società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centorsinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Un protagonista in Italia, interno ai movimenti, collegato ai grupi e ai partiti più importanti della sinistra e dell'ambientalismo in Europa.
La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell'ambiente. La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce provoca la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali. Intollerabile crescita delle diseguaglianze e insostenibili cambiamenti climatici hanno una comune origine e portano alla stessa risposta: un altro mondo è possibile.
Mettere in valore l'ambiente e il lavoro (in tutte le sue forme, da quelle oggi più ripetitive alle più creative) è il cuore di un pensiero nuovo, che non rinuncia a coltivare in questo mondo la speranza umana. In Occidente, ciò comporta innanzitutto alzare la qualità del lavoro, combattere il precariato, modificare gli stili di vita, contrastare la discriminaizone verso le donne. Comporta la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale, e la progettazione di una riforma più grande di quella che portò allo Stato sociale: una società non consumista, un'economia non dissipativa ed ecologica, una tecnologia più evoluta. Un nuovo inventario dei beni comuni dell'umanità: acqua, cibo, salute, conoscenza. La conoscenza deve crescere ed essere distribuita: impossibile, senza la libertà della cultura, dell'informaizone, della scienza e della ricerca, e senza la lotta conseguente contro le regressioni tribali, etniche, nazionaliste, fondamentaliste. Il dialogo tra culture e civiltà diverse, aperto a nuove scritture universalistiche dei diritti sociali e dei principi di libertà, è tanto più essenziale nell'epoca delle grandi migrazioni, del web e della comunicazione globale.
La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è della pace. Lo spirito della guerra minaccia l'umanità. Ecco di nuovo la corsa al riarmo: cresce vertiginosamente la spesa per armamenti convenzionali, chimici, batteriologici, nucleari. Saltano le firme sui Trattati di riduzione e controllo degli armamenti. L'Europa è uno degli epicentri della corsa. Ora, è il momento di fermarla. La pace, che ha visto scendere in campo il più grande movimento di massa del dopoguerra, particolarmente in occasione della guerra irachena, è la carta vincente. La pace è possibile in un mondo multipolare. I fatti hanno già dimostrato che il mondo non è governabile da un unico centro di comando. Anche per questo c'è bisogno di un'Europa più forte ed autonoma.
La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e le scelte sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l'omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali ed istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.
La sinsitra/l'arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia italiana. Pronta ad assumersi, oggi e in futuro, responsabilità di governo, od esercitare la sua funzione dall'opposizione. I temi all'ordine del giorno sembrano "autorità, governabilità, decisione", non si vede che quelli veri sono l'autorevolezza e la legittimazione, una nuova capacità di rappresentanza politica, in un rapporto dialettico con l'autonomia della rappresentanza sociale, a partire dai grandi sindacati di categoria e confederali.
La sinistra/l'arcobaleno contribuirà a rinnovare il sistema politico e le forme della partecipazione democratica, contrasterà l'antico trasformismo. Se c'è declino italiano, esso dipende dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell'ineguaglianza; dalla debole innovazione, dalla perdita di coesione, dalla diffusa illegalità; dalla pèerdita della capacità di indignarsi verso quello stato di violenza assoluta che si chiama mafia, 'ndrangheta, camorra; dall'oblio della questione morale. Riformare la democrazia e la politica vuol dire nutrire di valori un progetto di società.
Noi, partecipanti all'Assemblea generale della sinistra e degli eoclogisti, ci rivolgiamo alle forze politiche, ai gruppi organizzati, ai movimenti, al popolo della sinsitra, a tutte le singole persone che vogliono partecipare ativametne alla costruzione el nuovo soggetto federativo. In una discussione aperta e libera sulle idee, gli obiettivi, i programmi, le forme di organizzazione e di rappresentanza.
Venite, diventate parte di un progetto che può cambiare profondamente la situaizone italiana e influenzare la politica europea.


Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti

mercoledì 5 dicembre 2007

Ecco il Simbolo/ Nasce la Sinistra e L'Arcobaleno

"La Sinistra e l'Arcobaleno". Sarà questo, con tutta probabilità, il nome del nuovo soggetto unitario delle sinistre dell'Unione che verrà ufficializzato sabato e domenica prossima alla nuova Fiera di Roma. La due giorni messa a punto per l'Assemblea Generale della Sinistra e degli Ecologisti."La Sinistra e l'Arcobaleno". Sarà questo, con tutta probabilità, il nome del nuovo soggetto unitario delle sinistre dell'Unione che verrà ufficializzato sabato e domenica prossima alla nuova Fiera di Roma. La due giorni messa a punto per l'Assemblea Generale della Sinistra e degli Ecologisti.

Nella barra di fianco abbiamo preparato un sondaggio per i visitatori riguardante il simbolo de "La Sinistra e l'arcobaleno". Vogliamo sapere cosa ne pensate. VOTATE!

martedì 4 dicembre 2007

Bertinotti: «Il governo Prodi ha fallito»

IL PRESIDENTE DELLA CAMERA: «Negli ultimi mesi tutto è cambiato, una stagione si è chiusa»

ROMA - Fausto Bertinotti prende atto che «questo centrosinistra ha fallito: la grande ambizione con la quale avevamo costruito l'Unione non si è realizzata». Il presidente della Camera, in un'intervista a Repubblica, dice di non voler fare previsioni sulla durata del governo («Non ci deve essere nervosismo da parte di Prodi»), ma spiega che «in questi ultimi due mesi tutto è cambiato, una stagione si è chiusa».

DISAGIO A SINISTRA - Bertinotti afferma che a suo parere non si è creato «un governo nuovo, riformatore, capace di rappresentare una drastica alternativa a Berlusconi, e di stabilire un rapporto profondo con la società e con i movimenti, a partire dai grandi temi della disuguaglianza, del lavoro, dei diritti delle persone: e questo ha creato un forte disagio a sinistra». Per il presidente di Montecitorio «il governo che sopravvive, fa anche cose difendibili, ma lentamente ha alimentato le tensioni e accresciuto le distanze dal popolo e dalle forze della sinistra».

SFIDA - La sfida che oggi ha di fronte la sinistra radicale secondo Bertinotti è l'autonomia di un progetto «che nacque nel 1956 con i fatti di Ungheria, con la rottura nel Pci, con lo scontro Nenni-Togliatti. Se questa è l'ambizione, allora tutto va ripensato. Essere o meno alleati del Pd, stare o meno dentro questo governo: tutto va riposizionato in chiave strategica. Riconosco al Pd il diritto a trovarsi gli alleati che vuole, ma voglio garantire a noi il diritto di tornare all'opposizione».

DATA - «Ho persino orrore a pronunciare il termine "verifica". Ma è chiaro che a gennaio serve un confronto vero, che prende atto del fallimento del progetto iniziale ma che, magari in uno spettro meno largo di obiettivi, rifissa l'agenda su alcune emergenze oggettive. E viene incontro alle domande della società italiana, con scelte che devono avere una chiara leggibilità di sinistra».

«PRODI MORENTE? UNA CITAZIONE» - In mattinata poi Bertinotti è tornato sull'intervista: «Romano Prodi morente? È solo una citazione. Il poeta morente era Cardarelli. E Prodi non è un poeta».

sabato 1 dicembre 2007

NARDIELLO (PDCI) SU SITUAZIONE POLITICA

“Per la sinistra lucana è una settimana importante quella che si apre e che avrà come iniziativa centrale sabato 8 e domenica 9 l’assemblea a Roma degli stati generali della sinistra e dell’ecologismo. Un appuntamento al quale arriviamo con l’esperienza unitaria già avviata da qualche settimana”. Ad affermarlo è il capogruppo del Pdci in Consiglio regionale Giacomo Nardiello, per il quale “il dibattito politico nazionale sulle prospettive della sinistra vede da tempo i gruppi dirigenti e i rappresentanti istituzionali del Prc, Pdci, Sd e Verdi impegnati ad individuare percorsi ed iniziative di carattere regionale e locale perché il processo unitario in Basilicata diventi una sorta di ‘laboratorio’ e comunque assuma caratteristiche legati ai problemi specifici delle nostre popolazioni. E' iniziata una fase nuova, dopo la vicenda del protocollo sul welfare, una fase in cui dopo aver votato un'ennesima volta la fiducia, con molta sofferenza, anche sul welfare, d'ora in poi, come ha evidenziato con chiarezza il segretario Diliberto, su ogni provvedimento i Comunisti Italiani vogliono discutere”. “Anche alla Regione – afferma ancora Nardiello - come abbiamo sottolineato nei giorni scorsi in occasione dei primi commenti alla legge finanziaria 2008 che contiene il ‘popolare’ provvedimento (ma non esaustivo) sul taglio delle bollette del gas vogliamo discutere ogni provvedimento contenuto nella stessa finanziaria o in altri ddl e atti della Giunta regionale. Tra le emergenze che individuiamo c’è la questione petrolio con tre aspetti fondamentali: la salvaguardia del territorio e dell’ambiente; il protagonismo delle comunità e delle autonomie locali; la svolta nella spesa delle royalties. Sull’impatto ambiente-territorio delle attività di ricerca degli idrocarburi la vicenda di questi giorni di Monte Grosso con la mobilitazione di comitati di quartiere e cittadini di Potenza è emblematica: si tratta di affermare il principio che la gestione del territorio spetta alla Regione, ai Comuni e non alle compagnie petrolifere. Quanto ai soldi già spesi e a quelli da spendere con il Programma Operativo Val d’Agri, la svolta che chiediamo riguarda il rapporto spesa-benefici per evitare il finanziamento di opere superflue e la dispersione in mille rivoli e soprattutto per ottenere nuovi posti di lavoro stabili e superare il diffuso senso di sfiducia che lascia spazio ad iniziative localistiche slegate da ogni contesto generale”. “A sinistra – conclude Nardiello – esiste un'esigenza oggettiva di ricomporre le forze per pesare di più. Crediamo in un'aggregazione confederativa dove ciascuno rimane quel che è. Le riforme e il giro di consultazioni che il segretario del Pd Veltroni sta effettuando è l'altro tema di questi giorni: sulla legge elettorale i Comunisti italiani non hanno dubbi, proporzionale e maggioritario possono coesistere in questo modo si vota per i comuni, le province e le regioni. Due schieramenti e dentro ciascuno i partiti. Una legge che senza guardare ad esperienze d’oltralpe ‘garantisce la governabilità e il bipolarismo’. E ai nostri alleati del centrosinistra ricordiamo che c’è da portare a termine ancora il processo di riforme istituzionali regionali con l’aggiornamento e l’adeguamento dello Statuto”.

venerdì 30 novembre 2007

CIACP - La Cosa Rossa è esigenza vitale per il Sud, per l'Italia e per l'Europa

La Cosa Rossa è esigenza vitale per il Sud, per l'Italia e per l'Europa


Con l'incontro del 24 Ottobre u.s. tra gli onorevoli Giornadno (PRC), Diliberto (PDCI), Mussi (SD) e Pecoraro Scanio (Verdi), il confronto sulla "Cosa Rossa" ha ripreso il suo cammino. Trattasi di un'iniziativa giusta e quanto mai opportuna, sia perchè il progetto di dare vita ad una grande Sinistra Italiana inizia ad avere concreto avvio, sia perchè so dà una reale prospettiva politica alla grande manifestazione romana del 20 ottobre scorso, che ha visto sfilare un milione di lavoratori. Appare del tutto giustificata, anzi, l'esigenza di imprimere un'accelerazione al processo di formazione della Sinistra Italiana, avvertendosene il bisogno sia nel nostro Paese sia in Europa. Ne sarebbe stato contento Giorgio Amendola, di cui si celebra in questi giorni il primo centenario della nascita.
Assai importante, per l'appunto, è il segnale che viene dalla Germania, dove la "svolta a sinistra" del Congresso dell'SPD di Amburgo ha ricordato con orgoglio che, finalmente, "si torna a parlare di socialismo democratico", così come si parla di "ugualianza, giustizia sociale, più Stato e Welfare, meno privatizzazioni e basta con le rincorse al centro...". "Rieccoci, la SPD è ritornata ai suoi valori" - ha concluso fieramente Kurt Beck.
Quanto all'Italia, "Cosa Rossa" ha bisogno, a nostro avviso, di uscire da un certo verticismo e di allargarsi alla ben più ampia area della Sinistra, su tutto il territorio nazionale. I partiti della Sinistra, cioè, presenti nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, dovrebbero, a nostro parere, rendersi promotori di incontri e dibattiti, pur tenendo conto delle diverse realtà locali.
Sappiamo che non sempre i rapporti fra i partiti della Sinistra, soprattutto in preriferia, sono idilliaci; ma anche per questo occorre che essi si confrontino non solo fra lora ma anche con tutte le forze della Sinistra non organizzata, giovanile e non.
Infine riteniamo utile sottolineare che problemi di simboli, nome e forme di organizzazione vanno affrontati con il massimo di duttilità, ricordando che in passato il elezioni varie per le liste unitarie - ma a volte anche di partito - sono stati utilizzati simboli nuovi e inediti come , , , ecc. Anzi, nomi, simboli e forme di organizzazione possono e devono costituire occasione per uscire dal proprio ambito e tentare una grande e fruttuosa unità.

Giuseppe Pace
Giovanni Caserta

Matera, 29 Novembre 2007

mercoledì 28 novembre 2007

Impegno del Prc, responsabilità del Governo

Alberto Burgio (Dep. Prc)

Per un anno e mezzo, insieme alle altre forze della sinistra, Rifondazione si è battuta perché il governo rispettasse gli impegni assunti dall'Unione in campagna elettorale. Un contributo che, a differenza di altri, è stato leale e costruttivo. Ma le ultime decisioni del governo costringono a guardare in faccia la realtà

I nodi stanno venendo al pettine. Per un anno e mezzo, insieme alle altre forze della sinistra, Rifondazione comunista si è battuta perché il governo rispettasse gli impegni assunti dall'Unione in campagna elettorale. A differenza di alcune forze moderate che hanno speso le proprie rendite di posizione ricattando la maggioranza e minacciando rappresaglie, abbiamo dato un contributo leale e costruttivo. Ma le ultime decisioni del governo ci costringono a guardare in faccia la realtà.
Limitiamoci al Protocollo sul welfare e sul lavoro (analoghe considerazioni potremmo svolgere sul "pacchetto sicurezza" e sulla partecipazione alla guerra in Afghanistan). Il governo ha cominciato con una prima grave forzatura istituzionale. Invece di chiedere al Parlamento una delega, è partito dalla trattativa con le parti sociali, per poi pretendere che il legislatore si limitasse a ratificarlo. Persino il capogruppo del Pd, l'on. Soro, ha rimarcato la gravità di questa violazione. Non è una questione di pura forma, perché la forma - trattandosi di rapporti tra poteri costituzionali - è sostanza. E perché questo grave vulnus ai principi costituzionali ha conferito un enorme potere di interferenza alla Confindustria, che infatti ha giocato pesantemente in questa partita a suon di minacce, veti e imposizioni. Sconcerta e inquieta che i sindacati - a cominciare dalla Cgil - non se ne avvedano, e che non capiscano che il loro coinvolgimento nel processo di formazione delle decisioni legislative in realtà li disarma, impedendo loro di agire in modo autonomo come attori nel conflitto. D'altra parte non c'è da stupirsene. L'instaurarsi di un modello neo-corporativo è l'approdo naturale della concertazione.
A questa prima grave decisione ne sono seguite altre. Quando il disegno di legge che recepiva l'accordo del 23 luglio è arrivato alla Commissione Lavoro della Camera, la maggioranza ha lavorato seriamente. Dando forma a un testo non certo privo di limiti anche seri, ma in punti significativi più avanzato di quello elaborato dal governo. La Commissione non ha accolto tutte le richieste rilevanti della sinistra. Sulle pensioni non ha accettato di introdurre un criterio di elasticità nel sistema delle quote, che eliminasse la soglia anagrafica minima (oltre i 57 anni) ai fini della somma tra età e anni di lavoro. In tema di lavoro, ha mantenuto la decontribuzione sullo straordinario (l'ennesimo regalo che questo governo fa alle imprese) e non ha accolto la richiesta di riconoscere ai lavoratori il diritto di precedenza anche ai fini di assunzioni a tempo determinato (il che rischia di trasformare la soglia dei 36 mesi in un boomerang, poiché le imprese saranno tentate di licenziare i lavoratori precari vicini a quella soglia pur di non doverli poi stabilizzare). Non solo. Compiendo una grave forzatura, le forze moderate dell'Unione hanno addirittura votato insieme alla destra per reintrodurre parzialmente il lavoro a chiamata. E tuttavia, a fronte di queste scelte negative (sulle quali si sarebbe potuto tornare nella discussione in Aula), la Commissione ha apportato anche alcuni rilevanti miglioramenti al testo del governo. Ai fini della definizione della platea dei lavori usuranti ha cancellato il riferimento agli 80 turni di notte. E, sui contratti a termine, ha imposto il riconoscimento dell'intera carriera lavorativa e stabilito che la proroga non può in nessun caso superare gli 8 mesi. A questo punto, com'è noto, il governo è tornato in scena, entrando a gamba tesa sul testo della Commissione.
Mostrando di non attribuire valore né al lavoro parlamentare, né alle domande emerse dalla grande manifestazione del 20 ottobre contro la precarietà (quasi che quel milione di donne, di giovani, di lavoratori non fossero parte del suo elettorato), il governo ha posto la fiducia. E non solo ha cancellato il frutto del faticoso lavoro della Commissione. Ha fatto di peggio. Inaugurando una prassi anticostituzionale, si è permesso di fare un po' di shopping tra gli emendamenti accolti, creando un nuovo testo che ne esclude molti (tutti quelli effettivamente migliorativi) e ne accoglie alcuni (tra i quali, guarda caso, la parziale reintroduzione del job on call).
Questo è avvenuto. Crediamo che tutto ciò si commenti da sé, anche alla luce del contesto che richiamavamo all'inizio. Un contesto che - per restare in argomento - annovera anche la violazione di un altro solenne impegno programmatico: la restituzione del fiscal drag, che, stando al recente rapporto dell'Ires, è costato ai lavoratori una perdita di potere d'acquisto di quasi 700 euro nei soli ultimi cinque anni. Siamo dunque in una situazione che richiama ciascuno alle proprie responsabilità.
Noi - Rifondazione comunista - ci sentiamo responsabili in primo luogo nei confronti di chi lavora e fa fatica ad arrivare alla fine del mese, in questo Paese sempre più ingiusto e ineguale. Nei confronti di chi ha un impiego precario, e non può difendere i propri diritti fondamentali poiché è minacciato nella sua stessa sopravvivenza. Nei confronti delle donne, che sono le più colpite dalla precarietà. Nei confronti di chi non riesce nemmeno ad andare in pensione o, conquistando questo traguardo, percepisce un'elemosina che lo costringe alla povertà o al lavoro nero. E il governo? Questo governo che ha ottenuto i voti dei lavoratori italiani promettendo di cancellare la precarietà e le leggi antisociali della destra, nei confronti di chi si sente responsabile?
A giudicare da quanto sta avvenendo in questi giorni, guarda altrove e per questo non merita più la nostra fiducia. Ma quegli impegni, ad ogni modo, restano e pesano. E non è difficile prevedere che, di questo passo, si ritorceranno pesantemente contro chi li ha assunti con disinvoltura, per poi rapidamente accantonarli.

PROVINCIA DI MATERA - ASSESSORATO : Formazione, Politiche Attive del Lavoro e Politiche Giovanili

COMUNICATO STAMPA

L’azione di sensibilizzazione intrapresa dall’Assessorato provinciale affinché i Comuni della provincia di Matera approvino nei rispettivi Consigli l’o.d.g. ‘Disposizioni in favore dei lavoratori e dei cittadini esposti all’amianto e dei loro famigliari’ sta ottenendo i primi, buoni risultati”.
Ad affermarlo è Rosa Rivelli, assessora alle Politiche Attive del Lavoro, Formazione e Politiche Giovanili della Provincia di Matera.
“Calciano, Ferrandina, Grassano, Irsina, Miglionico, Montalbano Jonico, Salandra, hanno già approvato l’o.d.g. – continua l’assessora – dimostrando come il territorio provinciale sia particolarmente interessato da una problematica che investe sia la sfera dei lavoratori che quella delle popolazioni e dell’ambiente ”.
L’iniziativa dell’Assessorato segue la deliberazione dello stesso o.d.g. avvenuta lo scorso 24 luglio nel corso del Consiglio provinciale di Matera e inviato alle maggiori cariche istituzionali del Governo con il proposito di chiedere l’accelerazione dell’iter di approvazione dell’omonimo disegno di legge che, oltre a prevedere importanti misure previdenziali, sanitarie e ambientali, riaprirebbe i termini per la presentazione delle domande di tutti quei lavoratori che non hanno richiesto nei tempi previsti i benefici derivanti dall’esposizione.
“Fondamentale, a tal proposito, – sottolinea l’assessora – è stata l’iniziativa unitaria della Sinistra e di Rifondazione Comunista in particolare che al Senato hanno proposto emendamenti accolti nel testo della Finanziaria 2008. E’ bene ricordare che i gruppi parlamentari al Senato di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Verdi e Comunisti Italiani hanno presentato una proposta unitaria di 36 emendamenti tutti di grande rilievo politico e di forte impatto sociale. Tra questi e relativamente alle politiche per la salute dei lavoratori, con un’iniziativa senza precedenti, per la prima volta si istituisce il Fondo per le vittime dell’amianto e per il risarcimento di coloro che hanno contratto patologie a seguito dell’esposizione e per i loro eredi, con stanziamenti di 30 milioni di euro per il 2008 e il 2009 e di 22 milioni a decorrere dal 2010, oltre che un fondo per il risanamento degli edifici pubblici contaminati e lo stanziamento di 10 milioni per ciascun anno del triennio 2008-2010 per indennizzo per danni causati dall’esposizione all’uranio impoverito” .
Di fondamentale importanza le iniziative promosse dall’Associazione Italiana Esposti Amianto, da Medicina Democratica, dai Comitati per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, dal Sindacato che il 16 e 17 ottobre scorsi hanno manifestato davanti al Senato, interloquito con il Governo e condiviso con molti senatori la necessità di presentare emendamenti sul tema specifico dell’amianto.
“L’auspicio – conclude l’assessora Rivelli – è che all’indomani dell’approvazione definitiva della Finanziaria, il Parlamento dia corso immediatamente alla redazione di un piano di utilizzo di queste risorse. Seppur in presenza di stanziamenti che solo in piccola parte potranno soddisfare il reale fabbisogno, è manifesta la volontà del Governo di rispondere concretamente ad una problematica sociale così importante. Si ribadisce, tuttavia, che solo approvando in tempi brevi il disegno di legge già in Commissione, si potrà affrontare organicamente la questione dell’amianto. La collaborazione sinergica tra gli Enti e le Associazioni, infine, è opportuna perché i diritti dei lavoratori e le istanze dei cittadini attraverso le Istituzioni trovino giusto ascolto e siano finalmente legiferate dopo decenni di battaglie”.
Matera, 27 novembre 2007
Speriamo che qualche consigliere comunale di Miglionico voglia prendere in considerazione questo o.d.g. Grazie!

lunedì 26 novembre 2007

Dica il Pd se il centrosinistra è ancora la sua opzione

Piero Di Siena.
Bisogna riconoscere a Silvio Berlusconi di essere l'attore politico che meglio si adatta a questo particolare rapporto tra società e politica che si sta affermando nei principali paesi a capitalismo avanzato, il cui effetto è la speculare distruzione del ruolo della politica e di ogni legame sociale. Dopo aver annunziato per settimane che il governo Prodi sarebbe caduto sulla Finanziaria al Senato e aver clamorosamente fallito in questa previsione - al punto che il suo amico-nemico Gianfranco Fini ha pensato che fosse giunto il momento di assestargli il colpo di grazia -, il Cavaliere risorge dalle ceneri come l'"araba fenice" assegnandosi 7 milioni se non addirittura 10 di sostenitori e annunziando la nascita di un nuovo partito pronto a fare a meno della coalizione di destra e, soprattutto, pronto a mettersi d'accordo con il Pd di Veltroni per blindare il sistema politico italiano in una sorta di bipartitismo "coatto". Lo strumento può essere il sistema "tedesco" versione Veltroni che è poco definire una truffa o la legge che il referendum partorirà se nessun accordo si rivelasse possibile.
Il primo risultato di tutto ciò è che nessuno parla più dei contenuti della Finanziaria approvata al Senato, di come continuerà il suo cammino alla Camera, di come si intreccerà con il disegno di legge sul Welfare. Tutta l'attenzione è ormai spostata in avanti, sulla legge elettorale. E la Sinistra è costretta a sfogliare la margherita giocando di rimessa di fronte a ogni questione, rimanendo di volta in volta stretta nella difensiva. Ora la legge elettorale, ieri nella trattativa sul Welfare i vincoli di bilancio, domani probabilmente il rifinanziamento delle missioni militari. Il timore di provocare una rottura o lo spettro di ripetere lo scenario del '98, quando Rifondazione provocò la caduta del governo Prodi, hanno impedito alla sinistra di fare in autunno ciò che ragionevolmente andava fatto: provocare una verifica politica esattamente su quei tre punti, senza che il maturare degli eventi creasse le condizioni per le quali ognuno di essi arrivasse al pettine nei tempi e nei modi decisi dagli altri protagonisti della scena politica.
E' in questo quadro che Berlusconi è entrato a gamba tesa, sperando che il Partito democratico di Veltroni, che dal canto suo ha mostrato insofferenza per il condizionamento esercitato dai suoi alleati almeno pari a quella dichiarata da egli medesimo nei confronti dei propri, gli faccia da sponda.
Tocca a Veltroni non cadere nella trappola, che può anche consistere nell'illusione di poter giocare al gatto e al topo con Silvio Berlusconi. E sarebbe bene che la Sinistra pretenda che il Pd dica con chiarezza se il centrosinistra resta la sua opzione strategica. Se così non fosse il futuro della democrazia italiana ormai segnato dalla fine di questa seconda Repubblica, che a veder bene non è mai nata, assumerebbe dei contorni inquietanti.
Certo è che qualcosa deve significare se i due maggiori partiti italiani, nel centrosinistra e nel centrodestra, hanno preso ambedue una deriva populistico-plebiscitaria. E' questo potenziale perverso connubio che la Sinistra deve proporsi di battere. E' sperabile che negli Stati Generali dell'8 e del 9 dicembre la Sinistra discuta di questo piuttosto che del suo destino e di quello dei partitini che la compongono.

mercoledì 21 novembre 2007

Quali politiche internazionali

Quando un Partito, o una coalizione di Partiti, chiede il voto dei cittadini per governare, presenta un programma. Così fece anche Lenin, in maniera estremamente semplice: non abbiamo il potere, ma se l'avremo, primo: basta con la guerra, tutti a casa; secondo: tutto il potere ai consigli di fabbrica, terzo: la terra a chi la lavora. Ma questo è solo un esempio.
Nel 2006, l'Unione ha presentato un programma esageratamente lungo e perciò ambiguamente interpretabile, ben 262 pagine. In particolare, vi si diceva che "Per affrontare i problemi che derivano dall'assetto unipolare del mondo dobbiamo puntare ad una difesa europea autonoma, pur se sempre in rapporto con l'Alleanza Atlantica, che sta profondamente cambiando". Già questa impostazione non ci trova concordi, poiché una difesa europea autonoma deve costituire un'alternativa all'Alleanza Atlantica esistente. E' un falso storico, infatti, che la NATO sia stata costituita per proteggere l'Europa occidentale dal blocco sovietico. E' vero il contrario: il Patto di Varsavia fu costituito nel 1955 in risposta alla costituzione della NATO nel 1949. Come che sia, il Patto di Varsavia non esiste più dal 1991, come non esistono più tre Paesi che ne facevano parte (Cecoslovacchia, RDT ed URSS), ciò nonostante la NATO continua a dettare legge all'interno dei Paesi che la compongono (tra cui anche alcuni Paesi che, a vario titolo, erano membri del Patto di Varsavia, quali la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e l'Ungheria, oltre alla Slovenia, che faceva parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia), e nessuno pensa di scioglierla, pur se essa ha esaurito i compiti per i quali era stata costituita.
Nel 2007, i Partiti che compongono l'Unione hanno siglato un programma di 12 punti, che gli elettori non hanno votato, e che in questa sua parte differisce nettamente dal programma delle 262 pagine: "Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan".Zapatero in Spagna a suo tempo disse che, qualora fosse stato eletto, per prima cosa avrebbe fatto tornare a casa le truppe spagnole dall'Iraq. Detto, fatto. Nessuno pensò di guadagnarci, ad accusarlo di non essere affidabile in quanto non ha rispettato gli accordi del governo precedente. Questo governo italiano, invece, ci ha messo otto mesi, e per compensare ha inviato le truppe in Afghanistan. Di più: ha deciso di rispettare gli accordi di Berlusconi circa l'ampliamento della presenza militare statunitense a Vicenza.
Siamo per l'uscita unilaterale dell'Italia dalla NATO, che non riveste più alcun carattere difensivo, vero o presunto tale, non vogliamo più macchiarci di crimini orrendi contro l'umanità come ad esempio l'aggressione armata al popolo amico jugoslavo, che anzi dovremmo risarcire. Siamo per la liberazione dei territori italiani occupati dalle servitù militari statunitensi, da Vicenza ad Aviano, dalla Sardegna alla Puglia.
Rifuggiamo categoricamente la logica per la quale "l'amico del mio nemico è mio nemico". Sempre più spesso negli organi di informazione di sinistra si leggono attacchi ingiustificati contro Paesi comunisti o ex comunisti, per un malcelato complesso di inferiorità, un bisogno di dimostrare di essere più antisovietici dei postsovietici, più anticomunisti degli ex comunisti, da Cuba alla Russia, passando per la Romania e la Cina. E' il caso di ricordare che la prefazione alla traduzione italiana dell'autobiografia di Ceauşescu fu fatta da Andreotti, insospettabile di alcuna simpatia. E' quel che distingue uno statista, nel bene e nel male.
Per quanto riguarda l'Europa orientale, abbiamo ben presente che nel 2006 l'Italia è stata il secondo importatore in assoluto nel mondo dalla Russia, con 18 miliardi di € (dopo l'Olanda, con 26 miliardi), ed il settimo esportatore in Russia, con 4 miliardi di € (dopo la Germania, la Cina, il Giappone, gli USA, la Corea del Sud e la Francia). Gli imprenditori italiani in genere non sono particolarmente propensi a votare a sinistra, con le dovute eccezioni. Lo stesso vale per l'Unione Europea nel suo complesso, che è al primo posto in assoluto: essa rappresenta i due terzi delle importazioni dalla Russia (170 miliardi) e più della metà delle esportazioni in Russia (60 miliardi). In altre parole, bisogna convivere, e convivere bene, senza mettersi in cattedra.
Una analisi a parte merita la questione degli italiani all'estero e del loro diritto di esercitare il voto. C'è chi, anche e soprattutto a sinistra, ritiene che la circoscrizione estera sia sbagliata perché metterebbe in una riserva indiana gli eletti al di fuori dei confini nazionali, che comunque non sarebbero partecipi alla dialettica politica del Paese. E' un discorso inadeguato. Poteva essere vero ancora qualche decennio fa, quando persino i giornali italiani arrivavano a singhiozzo e bisognava sintonizzarsi di notte sulle onde corte con le radioline a transistor per ascoltare il "Notturno italiano" della RAI. Oggi, chiunque voglia, può leggere i giornali via internet. Certo, molti "non masticano" di telematica, ma in genere sono proprio quelli della prima generazione, mentre quelli di seconda e terza, per la loro età, sono proprio i navigatori più progrediti. Ma soprattutto, la stragrande maggioranza degli italiani all'estero hanno la parabola, vedono non solo i sette canali televisivi nazionali, ma anche le televisioni locali della loro regione di provenienza. E spesso ne sanno più di chi vive in Italia.
Resta il problema se sia lecito che essi possano cambiare i destini italiani da fuori. La storia ci insegna che i votanti all'estero sono meno del 3% dei votanti complessivi, e gli aventi diritto all'estero sono poco più del 5% degli aventi diritto nel loro complesso. Non è quindi così grave.
E se votassero tutti? E qui dobbiamo richiamarci al PCI. Per trent'anni, dal dopoguerra alla costituzione del Parlamento Europeo, i comunisti volevano dare la possibilità agli emigranti italiani di votare rimanendo nel Paese di residenza, e i democristiani invece non l'hanno mai consentito. La ragione è semplice: gli emigranti votavano a sinistra, tutti noi ricordiamo i treni speciali di emigranti che tornavano per votare con appesi fuori dai finestrini i manifesti "vota comunista" con la falce e il martello. Tanta acqua è passata sotto i ponti, gli emigranti ormai votano un po' come gli italiani residenti in Italia, ed ecco che persino tra i comunisti riecheggiano i toni della vecchia DC.
Riteniamo che sarebbe giustificato se gli italiani residenti all'estero potessero votare candidati residenti in Italia. A condizione di poter votare anche candidati residenti all'estero. E' invece da respingere fermamente la posizione per la quale non si possa affidare a degli eletti all'estero una circoscrizione al di fuori dello Stato italiano, e per la quale il voto marginale di questa circoscrizione possa influire sulla fiducia ad un governo: significherebbe sancire uno status di parlamentari di "serie B", in tal caso indubbiamente inutili.Gli italiani residenti all'estero vi risiedono perché il loro Paese non è stato in grado di assicurargli la sopravvivenza ed una vita dignitosa. E' dovuta loro la speranza di poter eleggere un governo che muti le condizioni per le quali essi sono emigrati, e poter quindi un giorno tornare a casa.


ADERISCI A QUESTA CAMPAGNA. CLICCA SUL BANNER SULLA DESTRA

Welfare - Le proposte di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani

PRECARIETA' - MERCATO DEL LAVORO

- Per quanto riguarda il contratto a termine che è uno degli strumenti principali (oltre agli interinali e co.co.pro) della precarietà proponiamo:
- Che il calcolo dei 36 mesi di lavoro a termine prima di passare a tempo indeterminato deve essere la somma di tutti i periodi lavorati.
- Nei 36 mesi, prima di passare a tempo indeterminato, debbono valere tutte le forme di contratto che hanno cumulato il/la lavoratore/trice e l'azienda o gli enti.
- La deroga prevista dal protocollo oltre i 36 mesi deve essere limitato nel tempo a 6/8 mesi e deve essere motivato con clausole credibili.
- Proponiamo che il datore di lavoro che assume a tempo determinato o indeterminato deve rispettare il diritto di precedenza per i precari.
- Proponiamo che le liste di lavoratori precari che maturano il diritto di precedenza nelle assunzioni, sia a termine che a tempo indeterminato, siano concordati con i rappresentanti sindacali aziendali, i quali debbono poter controllare l'applicazione nel rispetto rigoroso delle norme.
- Proponiamo di escludere il lavoro precario per le lavorazioni pericolose.
- L'utilizzo co.co.pro. non può essere fatto per lavorazioni o mansioni che siano il "core business" dell'azienda.


LAVORI USURANTI-VINCOLO-NOTTE-CATENA

- Proponiamo di aggiungere a tutti i lavori usuranti previsti dalla legge Salvi coloro che lavorano con il piombo e le fibre fiberfrax.
- Proponiamo che chi fa lavoro notturno sia identificato dai contratti nazionali di lavoro e non dalle attuali norme di legge che azzererebbero di fatto il diritto.
- Proponiamo che chi svolge lavori usuranti, a vincolo, a catena, notturno, possa usufruire subito del diritto senza attendere decreti attuativi del governo.
- Proponiamo che non vi siano tetti quantitativi al diritto di andare in pensione 3 anni prima.


COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE

- E' nostra intenzione trasformare l'obbiettivo del 60% di rendita pensionistica in particolare per chi è a sistema contributivo (giovani) da "auspicio" a norma e diritto certo, per questo chiediamo che valga per tutte le forme contrattuali e sia relativo all'ultimo stipendio percepito.
- Proponiamo che la commissione che deve modificare il sistema di calcolo contributivo (entro un anno) inserendo ad esempio l'effettiva incidenza dell'immigrazione sul sistema previdenziale, debba anche intervenire di conseguenza sulla tabella dei coefficienti che di conseguenza dovrà modificarsi.


STAFF-LEASING, PARTITE IVA,

- Proponiamo di abolire lo staff-leasing.
- Proponiamo di intervenire sulle false partire IVA (quelle monoclienti esclusive) per dare a questi lavoratori precise garanzie simili a quelle del lavoro subordinato.


PART-TIME

Proponiamo che il lavoratori e la lavoratrice part-time abbia diritto di modificare il proprio regime di orario attraverso azioni concordate.


APPRENDISTI

- Chiediamo che il governo nella delega che riceve dal parlamento sull'apprendistato sia vincolato sin da ora a fissare un tempo minimo di diciotto mesi e uno massimo di 48 per l'apprendistato professionalizzante
- Le aziende devono dimostrare l'effettiva esecuzione della formazione durante il periodo di apprendistato.
- Nel caso di violazioni delle norme di sicurezza vengono a mancare le condizioni per l'apprendistato ed il lavoratore o la lavoratrice passa a tempo indeterminato.


LAVORATORI IN MOBILITA'

Proponiamo che tutti i lavoratori in mobilità, con o senza accordi sindacali, del Nord e del Sud, possano mantenere le condizioni di pensionamento presenti alla data di ingresso nelle liste di mobilità.


INFORTUNI - INAIL

- Proponiamo di aumentare gli assegni ai lavoratori per danno biologico con un meccanismo di rivalutazione automatico.
- Proponiamo che quando un datore di lavoro viola le norme per la prevenzione degli infortuni e sia condannato, il lavoratore possa chiedere la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.


DETASSAZIONE STRAORDINARI

Proponiamo l'abolizione e comunque il vincolo alle aziende per qualsiasi riduzione dei contributi al rispetto delle norme sulla sicurezza.


CONTRIBUTI PREVIDENZIALI E GARANZIE AUTONOMI

Proponiamo il graduale allineamento alla contribuzione che versano i lavoratori dipendenti e garantire la totalizzazione dei contributi versati.


DETASSAZIONE AUMENTI AZIENDALI

Proponiamo la sua abolizione o almeno il vincolo al rispetto delle norme sulla sicurezza.


PORTUALI

Proponiamo di inserire nel testo di legge l'accordo sindacale raggiunto per il settore.


SCALONE

Rifondazione e il PdCI hanno presentato emendamenti tesi a ridurre ulteriormente l'effetto degli scalini di Damiano, per favorire tutti coloro che hanno iniziato a lavorare in età precoce, a partire dal criterio unico delle quote senza il vincolo dell'età minima anagrafica o in alternativa con un intreccio tra età e quote che non superano mai 96, impedendo così di andare oltre i tetti massimi previsti dalla stessa legge Maroni.
Ricordiamo che qualora il parlamento non intervenisse entro fine 2007 scatta la legge del centrodestra che prevede dal 1/1/2008 60 anni di età con 35 di contributi e l'applicazione immediata dei coefficienti di calcolo con conseguenze disastrose per le nuove generazioni a sistema contributivo.