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lunedì 26 novembre 2007

Dica il Pd se il centrosinistra è ancora la sua opzione

Piero Di Siena.
Bisogna riconoscere a Silvio Berlusconi di essere l'attore politico che meglio si adatta a questo particolare rapporto tra società e politica che si sta affermando nei principali paesi a capitalismo avanzato, il cui effetto è la speculare distruzione del ruolo della politica e di ogni legame sociale. Dopo aver annunziato per settimane che il governo Prodi sarebbe caduto sulla Finanziaria al Senato e aver clamorosamente fallito in questa previsione - al punto che il suo amico-nemico Gianfranco Fini ha pensato che fosse giunto il momento di assestargli il colpo di grazia -, il Cavaliere risorge dalle ceneri come l'"araba fenice" assegnandosi 7 milioni se non addirittura 10 di sostenitori e annunziando la nascita di un nuovo partito pronto a fare a meno della coalizione di destra e, soprattutto, pronto a mettersi d'accordo con il Pd di Veltroni per blindare il sistema politico italiano in una sorta di bipartitismo "coatto". Lo strumento può essere il sistema "tedesco" versione Veltroni che è poco definire una truffa o la legge che il referendum partorirà se nessun accordo si rivelasse possibile.
Il primo risultato di tutto ciò è che nessuno parla più dei contenuti della Finanziaria approvata al Senato, di come continuerà il suo cammino alla Camera, di come si intreccerà con il disegno di legge sul Welfare. Tutta l'attenzione è ormai spostata in avanti, sulla legge elettorale. E la Sinistra è costretta a sfogliare la margherita giocando di rimessa di fronte a ogni questione, rimanendo di volta in volta stretta nella difensiva. Ora la legge elettorale, ieri nella trattativa sul Welfare i vincoli di bilancio, domani probabilmente il rifinanziamento delle missioni militari. Il timore di provocare una rottura o lo spettro di ripetere lo scenario del '98, quando Rifondazione provocò la caduta del governo Prodi, hanno impedito alla sinistra di fare in autunno ciò che ragionevolmente andava fatto: provocare una verifica politica esattamente su quei tre punti, senza che il maturare degli eventi creasse le condizioni per le quali ognuno di essi arrivasse al pettine nei tempi e nei modi decisi dagli altri protagonisti della scena politica.
E' in questo quadro che Berlusconi è entrato a gamba tesa, sperando che il Partito democratico di Veltroni, che dal canto suo ha mostrato insofferenza per il condizionamento esercitato dai suoi alleati almeno pari a quella dichiarata da egli medesimo nei confronti dei propri, gli faccia da sponda.
Tocca a Veltroni non cadere nella trappola, che può anche consistere nell'illusione di poter giocare al gatto e al topo con Silvio Berlusconi. E sarebbe bene che la Sinistra pretenda che il Pd dica con chiarezza se il centrosinistra resta la sua opzione strategica. Se così non fosse il futuro della democrazia italiana ormai segnato dalla fine di questa seconda Repubblica, che a veder bene non è mai nata, assumerebbe dei contorni inquietanti.
Certo è che qualcosa deve significare se i due maggiori partiti italiani, nel centrosinistra e nel centrodestra, hanno preso ambedue una deriva populistico-plebiscitaria. E' questo potenziale perverso connubio che la Sinistra deve proporsi di battere. E' sperabile che negli Stati Generali dell'8 e del 9 dicembre la Sinistra discuta di questo piuttosto che del suo destino e di quello dei partitini che la compongono.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vero. Dicano i dirigenti del PD qual'è la loro strategia politica. Credono ancora nel centrosinistra oppure stanno facendo l'inciucio con Berlusconi. Parlate voi dirigenti PD lungimiranti, dite cosa ne pensate.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo, sappiamo tutti ormai che manca poco alla rinascita della mitica "Dc" con al capo il "Messia"(vedi Berlusconi)e come braccio destro il nuovo santone di turno Veltroni. Però ti dirò sarò contento, perchè finalmente la sinistra rimanente sarà vera sinistra e non come adesso, ove false persone (vedi il mitico partito dei "Ds" si spacciano come falsi "Compagni"