Questa cari colleghi è la Basilicata , non la Sicilia di Totò Cuffaro e dei suoi picciotti, l’antimafia parla cioè di Basilicata e della provincia di Matera, territorio in cui sono attivi dei clan criminali quali Mitidieri-Lopatrielo e Zito-D’Elia. Saremmo degli ingenui, colpevolmente ingenui se non ci ponessimo degli interrogativi, se non riportassimo nell’alveo della riflessione politica questi dati, circa le vie che possono prendere le montagne di fondi pubblici che si utilizzano nel settore della viabilità (per esempio). Parliamo di questo, parliamo dei meccanismi di controllo sulla gestione dei cantieri e degli innumerevoli subappalti che si mettono in moto nei lavori di una certa entità; parliamo di criteri oggettivi per la gestione dei lavori di somma urgenza per esempio; parliamo di come predisporre degli strumenti che controllino efficacia dell’investimento e che i soldi non vadano ad oliare altri meccanismi del sistema che implicano automaticamente pericolose devianze. Il centrosinistra campano, ci ricordava il brillante Roberto Saviano su Repubblica di ieri, ha per troppo tempo pensato che il problema della camorra e delle sue infiltrazioni negli apparati decisionali della Pubblica Amministrazione fosse un problema che riguardasse l’altra parte, commettendo l’errore che oggi ha sepolto sotto i cumuli dei rifiuti quella classe dirigente. Nel corso degli ultimi anni - sostiene Saviano- i circoli della sinistra hanno aperto le porte alla camorra. Non faccio nessun parallelismo ma torno sul punto di partenza: occorre, cioè, approfondire l’analisi e lo studio di questa tematica proprio alla luce di quello che lo stesso Saviano e -chiaramente- i maestri dell’antimafia in questo Paese, da don Luigi Ciotti ai ragazzi della Locride, sostengono cioè che non esiste più una mafia delle coppole e magari legata ad una sola parte politica ma una macchina economica che non ha nessun connotato politico-partitico preciso e predefinito ma stringe alleanze con il mondo politico quando esso garantisce il dispiegarsi di certi interessi. Quindi quella che Rifondazione Comunista pone con forza è una questione politica e non penale. Si ritiene che oggi più che mai in questa regione (e quindi anche nella nostra provincia), sia necessario un repentino cambio di marcia all’insegna della trasparenza, delle pari opportunità, dell’adozione di criteri oggettivi nel reclutamento del personale interno ed esterno come nel caso degli appalti. L’uso di strumenti come l’appalto-concorso certamente non ci aiuta in questa direzione. La domanda a cui bisogna rispondere e tenere presente sempre è la seguente: a chi serve la Provincia di Matera? Non vorrei rassegnarmi alla risposta che si sente sui marciapiedi, cioè a quelli che hanno la tessera ai partiti della maggioranza. Viviamo, per scomodare un intellettuale della caratura di Giacomo Schettini nel “tempo in cui il controllo molecolare da parte del potere politico e burocratico produce e fa dilagare quella che è stata chiamata volontaria servitù”. La questione che pone Rifondazione Comunista è questa: si può ancora tirare a campare? Non si faccia il tentativo di trasporre il tutto dentro l’idea di un duello con Nigro perché così non è. Non ci tengo affatto, perchè Nigro è ancora il Presidente della Provincia di Matera e deve dar conto di molto altro, per esempio di come sia possibile -lo spieghi ai cittadini- che mentre lei dice che va tutto a gonfie vele c’è una crisi strisciante e irrisolta da 7 mesi per questioni di potere. Nigro deve dare conto ai cittadini della provincia di Matera di cosa si sta preparando per le nomine all’Ageforma e alla neonata APEA, c’è da dire che i presupposti non sono certamente dei migliori se si considera quello che si legge sui giornali e cioè che dalla Giunta si passa alla Agenzie Speciali (in gergo queste vengono chiamate col brutto termine di “compensazioni”). Un giro di potere tutto interno alla casta, chiaramente si spera di sbagliare e che li ci vadano persone competenti e con i titoli diversi da quelli di amministratore provinciale comunale o regionale. Questo è solo un esempio della questione politica che chiama in causa un’altra grande questione che si chiama questione morale. In questa non c’entrano né i magistrati né i processi, c’entra -invece- la cappa presente in questa regione che ogni anno consegna circa 3 mila giovani tra i 14 e i 35 anni all’emigrazione (dati SVIMEZ). Uno dei più importanti uomini politici del dopoguerra, Enrico Berlinguer, nel 1981 in una celebre intervista di Eugenio Scalari, su Repubblica, a proposito della questione morale: “Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi”. Da allora certamente la situazione dei partiti, in Italia e nel mezzogiorno in particolare, è assai peggiorata e lo stesso Berlinguer nel 1981 anticipava quello che anni dopo sarebbe esploso clamorosamente nella cosiddetta tangentopoli che altro non è stata che la crisi in cui l’Italia si è trovata ad affrontare il crollo di una intera classe politica, la svalutazione e la fine del paradigma fordista e quindi il ridisegnarsi degli assetti sociali e produttivi del Paese. Nonostante tutto -come sostiene autorevolmente Marco Revelli fine studioso della materia- all’epoca c’era un quadro istituzionale, c’erano dei poteri, c’era la politica, oggi assistiamo alla liquefazione completa del quadro politico. Tornando a noi non è sostenibile una situazione in cui i nemici delle nuove generazioni si chiamano precarietà, disoccupazione, alienazione continua, emigrazione, smarrimento, e le istituzioni che, se pensate in un’ottica di autogoverno delle comunità, possono rappresentare un’argine, uno strumento per contrastare questi fenomeni -in un ambito appunto di liquefazione della politica- vengono invece ridotte a depandance di questo o quel partito, nel nostro caso del partito di Mastella, dell’UDEUR, del suo partito caro Presidente, il partitino persona che ha mandato a casa il Governo Prodi. Non si può consentire in una provincia come la nostra, fortemente depressa, dove assistiamo inerti alla progressivo e ineluttabile smantellamento dell’apparato produttivo che il permanere o meno del quadro politico uscito dalle elezioni dipenda dai calcoli di Mastella e del suo codazzo osannante. Le Istituzioni non possono cadere così in basso, la vita stessa delle istituzioni non può dipendere dallo strisciante trasformismo dell’Udeur di Mastella , vedete, non perchè ha fatto cadere il Governo, sono molto laico in merito, e neppure perchè invece di rispettare il programma che gli ha consentito di occupare la poltrona di Ministro prenda ordini da Bagnasco, neppure questo, ma perchè penso che la misura sia colma, non abbiamo bisogno che si arresti Mastella -che in questi giorni parla come il leader di Batasuna- No! Bastano le scene degli sputi in parlamento o la vicenda De Magistris , giudice trasferito perchè indagava su questo signore. Cosa altro deve fare questo partito per essere espulso dal consesso politico? Sapete chi era fino a qualche tempo fa il segretario nazionale dei giovani dell’UDEUR? Francesco Campanella attuale pentito di mafia, pupillo di Mastella (sembra sia stato il suo testimone di nozze), pupillo anche di Totò Cuffaro e soprattutto del clan Mandalà di Villabate, sarebbero quei bravi ragazzi che tra una sparatoria e una estorsione accompagnano lo “zio Binu” a curarsi in Francia. Rifondazione Comunista ha ritirato il suo sostegno a questa maggioranza e si colloca, quindi, all’opposizione della stessa. Ribadiamo la solidarietà e sottolineiamo l’impegno della nostra assessora Rosa Rivelli che ha operato, nonostante tutto, nel difficile clima politico che gradualmente si è venuto determinando. Rifondazione Comunista ritiene che la tenuta di questa maggioranza sia tutta da verificare, ed invita ad aprire una riflessione dentro la sinistra e dentro tutte le forze che compongono questo Consiglio sull’opportunità di mantenere in vita questo poeta morente, senza offesa per il Cardarelli. Rifondazione Comunista, Presidente Nigro, da ora fino all’imminente fine del suo mandato elettorale, ora di dubbia legittimità, sarà all’opposizione per mandarla definitivamente a casa.
mercoledì 6 febbraio 2008
Sinistra Democratica sulla crisi alla Provincia di Matera
"Il dibattito svolto durante l'ultimo Consiglio Provinciale non ha fornito i chiarimenti che i cittadini della Provincia di Matera si attendevano. Abbiamo, come Sinistra Democratica, posto al presidente, Carmine Nigro, e a tutti i partiti del centro sinistra il tema che si chiarisse quale fosse la collocazione del Presidente all'indomani della caduta del Governo Prodi, per mano di Mastella.
La richiesta non mirava ad innescare un processo di omologazione e quindi un effetto domino, in tutti gli enti dove il centro sinistra amministra con l'Udeur. Al contrario – sottolinea la nota del gruppo consiliare di Sinistra Democratica della Provincia - tendeva ad ancorare l'Udeur di Matera al centro sinistra e a rinforzare il legame del Presidente alla coalizione che nel 2004 lo aveva eletto, in un frangente molto delicato per la vita dell'ente, coinvolto in delicate indagini della Procura di Santa Maria Capua a Vetere. La delicatezza della fase politica nazionale e la nota indagine della Magistratura, non sono stati elementi sufficienti per far scegliere al Presidente la sua collocazione politica. Sinistra Democratica, ufficialmente, durante il Consiglio Provinciale, ha rimarcato la priorità che rivestiva la collocazione di Nigro su tutte le altre riflessioni che il centro sinistra sta consumando in provincia. Per dirla chiaramente anche la nostra eventuale presenza in giunta diventava elemento secondario. Quando i calcoli sulle prospettive personali hanno la priorità su gli interessi generali di istituzioni e territori si minano nel profondo le relazioni con i cittadini, - sottolinea Sd - aumenta il distacco tra eletti ed elettori si fornisce carburante all'antipolitica, si creano le condizioni affinché un alleanza si rompa. Il piegare le istituzioni ad interessi di parte è prassi che non ci appartiene e che non vogliamo avallare, per questo Sinistra Democratica non può più far parte della maggioranza che amministra la Provincia di Matera".
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Sinistra, un invito al Pd per il dialogo
La sintesi del vertice dei quattro partiti della Sinistra, incontratisi ieri pomeriggio alla fine delle consultazioni, è stata affidata al segretario del Prc. "Il giudizio unanime su questo nostro incontro è estremamente positivo", ha esordito Franco Giordano al termine delle due ore di faccia a faccia fra segretari e capigruppo della casa rossa. A seguire, il sunto di quanto deciso: "un'unica lista e un unico segno grafico" per presentarsi alla corsa elettorale. Ma sono il rapporto con il Pd e l'autocandidatura di Bertinotti a leader i due veri terreni su cui il confronto era così tanto atteso. E, naturalmente, Giordano non si sottrae. "Siccome siamo forza responsabile abbiamo deciso di chiedere una verifica politico- programmatica al Pd in maniera stringente, il cui taglio politico è determinato dal fatto che la crisi si è prodotta sul versante di centro", ha detto il segretario. Mentre per quanto riguarda il programma, Giordano ha spiegato che il punto di partenza sarà quella verifica mai presentata al governo Prodi ma a cui la Sinistra si era unitariamente impegnata, ovvero "temi importantissimi come la redistribuzione sociale, i salari, i diritti civili". Qualora il confronto con Veltroni cadesse in un nulla di fatto, con il Pd sempre più ostinato a correre da solo, allora e solo allora, ha aggiunto, "si dà unitariamente la disponibilità a sostenere l'autocandidatura di Bertinotti". Quello che muove in questa fase politica i quattro partiti, come ha sottolineato il verde Alfonso Pecoraro Scanio, è la coscienza che "regalare a Berlusconi la vittoria senza avere un confronto fra le due forze di Sinistra -il Pd che sta più al centro e noi, La Sinistra-L'arcobaleno- sarebbe un errore". Dunque, ha sottolineato con una metafora il leader della Sinistra democratica Fabio Mussi, "il Pd è partito con squilli di tromba con il da soli alle elezioni, poi abbiamo visto anche aggiungere la discriminante programmatica. Benissimo, ora andiamo a vedere le carte". Un modo che, come ha detto lo stesso Pecoraro Scanio, mette il partito di Veltroni di fronte alla responsabilità, in caso permanga il suo atteggiamento di chiusura, di aver consegnato il paese alla destra. Perciò confronto con i democratici prima di qualsiasi altra decisione in merito alla leadeship (in proposito il ticket con una donna, si diceva Grazia Francescato, sembra abbia suscitato malumori tra le compagne di Sd che non vogliono una pura testimonianza ma chiedono "alternanza nelle liste e capilista donne", dice Titti Di Salvo), ma anche rispetto ad ipotesi di accordi tecnici per il Senato, di cui Giordano ha parlato fin dalla mattina di oggi. Certo, la già stabilita candidatura di Bertinotti, sottolineano in molti, potrebbe far pensare ad un faccia a faccia con Veltroni ridotto a puro appuntamento formale. Al di là dei rumors politici, resta il fatto che dal vertice esce una scaletta ufficiale di priorità, dove il primo step è rappresentato dal tentativo di rilanciare una coalizione di centrosinistra in grado di competere con quella di Berlusconi. Soltanto dopo averne ratificato l'impossibilità si discuterà il da farsi, tenendo conto che l'obiettivo, ha specificato Pecoraro, è impedire che "in Parlamento ci sia una grossa forza che proponga grandi coalizioni con il centrodestra. Noi saremo un presidio in questo senso". E se il "si vedrà" -ufficiale- ha pesato sul tema della guida della coalizione e su quello di un possibile accordo al Senato con il Pd ("che non è desistenza, perché la desistenza con questo sistema elettorale non esiste", sostengono i partecipanti alla casa rossa), altrettanto posticipato, anche se con scadenza a breve termine, è stato il confronto sul simbolo. Qui la materia del contendere, come accaduto in passato, è sulla presenza della falce e martello: il Pdci e una parte del Prc non vorrebbero rinunciarci, mentre i Verdi hanno detto chiaramente no. "Ci sono due gruppi di lavoro per la campagna elettorale: uno sull'organizzazione e l'altro sul programma. Quello sull'organizzazione esaminerà, partendo dal simbolo grafico presentato a dicembre, come realizzare il nuovo in modo più efficace" ha precisato il leader verde. Già, perché la macchina elettorale della Sinistra sta per partire. Il 23 e 24 ci saranno iniziative diffuse su tutto il territorio nazionale per sollecitare una partecipazione sui temi del programma, una sorta di primarie, dove si voterà e si aderirà alla Carta degli intenti de La Sinistra-L'Arcobaleno. Un modo, dicono, di ripartire dai contenuti, rimandando i pur spinosi temi di leader e accordi di emergenza al futuro. Che però, vista la deadline di aprile, non potrà che essere molto prossimo.
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Gianni Palumbo (PRC) sulla crisi alla Provincia di Matera
“Nel Consiglio provinciale di oggi il presidente Carmine Nigro non ha fornito alcuna risposta politica ai problemi sollevati dal gruppo di Rifondazione Comunista e dal gruppo della Sinistra Democratica. La chiara situazione di difficoltà nella quale Nigro è precipitato è ormai inequivocabile”. E’ quanto afferma in un comunicato il segretario provinciale materano del Prc Gianni Palumbo.
“Il nostro capogruppo – prosegue - pone una questione politica, come è facilmente evidenziabile dal suo intervento inviato oggi anche alla stampa, e il Presidente della Provincia arzigogola risposte improbabili che nulla o quasi hanno di politico.
La collocazione all’opposizione di Rifondazione Comunista è, lo ribadiamo, determinata da fatti politici concreti sui quali, ancora una volta, invece di rispondere seriamente si è preferito glissare. Non è stata data alcuna risposta rispetto alla collocazione politica del presidente Nigro e del suo partito all’interno delle maggioranze di questa Provincia, e di tutti quei luoghi dove in questa regione amministra.
Tra pochi giorni – sottolinea Palumbo - sarà la campagna elettorale a fornire il quadro degli schieramenti di campo, senza indugi. Si è persa una buona occasione per chiarire col dibattito in un luogo appropriato invece che fuggire senza fornire spiegazioni”.
martedì 5 febbraio 2008
I lavori del Consiglio Provinciale di Matera
Una riunione di maggioranza che definisca regole e comportamenti da mettere in pratica a partire dai prossimi giorni e, a conclusione di questo fondamentale percorso, il confronto in Consiglio. E’ la proposta, condivisa da maggioranza ed opposizione, avanzata dal presidente della Provincia, Carmine Nigro, in risposta all’intervento del gruppo consiliare Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo affidato ad Antonio Santochirico. “Vogliamo – ha detto – che si cambi registro proponendo una coalizione rinnovata nello spirito e nella pratica, a cominciare dal taglio dei costri della politica varando una Giunta a sei in luogo degli attuali otto rappresentata da tutti i partiti della coalizione”. Poi, la domanda chiave: “Chiediamo al presidente Nigro eletto con i voti del centro sinistra se è ancora del centro sinistra”.
A stretto giro, la risposta di Nigro: “L’Udeur resta lì dove si è collocato”. Poi, ancora: “Quella della Sinistra Democratica è solo una posizione strumentale, più che altro frutto di una politica laboratorio che mal si collega alle istanze che arrivano dalle comunità provinciali”. Quindi, il riferimento a tutto quel che è accaduto negli ultimi mesi negli assetti dell’assemblea, “strappi a ripetizione di fronte ai quali l’impegno prioritario è stato quello di tenere unito il centrosinistra”. Altro passaggio nell’intervento del presidente Nigro ha riguardato il peso della Sinistra Democratica nel territorio: “Hanno chiesto due assessori esterni che, in aggiunta ai quattro consiglieri, avrebbero sovradimensionato la reale consistenza sul fronte del responso delle urne a loro carico, senza considerare che la loro elezione è avvenuta nelle liste dei Democratici di Sinistra”. Duro il commento di Nigro alla posizione assunta da Rifondazione Comunista. “La Giunta, presidente in testa, è stata accusata di far parte di un comitato d’affari. Di fronte ad una simile affermazione, rivelatasi peraltro infondata alla luce delle decisioni della magistratura era il caso – si chiesto Nigro – di continuare ad avvalersi della collaborazione di Rifondazione Comunista?”. E Nigro ha concluso: “Costruiamo le regole della partecipazione e dell’intesa ed uniformiamoci ad esse. Concludiamo la verifica e riprendiamo il cammino, peraltro mai interrotto, nonostante tutto, nell’interesse delle comunità provinciali”. E, al riguardo, su sollecitazione di Cosimo Mongelli, di Alleanza Nazionale, ha auspicato un immediato esame della questione sempre più esplosiva che sta investendo la valle del Basento con ridimensionamenti sempre più corposi sui livelli occupazionali e su quelli produttivi.
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lunedì 4 febbraio 2008
BERTINOTTI CANDIDATO PREMIER DELLA SINISTRA, SI' DA DILIBERTO
Appena due giorni fa, l'ipotesi che la leadership della 'Cosa rossa' fosse affidata a Fausto Bertinotti, rischiava di compromettere il difficile equilibrio tra i quattro partiti a sinistra del Pd. Il presidente della Camera, infatti, criticava la 'frammentazione dei partiti' e ribadiva d'essere favorevole ad un sistema proporzionale con lo sbarramento al cinque per cento; il segretario del suo partito, Franco Giordano, dinanzi ai mugugni della Sd sull'ipotesi di un ticket Bertinotti-Francescato, gettava acqua sul fuoco: "il confronto è aperto, le indiscrezioni sono infondate". Venerdì l'aria era quella di piena impasse. Oggi, con l'intervento dell'ex segretario di Rifondazione in tv ('In mezz'orà, su 'RaiTre'), che si candida apertamente a candidato premier della sinistra alternativa al Partito democratico, finisce il balletto delle indiscrezioni e, con il 'si'' di Oliviero Diliberto, giunto pochi minuti dopo le parole del presidente della Camera, lo scenario appare più chiaro. Unico paletto, posto tuttavia come 'condicio sine qua non' dall'ex segretario del Prc, è quello dell'unanimità della richiesta della sua candidatura: "Se la sinistra arcobaleno mi chiedesse di candidarmi alla presidenza del Consiglio (una candidatura simbolica visto che le nostre forze non ci consentono di puntare a quella carica), prenderei la richiesta in seria considerazione. Ma mi basterebbe un solo no - ha rilevato - per non farlo". Bertinotti vuole che sia chiara una cosa: il suo no a incarichi politici direttivi nella prossima legislatura: "Non sarò segretario di rifondazione comunista, non sarò segretario o presidente della Cosa Rossa. Farò il semplice parlamentare, perché la passione politica resta. Ma credo che l'Italia abbia bisogno di un ricambio generazionale". Si tratterebbe dunque solo di guidare la campagna elettorale della sinistra unita, "per 40 giorni", presentandosi come candidato di bandiera. "Ma dopo - preannuncia Bertinotti - rientrerei nei ranghi come semplice parlamentare". Subito arriva l'adesione di Oliviero Diliberto. Il sì del Pdci a Bertinotti candidato premier nella 'Cosa rossa', sottolinea, non è una novità, e non va interpretata come una scelta tattica imposta dalla crisi dell'esecutivo del 24 gennaio: "''Già alle europee del 2004, auspicai una unità delle sinistre guidata da Fausto Bertinotti"."Noi - il segretario del Pdci è stato netto - glielo chiediamo ufficialmente. Bertinotti è l'uomo giusto per unire tutte le sensibilità della sinistra". In serata giunge un giudizio positivo dal numero due del Pd. Dario Franceschini osserva che "Rifondazione è arrivata alla nostra stessa conclusione: quando le coalizioni non si costruiscono su un programma condiviso non funzionano".
alle 21:49 1 commenti
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