Veltroni «ipermoderato, il «regalo avvelenato» delle imprese ai lavoratori e la rivoluzione del 1917: il bastian contrario Oliviero Diliberto non ha intenzione di scolorire il suo «rosso comunista»
Le è piaciuta la relazione di Veltroni?
«Un intervento bello dal punto di vista retorico, ma ipermoderato: è difficile essere allo stesso tempo dalla parte dei padroni e dei lavoratori. La politica implica delle scelte. Veltroni deve dire qual è la sua politica economica, deve rispondere a Montezernolo che vuole mandare a casa un governo dopo avere avuto più di quello che gli ha dato Berlusconi. Dovrebbe dire se vuole dare più soldi alle imprese o ai lavoratori. Perfino Draghi, con molto ritardo, si è accorto che i salari sono i più bassi d’Europa. Dobbiamo invece aspettare i regali avvelenati degli imprenditori che tra poco diranno che non c’è più bisogno dei contratti? Applico il vecchio detto latino timeo Danaos et dona ferentes , cioè temo i greci anche quando danno i regali: il riferimento è al regalo del cavallo di Troia».
Veltroni vi ha chiesto di liberarvi degli schemi ideologici.
«Io non manifesto schemi ideologici: i comunisti parlano dei lavoratori. E poi non è Veltroni che devi spiegarci cosa dobbiamo diventare. Io ho una sincera amicizia con Walter e i miei auguri di buon lavoro con il Pd sono sinceri. Siamo alleati e spero di continuare ad esserlo, ma se lui pensa di fare da solo scambia un proprio desiderio per la realtà. L’aritmetica è più forte delle convinzioni politiche e il Pd anche al 30% è destinato al l’opposizione, oggi e domani».
A molti, anche al Prc, sta bene il sistema elettorale tedesco, a voi no. Perché?
«Non sono esterofilo, mi piace il modello italiano delle comunali, provinciali e regionali che garantisce governabilità, proporzionalità e bipolarismo».
Anche l’elezione diretta del premier?
«No, perché diffido dei personalismi. Basta l’indicazione del premier per avere la garanzia che il capo della coalizione vincente diventa premier».
Vi considerano una palla ai piede del centrosinistra.
«Sono molti che la pensano così, anche Fini che mi butterebbe in manicomio perché vado a celebrare a Mosca la rivoluzione d’ottobre. L’anomalia più grande non sono i comunisti che hanno scritto la Costituzione italiana, ma che un nipotino della lupa sia diventato ministro degli Esteri»,.
Già, la rivoluzione russa: non è anacronistico celebrarla?
«L’anniversario riguarda tutte le forze di sinistra del mondo. Quella rivoluzione è stato un grande evento liberatorio, indipendente da quello che è successo dopo. Quando i francesi celebrano il 14 luglio, non stanno celebrando la ghigliottina ma un fatto di liberazione dell’uomo. Solo qui ci può essere una polemica così provinciale perché in Italia non c’è mai stata una rivoluzione».
Le è piaciuta la relazione di Veltroni?
«Un intervento bello dal punto di vista retorico, ma ipermoderato: è difficile essere allo stesso tempo dalla parte dei padroni e dei lavoratori. La politica implica delle scelte. Veltroni deve dire qual è la sua politica economica, deve rispondere a Montezernolo che vuole mandare a casa un governo dopo avere avuto più di quello che gli ha dato Berlusconi. Dovrebbe dire se vuole dare più soldi alle imprese o ai lavoratori. Perfino Draghi, con molto ritardo, si è accorto che i salari sono i più bassi d’Europa. Dobbiamo invece aspettare i regali avvelenati degli imprenditori che tra poco diranno che non c’è più bisogno dei contratti? Applico il vecchio detto latino timeo Danaos et dona ferentes , cioè temo i greci anche quando danno i regali: il riferimento è al regalo del cavallo di Troia».
Veltroni vi ha chiesto di liberarvi degli schemi ideologici.
«Io non manifesto schemi ideologici: i comunisti parlano dei lavoratori. E poi non è Veltroni che devi spiegarci cosa dobbiamo diventare. Io ho una sincera amicizia con Walter e i miei auguri di buon lavoro con il Pd sono sinceri. Siamo alleati e spero di continuare ad esserlo, ma se lui pensa di fare da solo scambia un proprio desiderio per la realtà. L’aritmetica è più forte delle convinzioni politiche e il Pd anche al 30% è destinato al l’opposizione, oggi e domani».
A molti, anche al Prc, sta bene il sistema elettorale tedesco, a voi no. Perché?
«Non sono esterofilo, mi piace il modello italiano delle comunali, provinciali e regionali che garantisce governabilità, proporzionalità e bipolarismo».
Anche l’elezione diretta del premier?
«No, perché diffido dei personalismi. Basta l’indicazione del premier per avere la garanzia che il capo della coalizione vincente diventa premier».
Vi considerano una palla ai piede del centrosinistra.
«Sono molti che la pensano così, anche Fini che mi butterebbe in manicomio perché vado a celebrare a Mosca la rivoluzione d’ottobre. L’anomalia più grande non sono i comunisti che hanno scritto la Costituzione italiana, ma che un nipotino della lupa sia diventato ministro degli Esteri»,.
Già, la rivoluzione russa: non è anacronistico celebrarla?
«L’anniversario riguarda tutte le forze di sinistra del mondo. Quella rivoluzione è stato un grande evento liberatorio, indipendente da quello che è successo dopo. Quando i francesi celebrano il 14 luglio, non stanno celebrando la ghigliottina ma un fatto di liberazione dell’uomo. Solo qui ci può essere una polemica così provinciale perché in Italia non c’è mai stata una rivoluzione».
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