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giovedì 13 dicembre 2007

SIMONETTI (PRC), NARDIELLO (PDCI) SU LEGGE SICUREZZA LAVORO

“Il nostro auspicio è che la tragica coincidenza della legge regionale sulla sicurezza nei posti di lavoro con la ‘strage’ degli operai della ThyssenKrupp di Torino possa rappresentare una svolta nell’affrontare i problemi della salute e della sicurezza sul lavoro non solo in Basilicata ma nell’intero Paese rafforzando in tale direzione l’impegno del Governo”. Lo hanno sostenuto in una dichiarazione congiunta i capigruppo del Prc Emilia Simonetti e del Pdci Giacomo Nardiello. “Ovviamente – aggiungono - non basta una nuova legge sulla sicurezza sui posti di lavoro, come quella appena approvata, sia pure di recente, in Parlamento per prevenire le ‘morti bianche’ e gli infortuni, se non accompagnata da un’attività di promozione ad ogni livello delle misure anti-infortunistiche e inoltre che la normativa nazionale per essere più efficace deve trovare strutture e organismi a livello regionale”. “La dignità delle persone – continuano Simonetti e Nardiello - inizia dal riconoscimento del diritto al lavoro, un diritto che è garantito e tutelato dalla nostra Costituzione a partire dall'articolo 1, che richiama il lavoro come fondamento della Repubblica, fino all'articolo 41, che sancisce la necessità di riconoscere dignità e sicurezza, e passando per l'articolo 2, che definisce i diritti inviolabili dell'uomo nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità”.
“Purtroppo – continuano i capigruppo del Prc e del Pdci - il nostro sistema non riesce a essere efficace né quando si tratta di abbattere il fenomeno infortuni né quando si tratta di limitare l'incidenza delle malattie professionali. Il numero di infortuni non scende al di sotto del milione ogni anno, e mediamente ogni giorno muoiono in Italia più di tre lavoratori sul lavoro. Stiamo parlando di un'ecatombe sotto gli occhi di tutti, anche di chi fa finta di non vedere”. Per Simonetti e Nardiello “è perciò necessario tenere assieme, coerentemente, le attività di prevenzione e repressione, a fianco alla necessità di favorire una vera e propria svolta culturale”.

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