1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

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mercoledì 6 febbraio 2008

Intervento in Consiglio Provinciale del 5 febbraio 2008 del capogruppo PRC/SE Vincenzo Dambrosio

Questa cari colleghi è la Basilicata, non la Sicilia di Totò Cuffaro e dei suoi picciotti, l’antimafia parla cioè di Basilicata e della provincia di Matera, territorio in cui sono attivi dei clan criminali quali Mitidieri-Lopatrielo e Zito-D’Elia. Saremmo degli ingenui, colpevolmente ingenui se non ci ponessimo degli interrogativi, se non riportassimo nell’alveo della riflessione politica questi dati, circa le vie che possono prendere le montagne di fondi pubblici che si utilizzano nel settore della viabilità (per esempio). Parliamo di questo, parliamo dei meccanismi di controllo sulla gestione dei cantieri e degli innumerevoli subappalti che si mettono in moto nei lavori di una certa entità; parliamo di criteri oggettivi per la gestione dei lavori di somma urgenza per esempio; parliamo di come predisporre degli strumenti che controllino efficacia dell’investimento e che i soldi non vadano ad oliare altri meccanismi del sistema che implicano automaticamente pericolose devianze. Il centrosinistra campano, ci ricordava il brillante Roberto Saviano su Repubblica di ieri, ha per troppo tempo pensato che il problema della camorra e delle sue infiltrazioni negli apparati decisionali della Pubblica Amministrazione fosse un problema che riguardasse l’altra parte, commettendo l’errore che oggi ha sepolto sotto i cumuli dei rifiuti quella classe dirigente. Nel corso degli ultimi anni - sostiene Saviano- i circoli della sinistra hanno aperto le porte alla camorra. Non faccio nessun parallelismo ma torno sul punto di partenza: occorre, cioè, approfondire l’analisi e lo studio di questa tematica proprio alla luce di quello che lo stesso Saviano e -chiaramente- i maestri dell’antimafia in questo Paese, da don Luigi Ciotti ai ragazzi della Locride, sostengono cioè che non esiste più una mafia delle coppole e magari legata ad una sola parte politica ma una macchina economica che non ha nessun connotato politico-partitico preciso e predefinito ma stringe alleanze con il mondo politico quando esso garantisce il dispiegarsi di certi interessi. Quindi quella che Rifondazione Comunista pone con forza è una questione politica e non penale. Si ritiene che oggi più che mai in questa regione (e quindi anche nella nostra provincia), sia necessario un repentino cambio di marcia all’insegna della trasparenza, delle pari opportunità, dell’adozione di criteri oggettivi nel reclutamento del personale interno ed esterno come nel caso degli appalti. L’uso di strumenti come l’appalto-concorso certamente non ci aiuta in questa direzione. La domanda a cui bisogna rispondere e tenere presente sempre è la seguente: a chi serve la Provincia di Matera? Non vorrei rassegnarmi alla risposta che si sente sui marciapiedi, cioè a quelli che hanno la tessera ai partiti della maggioranza. Viviamo, per scomodare un intellettuale della caratura di Giacomo Schettini nel “tempo in cui il controllo molecolare da parte del potere politico e burocratico produce e fa dilagare quella che è stata chiamata volontaria servitù”. La questione che pone Rifondazione Comunista è questa: si può ancora tirare a campare? Non si faccia il tentativo di trasporre il tutto dentro l’idea di un duello con Nigro perché così non è. Non ci tengo affatto, perchè Nigro è ancora il Presidente della Provincia di Matera e deve dar conto di molto altro, per esempio di come sia possibile -lo spieghi ai cittadini- che mentre lei dice che va tutto a gonfie vele c’è una crisi strisciante e irrisolta da 7 mesi per questioni di potere. Nigro deve dare conto ai cittadini della provincia di Matera di cosa si sta preparando per le nomine all’Ageforma e alla neonata APEA, c’è da dire che i presupposti non sono certamente dei migliori se si considera quello che si legge sui giornali e cioè che dalla Giunta si passa alla Agenzie Speciali (in gergo queste vengono chiamate col brutto termine di “compensazioni”). Un giro di potere tutto interno alla casta, chiaramente si spera di sbagliare e che li ci vadano persone competenti e con i titoli diversi da quelli di amministratore provinciale comunale o regionale. Questo è solo un esempio della questione politica che chiama in causa un’altra grande questione che si chiama questione morale. In questa non c’entrano né i magistrati né i processi, c’entra -invece- la cappa presente in questa regione che ogni anno consegna circa 3 mila giovani tra i 14 e i 35 anni all’emigrazione (dati SVIMEZ). Uno dei più importanti uomini politici del dopoguerra, Enrico Berlinguer, nel 1981 in una celebre intervista di Eugenio Scalari, su Repubblica, a proposito della questione morale: Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi”. Da allora certamente la situazione dei partiti, in Italia e nel mezzogiorno in particolare, è assai peggiorata e lo stesso Berlinguer nel 1981 anticipava quello che anni dopo sarebbe esploso clamorosamente nella cosiddetta tangentopoli che altro non è stata che la crisi in cui l’Italia si è trovata ad affrontare il crollo di una intera classe politica, la svalutazione e la fine del paradigma fordista e quindi il ridisegnarsi degli assetti sociali e produttivi del Paese. Nonostante tutto -come sostiene autorevolmente Marco Revelli fine studioso della materia- all’epoca c’era un quadro istituzionale, c’erano dei poteri, c’era la politica, oggi assistiamo alla liquefazione completa del quadro politico. Tornando a noi non è sostenibile una situazione in cui i nemici delle nuove generazioni si chiamano precarietà, disoccupazione, alienazione continua, emigrazione, smarrimento, e le istituzioni che, se pensate in un’ottica di autogoverno delle comunità, possono rappresentare un’argine, uno strumento per contrastare questi fenomeni -in un ambito appunto di liquefazione della politica- vengono invece ridotte a depandance di questo o quel partito, nel nostro caso del partito di Mastella, dell’UDEUR, del suo partito caro Presidente, il partitino persona che ha mandato a casa il Governo Prodi. Non si può consentire in una provincia come la nostra, fortemente depressa, dove assistiamo inerti alla progressivo e ineluttabile smantellamento dell’apparato produttivo che il permanere o meno del quadro politico uscito dalle elezioni dipenda dai calcoli di Mastella e del suo codazzo osannante. Le Istituzioni non possono cadere così in basso, la vita stessa delle istituzioni non può dipendere dallo strisciante trasformismo dell’Udeur di Mastella , vedete, non perchè ha fatto cadere il Governo, sono molto laico in merito, e neppure perchè invece di rispettare il programma che gli ha consentito di occupare la poltrona di Ministro prenda ordini da Bagnasco, neppure questo, ma perchè penso che la misura sia colma, non abbiamo bisogno che si arresti Mastella -che in questi giorni parla come il leader di Batasuna- No! Bastano le scene degli sputi in parlamento o la vicenda De Magistris, giudice trasferito perchè indagava su questo signore. Cosa altro deve fare questo partito per essere espulso dal consesso politico? Sapete chi era fino a qualche tempo fa il segretario nazionale dei giovani dell’UDEUR? Francesco Campanella attuale pentito di mafia, pupillo di Mastella (sembra sia stato il suo testimone di nozze), pupillo anche di Totò Cuffaro e soprattutto del clan Mandalà di Villabate, sarebbero quei bravi ragazzi che tra una sparatoria e una estorsione accompagnano lo “zio Binu” a curarsi in Francia. Rifondazione Comunista ha ritirato il suo sostegno a questa maggioranza e si colloca, quindi, all’opposizione della stessa. Ribadiamo la solidarietà e sottolineiamo l’impegno della nostra assessora Rosa Rivelli che ha operato, nonostante tutto, nel difficile clima politico che gradualmente si è venuto determinando. Rifondazione Comunista ritiene che la tenuta di questa maggioranza sia tutta da verificare, ed invita ad aprire una riflessione dentro la sinistra e dentro tutte le forze che compongono questo Consiglio sull’opportunità di mantenere in vita questo poeta morente, senza offesa per il Cardarelli. Rifondazione Comunista, Presidente Nigro, da ora fino all’imminente fine del suo mandato elettorale, ora di dubbia legittimità, sarà all’opposizione per mandarla definitivamente a casa.

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