1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

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mercoledì 24 settembre 2008

I lavori del Castello del Malconsiglio

La Gazzetta del Mezzogiorno del 29/08/2008 - Giacomo Amati

A Miglionico lavori infiniti - Una petizione chiede lumi sullinterminabile ristrutturazione del castello
Petizione popolare per chiedere la piena fruibilità del castello del Malconsiglio. L’iniziativa, a cura di numerosi cittadini, è rivolta sia al sindaco Vincenzo Borelli sia al presidente della Giunta regionale, Vito De Filippo, nonchè ai ministri delle Infrastrutture, Altero Matteoli dei Beni culturali, Sandro Bondi. Si chiede di “far luce sulle motivazioni che impediscono il completamento degli ormai ventennali lavori di ristrutturazione del castello e la sua conseguente mancata fruibilità al pubblico. Sappiamo, sottolinea Dino Centonze, laurea in Dams, manager nella produzione cinematografica, che i lavori di restauro durano da circa venti anni e che sono stati già spesi parecchi soldi. La popolazione è esasperata dalla mancata fruizione di un bene artistico così prezioso; è forte la preoccupazione per i lunghi e continui blocchi dei lavori. Inoltre, è sentita l’esi - genza di far rientrare il castello nel circuito turistico culturale del Materano, al fine anche di contribuire a far crescere l’economia locale. Infine, si sollecita l’in - teressamento delle istituzioni affinchè vengano sciolti i nodi che da troppi anni impediscono il completamento dei lavori di ristrutturazione, onde restituire le aree ad esso pertinenti alla fruibilità dei cittadini e dei visitatori. Cosa ha da dire, a riguardo, il sindaco Borelli? «Il maniero non è abbandonato al suo destino; al contrario, precisa il primo cittadino, il castello è un tesoro che sta al centro dell’attenzione quotidiana della nostra attività amministrativa. Il progetto di restauro - cominciato agli inizi degli anni Novanta: da allora, si sono succedute varie amministrazioni comunali, di colore politico diverso. Per eseguire i lavori, abbiamo ricevuto una somma complessiva di quindici miliardi di vecchie lire, grazie ai finanziamenti del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). I ritardi nell’esecuzione dei lavori non sono stati causati dalla mancanza delle risorse economiche, ma dal ritrovamento, durante gli scavi, di alcuni siti archeologici, alcuni rinvenuti nell’esecu - zione delle opere edili di consolidamento statico dell’immobile”. Quando finiranno i lavori in corso? L’ingegnere Berardino Montesano, responsabile del locale ufficio tecnico assicura che gli “interventi chirurgici” sul grande “ammalato ” stanno per concludersi. «Se tutto va bene, dichiara il capo dell’area tecnica, nel giro di un anno, potranno essere ultimati tutti i lavori». Insomma, bisogna avere ancora un altro po' di pazienza: serve un altro anno di “convalescenza ”. Poi, finirà l’attesa e questa “meraviglia ” del locale patrimonio artistico e storico potrà essere visibile a tutti, con una molteplicità di uso coerente con quello che ne è il valore architettonico.

Il Quotidiano del 24/09/2008 - Antonio Centonze
Partita in estate una petizione al ministro per la rapida conclusione del restauro - Miglionico rivuole il suo castello - Cittadini stanchi dei cantieri infiniti al maniero federiciano
E' stata un'estate calda, su tutti i fronti. Anchegli animi dei tantimiglionichesi emigranti e residenti, si sono surriscaldati nel vedere l'imponente maniero federiciano che domina la vallata, dalla collina di cencree, abbandonato a se stesso da almeno un ventennio. Le “fugaci” aperture dell'atrio del Castello, in qualche serata estiva per ospitare concerti di jazz, swing e musica da camera, in un ambiente suggestivo, hanno risvegliato quell'orgoglio tipico dei lucani. Valorizzare o perlomeno salvaguardare il patrimonio monumentale, la propria storia, si è fatto strada nella coscienza e nei cuori di questo popolo laborioso e tranquillo. Adesso basta, il loro grido di sconforto ma non di rassegnazione. «Passeggiare da piazza Popolo a piazza Castello e vedere il castello sempre ingabbiato da anni è un pugno al cuore -è il commento di uno degli emigranti miglionichesi di ritorno. Un monumento da tutelare e valorizzare anche a fini turistici che resta chiuso da anni è un qualcosa di inaccettabile». E come si fa a non condividere? Dal popolo è venuta fuori forte, la voglia di far sentire la propria voce su questo restauro infinito. Con una petizione popolare, senza colore politico alcuno, si reclamano certezze sul futuro del castello; si chiede di fare chiarezza sulle motivazioni di queste lungaggini dei lavori e fermezza verso chi questi lavori li prolunga a dismisura. Una piazza Castello, orfana da anni del suo castello, non è più accettabile. L'ultima scheda lavori in bella evidenza sull'ingresso principale del maniero, parla di lavori di “Completa - mento restauro ed impianti tecnologici”, appaltati alla Tecnolavori di Caserta per un importo di ben 1.843.446,86 non bruscolini. Per la progettazione e direzione dei lavori, incarico affidato allo studio dell'architetto Luigi Bubbico di Montescaglioso”. Lavori iniziati il 1 dicembre 2004 e da ultimarsi in 730 giorni. Questo recita la cartellonistica. 730 giorni a quanti anni corrispondono? Se la matematica non inganna, tenuto conto che un anno è composto da 365 giorni, dovrebbero essere 2 anni. Se togliessimo le 52 domeniche e qualche festivo, rimarrebbero almeno 300 giorni lavorativi annui. Quindi in poco meno di 2 anni e mezzo i lavori “dovevano” essere, se non ultimati, almeno in dirittura di arrivo. Dovevano!Appunto. Siamo sul finire del 2008 e dell'ultimazione di quei lavori che al più, con la tolleranza, nel primo semestre 2007 avrebbero dovuto consentire al maniero di essere usufruibile dalla collettività, non si vedeneanche l'ombra. La raccolta firme per la petizione popolare, indirizzata direttamente ai ministri Sandro Bondi per i Beni Culturali e Alfredo Matteoli per le Infrastrutture, è partita. Ampia l'adesione con firme apposte su moduli presenti in locali di attività commerciali miglionichesi, per portare a conoscenza anche del presidente della Regione Vito De Filippo e del sindaco di Miglionico Borelli, della forte volontà manifestata da semplici cittadini miglionichesi e da tanti turisti ed emigranti di riavere a propria disposizione quegli spazi, interni ed esterni, di un pezzo di storia lucana, che è il Castello del Malconsiglio.


Fa enormemente piacere vedere che la comunità miglionichese si sta "svegliando", e che prende seriamente a cuore la situazione dei lavori del Castello del Malconsiglio. Noi, non molto tempo fa, abbiamo fatto un volantinaggio difronte il castello riguardande proprio il ritardo dei lavori di ristrutturazione. A quel volantinaggio è seguita una richiesta formale al Sindaco, che ancona non ci ha risposto, chiedendo lumi sulla situazione reale dei lavori. Ci siamo anche interessati a Febbraio di quest'anno alla situazione degli operai che lavorano nel Castello, ma anche quella nostra denuncia non ha avuto risposte da nessuno. Ad ora siamo l'unico partito politico che ha preso seriamente a cuore la situazione dei lavori del castello.
Su queste pagine sono presenti sia gli articoli di giornale riguardanti tutto ciò, sia il volantino da noi diffuso. Speriamo che i cittadini promotori della petizione siano più fortunati di noi. Saremo felici di collaborare in futuro per un fronte comune contro questo spreco di risorse.

P.R.C. Miglionico

martedì 23 settembre 2008

Tutti a Roma l'11 ottobre!

A chi ci chiede per quale motivo manifestare a Roma l’11 ottobre sarebbe forse semplice rispondere domandando come si può non scendere in piazza in un momento come questo. Il governo più reazionario nella storia della Repubblica ha aperto il fuoco e nel mirino ci sono tutti. Ci sono i lavoratori di Alitalia e c’è l’intera istruzione pubblica, dalle elementari all’università, con tutti coloro che vi lavorano e studiano; ci sono gli immigrati, oggetto di provvedimenti ignobili e di una campagna di criminalizzazione e repressione anche questa senza precedenti nel nostro paese. Ci sono i dipendenti pubblici, genericamente definiti “fannulloni”. Ci sono i diritti di tutti i lavoratori italiani, sui quali Confindustria si sta scagliando armata di piccone tentando di demolire il contratto nazionale di lavoro, e con esso qualsiasi idea di sindacato che non sia rigidamente inquadrato nell’impresa e nelle superiori ragioni della produttività e del profitto. Ci sono delegati sindacali eletti dai lavoratori come Dante De Angelis, licenziato da Trenitalia per aver denunciato le carenze della sicurezza sui treni. Ci sono i lavoratori interinali colpiti dal decreto Brunetta. C’è il mezzogiorno, messo a rischio dalla cosiddetta riforma federalista. C’è quel che resta di pubblico nella nostra industria e nei nostri servizi. Le destre passano all’incasso della vittoria elettorale di aprile e i poteri forti, anche quelli che nelle elezioni pendevano verso il Partito democratico, si allineano alla velocità della luce. La cordata dei “salvatori”, o meglio degli affossatori, di Alitalia è piena di nomi legati al Pd, da Corrado Passera a Colaninno. La classe dominante si ricompone attorno a Berlusconi e sulle macerie della sinistra massacrata nelle elezioni di aprile tenta una volata in una gara senza avversari. Non si può certo dire infatti che il Partito democratico costituisca un elemento di contraddizione rispetto all’offensiva della destra. Privati della posizione di governo e senza una credibile prospettiva di ritornarvi a breve termine, Veltroni e compagnia girano a vuoto, parlano un giorno di dialogo con Berlusconi e il giorno dopo promettono di fare opposizione, in entrambi i casi approdando al nulla. Su tutti i temi sopra elencati, al di là delle parole più o meno risonanti, il Pd non è in grado di esprimere una vera opposizione per il semplice fatto che le sue concezioni partono in larga misura dalle stesse premesse di quelle del governo e a maggior ragione di Confindustria. Prova visiva di quanto scriviamo è stata l’immagine di Colaninno junior che in qualità di “ministro ombra” balbettava i suoi commenti sulla partecipazione di Colaninno senior all’operazione su Alitalia… È vero che il Pd scenderà in piazza a fine ottobre; per cosa, però, non si sa. L’offensiva del capitale mira lontano e profondo, dobbiamo saperlo, e sulla sua traiettoria c’è la Cgil. Il gruppo dirigente del maggiore sindacato italiano brancola nel buio più totale. L’intera stagione aperta dai famigerati accordi del 1992-93 è arrivata al capolinea, neppure la gabbia concertativa basta più a un’industria italiana in piena crisi di competitività. Oggi, a quarant’anni dal ’68, a gridare “vogliamo tutto!” sono i padroni. Epifani si trova di fronte alla scelta fra due mali: o capitolare di fronte ai ricatti del governo (Alitalia) e di Confindustria (modello contrattuale), sdraiandosi sulla linea della Cisl e aprendo un forte conflitto interno alla Confederazione; oppure rompere, alzarsi da quei tavoli-trappola e andare a uno scontro frontale in condizioni politiche estremamente sfavorevoli, un conflitto che la maggioranza della Cgil non vuole e non prepara e che guarda con sospetto e paura. Queste sono le partite aperte, le partite decisive delle prossime settimane e mesi, nelle quali la posta in gioco è altissima; dal loro esito si determinerà infatti la possibilità o meno per Berlusconi di gettare le basi non solo di un governo, ma di un vero e proprio “regno” la cui durata sarebbe a quel punto difficile prevedere; e contemporaneamente si determinerà la sorte della Cgil, forse persino la sua integrità organizzativa, e l’intero schieramento della sinistra e del movimento operaio italiano nella prossima fase. E qui entra in campo la data dell’11 ottobre, al cui appello di convocazione Rifondazione comunista ha dato formalmente adesione nel Comitato politico nazionale del 13 settembre. L’11 ottobre può, deve servire a un compito fondamentale: creare un primo momento di raccolta, di unione, di alleanza fra tutti coloro che sentono la necessità di questo conflitto. È uno strumento per rompere l’isolamento, che è oggi il nostro primo nemico. Lavoriamo affinché in quella piazza ci siano tutti; non si tratta di fare l’appello dei reduci dell’Arcobaleno, ma di coinvolgere tutti coloro che devono affrontare l’attacco del governo. Ci vengano gli insegnanti che la Gelmini vuole tagliare e gli studenti che vorrebbe ricacciare nella scuola classista di quarant’anni fa; ci vengano i lavoratori Alitalia in lotta per il lavoro, ci vengano i dipendenti pubblici senza contratto e i militanti della Fiom e della sinistra sindacale che lottano per strappare la Cgil alla deriva concertativa… ci vengano tutti questi e tanti altri, portino in quella piazza le loro rivendicazioni, le loro lotte e anche le tante cose che l’appello non dice o dice male (ahi! questi “intellettuali”, queste “personalità”…). Se riusciremo a farla così, allora questa manifestazione non sarà né una sfilata, né un rito, ma può diventare il trampolino di lancio per un autunno caldo senza il quale non possiamo neppure sognarci di fermare l’offensiva avversaria. Se l’11 riesce bene sarà di aiuto a tutti, a partire dallo sciopero convocato dai sindacati di base per il 17 ottobre, una data alla quale il Prc ha dato pure adesione e che può essere importantissima particolarmente nel mondo della scuola in subbuglio. Siamo quasi a un anno dal 20 ottobre 2007. Quella piazza fu grande, grandissima, e altrettanto grande fu il tradimento delle speranze di quelle centinaia di migliaia di lavoratori e di compagni. Fu quindi una manifestazione sconfitta; eppure anche nella sconfitta fu un sussulto importante, il più forte, di un popolo della sinistra che sentiva che lo si stava portando nella palude e tentava uscirne prima che fosse troppo tardi. Fu anche, lo si vede ancora meglio retrospettivamente, un elemento di resistenza forte contro le tendenze dissolutorie che pochi mesi dopo avrebbero portato Rifondazione sull’orlo della distruzione. Se oggi possiamo scendere ancora in piazza, lo dobbiamo anche a quella manifestazione. Allora fu l’ultima battaglia in una guerra persa. Lavoriamo perché l’11 ottobre 2008 sia invece il primo passo nella risalita di una nuova Rifondazione comunista e delle ragioni dei lavoratori!

lunedì 22 settembre 2008

La Parola ai Cittadini

Inauguriamo una nuova sezione del blog che intende dar voce ai cittadini.
Intervisteremo soprattutto chi, per la propria storia ed esperienza di vita, risulta essere particolarmente rappresentativo delle diverse tipologie di persone che vivono nel nostro paese, dal precario al disoccupato, dal lavoratore all’imprenditore, con l'intenzione di contribuire alla conoscenza reciproca e quindi al miglioramento della convivenza sociale.