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lunedì 3 marzo 2008

Il candidato premier della Sinistra-L’Arcobaleno avvia la campagna elettorale

“Prendiamoci questo arcobaleno, mettiamoci dentro tutti i nostri simboli, le nostre storie, le persone e i loro diritti, facciamone il nostro orizzonte, il nostro rinascimento, il nostro futuro colorato contro il nero”. Strappa tanti applausi Fausto Bertinotti negli oltre novanta minuti in cui spiega su un palco, da solo, cosa è la nuova sinistra, il suo programma e la sua stessa ragione di esistere. Ma è questo - con cui suona la carica, regala un sogno e una prospettiva, qualcosa per cui lottare - è il passaggio che forse emoziona di più la platea e le gallerie dell’Ambra Jovinelli.

La Sinistra-L’Arcobaleno ha scelto il teatro di tendenza di Roma per dare il via ufficiale alla campagna elettorale. Scelta “sbagliata” perché i mille posti se ne vanno in pochi minuti, arrivano i vigili del fuoco e il popolo della sinistra con le sue bandiere - nuove, sempre rosse ma senza falce e martello e con l’arcobaleno - deve restare fuori, in piazza. “Scelta minimalista” si giustificano gli organizzatori.

Apre i lavori una battagliera Patrizia Sentinelli, tailleur rosso e sciarpa viola, che cerca di spiegare la difficoltà di una campagna elettorale “molto difficile” che “ci vuole vedere scomparire”. Annullati, finiti, “addio sinistra”. Poi un giovane studente; una sindacalista ventenne che reclama a Roma un ruolo non in quanto “succursale dello stato pontificio” ma perchè “capitale di una repubblica laica”; Matilde, giovane ambientalista romana la cui associazione ha salvato 180 ettari di verde dalla speculazione “che ora saranno annessi al parco dell’Appia antica” e che racconta una semplice quanto scomoda verità: “Se portiamo la raccolta differenziata all’80 per cento non abbiamo bisogno di impianti o altro. Non abbiamo bisogno di deturpare ancora l’ambiente”.

Bertinotti prende la parola alle 11 e 15, blazer blu con toppe di camoscio sui gomiti, la cravatta rossa di cui si è in qualche modo “riappropriato”, una mano sul cuore l’altra alzata a salutare. Resta sul palco più di un’ora, da solo, in piedi, parlando a braccio, senza bere un goccio d’acqua. Anche questo è un modo di “combattere” Veltroni. In platea Achille Occhetto, Sandro Curzi, Valentino Parlato, lo stato maggiore di Rifondazione, Verdi, Pdci e Sinistra democratica, da Elettra Deiana a Paolo Cento. A chi nota l’assenza di Pecoraro Scanio, Diliberto e altri dirigenti la risposta arriva subito: sono tutti in giro per le piazze italiane.

“No fratelli coltelli”. I toni della campagna elettorale, soprattutto nei confronti del Pd, è un tema a cui Bertinotti tiene molto “perché sono contrario all’invettiva, ho vissuto troppe pagine di lotta alla fratelli-coltelli, ora basta”. Il candidato premier di Sa chiede che col Pd ci sia un confronto “aspro ma chiaro e rispettoso” che ruoterà soprattutto intorno a un concetto: “Caro Veltroni, non sarai in grado di contrapporti alla destra perché il loro modello è troppo simile al tuo…perchè il tuo partito è sempre di più un contenitore con dentro di tutto e che converge sempre di più al centro”.

Aut-aut contro “e… e”. Sempre a Veltroni e al Pd è dedicato un altro importante passaggio del discorso di Bertinotti. “Ragioniamo - dice - su questo e/e congiuntivo. Una parte la assumo, è quella ecumenica che riguarda la vita e la convivenza, la accetto quando parliamo di donne e uomini, omosessuali e etero, giovani e vecchi, stranieri e non stranieri”. Ma poi si arriva alla sfera dei rapporti di forza, competitivi, e “qui deve scattare l’aut-aut perché non si può stare con i lavoratori e con i padroni. O con l’uno o con l’altro”. Ma come gli viene al Pd in mente di candidare Confindustria (Colaninno ndr) e Federmeccanica (Calearo ndr) tra operai e precari: “Adesso diciamo che ce ne sono due e mezzo di troppo…”. Si spiega così lo slogan della campagna elettorale: “Una scelta di parte”. “Ecco - alza la voce Bertinotti - noi siamo di parte perché stiamo dall’altra parte, quella dei dominati che non vogliono più esserlo” e perchè “vogliamo combattere contro questo nuovo capitalismo che non ti chiede più solo le mani ma anche il corpo, l’anima e la mente”.

Il cuore del programma: un nuovo umanesimo. Bertinotti non scomoda parole altisonanti come “missioni” né si può impegnare su disegni di legge e punti vari. Anche la Sinistra e l’Arcobaleno ha il suo programma in 14 punti distribuiti in circa trenta pagine, dall’ambiente (”fondamento di SA”) alla difesa della 194, dal laicismo alla libertà della persona al rispetto dei diritti ogni individuo (”il nostro monumento è l’articolo 3 della Costituzione”). C’è un punto centrale, per cui Bertinotti strappa applausi in piedi: il riconoscimento del ruolo e del “debito” nei confronti della donna (”si nasce da madre, si nasce da donna”). Ma Bertinotti insiste sul cuore del programma, “la modifica radicale di questo sistema economico e sociale che produce ogni forma di devastazione delle persone e dei diritti” definito come un “neointerclassismo che vorrebbe pretendere la scomparsa del conflitto di classe e della fatica del lavoro. Ma dove? Ma quando?”. L’obiettivo: “Un nuovo umanesimo, un nuovo rinascimento che metta al centro i diritti della persona”. Questa è la risposta che va data a chi, a sinistra, e sono tanti, “ci guardano e scrollano la testa perchè dopo le tante attese del 2006 dopo due anni siamo di nuovo qua. Abbiamo fallito, inutile negarlo”. Ora si ricomincia, “da questo arcobaleno”.

“Una nuova sinistra unita”. Il Presidente della Camera, sempre più modi e gesti ieratici da padre spirituale della nuova sinistra, parla della necessità di “tornare al classico” e di “rompere contro i facili nuovismi”. Per la prima volta, dopo 25 anni, “la base comune di questa sinistra è la individuazione della causa motrice del disagio di ognuno di noi: il modello economico e sociale che ci hanno imposto”. Ecco che La Sinistra e L’Arcobaleno ha una mission fondamentale: “La modifica radicale di questo modello economico e sociale”. Quello per cui se un camallo muore nel porto di Genova a 40 anni dopo che suo padre aveva fatto la stessa fine “ci dicono che è solo un infortunio”. No, per la Sinistra è “una storia di profitto, di competizione, di necessità” a cui è doveroso e non più rinviabile “ribellarsi”. Basta, allora, con un sistema per cui “la competitività è valore assoluto e la crescita un obiettivo primario” perchè questo “genera diseguaglianza”.E basta con un sistema dove ti spiegano che “precario è meglio di disoccupato e che se prendi cento euro in più al mese rispetto a uno stipendio da mille euro ti dicono che rovini la competitività delle imprese”.

Due nemici: manifestazione contro la Rai. Il programma della destra viene liquidato come “insana miscela di populismo e liberismo a cui La Sinistra farà opposizione radicale”. Sono due invece i “veri nemici” di questa campagna elettorale. “Il primo- spiega - è la falsificazione che vuole la politica italiana come una gara a due”. Responsabili non sono solo Pd e Pdl “ma soprattutto i media” per cui Bertinotti convoca a breve una manifestazione contro il servizio pubblico della Rai. E a proposito di voto utile, “se vogliamo farla breve basta dire che l’unico voto utile è quello per La Sinistra e L’Arcobaleno”. Poi un attacco diretto a Anna Finocchiaro e al Pd che “dopo averci scaricato adesso invitano a votare o per se stessi o per il Pdl”. Questo, dice Bertinotti, “è veramente inaccettabile”.

Partono le note di Spirito libero di Georgia e poi il reggae di Bob Marley con Redemption song . E anche Bertinotti accenna mosse a tempo di musica.

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