1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

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venerdì 19 dicembre 2008

Inchieste giudiziarie: documento segreteria regionale PRC su questione morale

“ E’ FINITO UN CICLO POLITICO, SERVE DISCONTINUITA “

Rifondazione comunista in questi anni ha insistito ripetutamente sul tema della questione morale, quale questione prioritaria della riforma della politica nel Mezzogiorno e in Basilicata in particolare. E lo ha fatto con coerenza, sul terreno politico, ponendo sempre l’accento sulla connessione fra questione morale e questioni sociali. Povertà, emigrazione giovanile, disoccupazione, precarietà, da un lato, e sfruttamento delle risorse dall’altro, hanno determinato un contesto di passivizzazione e di vera e propria neocolonizzazione, fenomeni che abbiamo sempre messo in relazione con la crisi organica e generalizzata delle classi dirigenti regionali e del Mezzogiorno. Un groviglio in cui la politica e le istituzioni hanno perduto la loro natura di programmazione e di amministrazione del bene comune, divenendo spesso strumenti di interesse e di accumulazione particolare. La mercificazione e la privatizzazione ha attraversato ogni spazio sociale, anche la politica. Gran parte della classe dirigente meridionale oggi è prigioniera di un meccanismo che spinge a cercare il necessario consenso politico facendosi tramite del fiume delle sovvenzioni statali e europee. Il risultato è che una parte molto consistente di questi fondi non serve ad accrescere produttività sociale, a creare economia, lavoro, servizi più moderni, ma ad arricchire ceti parassitari e mestieri protetti: e la povera gente paga un prezzo enorme e crescente. Anche in Basilicata è accaduto questo, con maggioranze politiche ed elettorali che hanno esercitato un rapporto totalizzante con la società e l’economia, anche attraverso l’esclusione della sinistra alternativa dal governo regionale. La vicenda del petrolio è alla radice della questione morale in questa regione e le ultime vicende giudiziarie, a prescindere dai successivi sviluppi, possono rappresentare un campanello di allarme. Non solo per la mole di interessi e affari che si sono dipanati ai danni dell’ambiente e del territorio, e non solo per le responsabilità politiche che si sono consumate in questa vicenda; una questione su tutte, la vergognosa gestione complessiva delle trattative con l’Eni prima e con la Total poi. Basti pensare che fino al 2003 per il gas prelevato dai pozzi di petrolio la regione ha “dimenticato” di richiedere i compensi dovuti dalle multinazionali. Ma quel che è peggio, è che in questi anni mentre le multinazionali trivellavano questa terra, traendone profitti milionari, migliaia di ragazzi e di ragazze sono stati costretti ad emigrare verso il nord, in cerca di un lavoro precario, senza futuro. Questa è per noi innanzitutto la questione morale. La desertificazione prodotta in questi anni da una classe dirigente che non ha avuto un pensiero e uno sguardo sul destino della Basilicata e del Mezzogiorno. Oggi si impone la scelta di porre mano alla costruzione di un modello di avanzamento economico e civile. Dal Mezzogiorno deve ripartire il metodo della programmazione democratica in senso partecipativo delle risorse pubbliche europee, nazionali, regionali, delle politiche per il lavoro, l’ambiente, la formazione, l’energia, la salute. Un Mezzogiorno liberato dai “pesi della Storia”, necessita di un rinnovamento profondo e democratico delle classi dirigenti. Rifondazione Comunista in questi anni ha detto e scritto queste cose in solitudine, anche con atti di rottura come quello di uscire dalla maggioranza regionale due anni fa, attirandosi antipatie da opposte parti politiche. Oggi testardamente e coerentemente vogliamo rilanciarle perché vogliamo che si apra una discussione vera, che coinvolga tutta la società lucana, i partiti, le forze sociali, i movimenti, perché lo snodo di questa grave crisi sociale e politica è il destino di questa regione. E’ innanzitutto la politica a dovere fare i conti con se stessa, con una difficile quanto dirompente necessità di profonda riforma. Noi non siamo fra quelli che si esaltano “al tintinnar delle manette”. Al contrario, pensiamo che la questione morale non vada delegata al potere giudiziario, e che una nuova stagione giustizialista debba essere scongiurata, perché quando questo è accaduto, nella recente storia di questo paese, l’antipolitica che ne è scaturita ha determinato una cultura populista e della personalizzazione che ha aperto la strada ad un ciclo di egemonia delle destre sulla scena sociale. Di fronte ai fatti che afferiscono a nuove vicende giudiziarie che coinvolgono in queste ore diversi esponenti del Pd lucano, ci auguriamo innanzitutto uno sviluppo rapido delle indagini in modo da fare la massima chiarezza sulle presunte responsabilità politiche. E’ nostra opinione che in Basilicata, come in altre regioni del Mezzogiorno, si sia giunti alla fine di un ciclo politico e che pertanto occorra produrre degli atti conseguenti nella direzione di una riforma della politica e delle modalità dell’agire politico. Poniamo con determinazione la necessità di una rottura di discontinuità sul terreno del governo democratico delle risorse, su quello programmatico e delle classi dirigenti, come questione discriminante sul terreno politico e istituzionale, anche in relazione alle prossime scadenze amministrative e alla crisi che investe la maggioranza in consiglio regionale. Bisogna produrre un profondo cambiamento. Solo così si potrà determinare una risposta alla crisi sociale, economica, politica che investe questa regione, e che ha posto in evidenza il fallimento di un modello di sviluppo che con l’affare del petrolio rischia di affondare questa regione.

mercoledì 17 dicembre 2008

Basilicata, inchieste dimostrano fallimento classe politica. PRC da sempre in prima linea nelle denunce.

L’inchiesta giudiziaria che in queste ore riguarda anche la regione Basilicata parla con forza di quella crisi delle classi dirigenti che il Prc locale e nazionale da anni sottolineano. Senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie, abbiamo il dovere di riflette sul modello politico sociale lucano costruito in questi dieci anni. L’intreccio tra politica e poteri forti consiste nella scelta politica di consegnare il territorio alla rapina delle multinazionali, non solo quelle petrolifere. Questo emerge dalle inchieste ma anche dal fallimento sociale di scelte che non hanno prodotto alcun “miracolo lucano” e di accordi privi del consenso popolare locale. Siamo dunque di fronte al fallimento di una politica di cui si è fatto interprete soprattutto il centro sinistra in un gioco di cooptazioni con il centrodestra. Ora la politica locale avrebbe il dovere di riflettere appunto sulla sua crisi e sul fallimento del modello che ha perseguito, invece si arrocca in una sua autodifesa e urla al complotto. Il Prc della Basilicata non ha altra strada se non quella di continuare nella costruzione di una opposizione politica e sociale che rimetta al centro la questione morale e la necessità di autoriforma della politica, la centralità dei diritti di lavoratori, giovani e disoccupati, la valorizzazione del territorio. Questi gli elementi necessari per una discontinuità non più rinviabile pure in Basilicata.

Paolo Ferrero
Segretario Nazionale PRC

Tolleranza Zero contro i mariuoli in Politica

La Basilicata celebrata con ottimismo tanto fatuo quanto irresponsabile come isola felice, viene travolta dall’ennesimo scandalo, annunciato e puntualmente avveratosi. Ricordiamo che in questi anni sull’accordo tra la total e la regione si sono consumate le lotte delle associazioni ambientaliste e dello stesso PRC che denunciavano di questa intesa i pericoli della poca trasparenza, dell’incompatibilità ambientale e soprattutto ne contestavano il furto di risorse senza nessun ritorno per la Basilicata. Senza entrare sulla questione giudiziaria, visto che siamo solo ad un ipotesi accusatoria, è doveroso comunque fare una riflessione politica sul quadro che esce non solo da questa inchiesta ( vedi Toghe lucane e Felandina) che pone al centro del dibattito politico regionale la questione morale, problema non più rinviabile, e questo non avendo paura di essere tacciati di moralismo né di giustizialismo, convinti come siamo che la questione non attiene soltanto alla sfera etica ma anche e soprattutto a quella economico sociale. Queste inchieste hanno messo in luce uno scambio politico- affaristico che intreccia interessi delle Lobbies con quelli politici tesi ad incrementare le proprie ricchezze svendendo il territorio in un contesto di disoccupazione, precarietà, deficit di autonomia, povertà che schiacciano soprattutto i giovani, le donne, gli anziani insieme all’ identità, alle tradizioni e al senso comunitario ( la classe dirigente lucana decide ormai solo sulla base delle convenienze proprie delle multinazionali, la destinazione e l’uso del nostro territorio e delle nostre risorse naturali). E dato che, come diceva E. Berlinquer, non è solo una questione di ladri e corrotti che vanno scovati denunciati e messi in galera, ma è anche l’occupazione militare del potere, il furto i legalità e opportunità dei diritti ai giovani che vengono mortificati nei vari concorsi farsa dove conta la tessera di partito al merito, l’utilizzo di quote di spesa pubblica che vengono investite nella produzione di consenso, con il solo scopo di incrementare la produttività elettorale, con evidenti danni sia alla sviluppo che a una sana democrazia. Per il PRC della provincia di Matera è arrivato il momento di dire basta, consapevoli che non è sufficiente la sola sterile denuncia, ma bisogna da oggi impegnarsi in azioni di lotta politica che mettono al centro del dibattito politico il corretto utilizzo delle risorse e il primato della legalità senza se e senza ma. Cominciando a dire che si faranno alleanze solo con liste che non abbiano tra i candidati politici coinvolti o rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione .Consapevoli che solo questo non basta ma bisogna pur cominciare per dare un segnale forte ed inequivocabile alla pubblica opinione che si comincia la politica della tolleranza zero contro i mariuoli in politica.


Ottavio Frammartino

Segretario prov. PRC Matera

Tangenti e oro nero. Arresti in Lucania - Liberazione 17/12/2008

Affari e politica, affaristi e politici. Il legame è noto, purtroppo, e si chiama mazzetta. Un giro di appalti che riguarda un settore che in Italia non è spesso citato, soprattutto in casi giudiziari: il petrolio. Un'inchiesta, quella del pm Henry John Woodcock (sì, è proprio quello del caso Corona), che ha portato ieri all'arresto dell'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha e della messa agli arresti domiciliari del deputato Pd, Salvatore Margiotta. Oltre a loro, che sono i nomi di spicco, sono stati arrestati Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto "Tempa Rossa" (uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata); Roberto Pasi, responsabile dell'ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini; l'imprenditore materano Francesco Ferrara e il sindaco di Gorgoglione, sempre in provincia di Matera, Ignazio Tornetta. Arresti eseguiti, tanto per rimanere nell'alveo dei nomi noti, dai carabinieri del Noe, guidati da quel capitan Ultimo (Sergio De Caprio) che arrestò Totò Riina. Le accuse su cui ruota l'indagine sono di corruzione, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere) e concussione. In sintesi, il pm ipotizza che l'imprenditore Ferrara avrebbe elargito somme di denaro ai politici indagati per favorirlo nella corsa ai bandi pubblici. In particolare, secondo l'accusa, Ferrara avrebbe dato a Margiotta 200mila euro in cambio della sua influenza di parlamentare e leader del Pd regionale usata per fare pressione ai dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d'Agri, e per fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori.
Margiotta si è detto «fiducioso» sull'esito dell'inchiesta, ma nel frattempo si è autosospeso da ogni incarico esecutivo all'interno del Pd, sia a livello nazionale che regionale. «Lo stupore e l'amarezza sono enormi; più grande è la certezza di non avere commesso alcun reato. - ha detto il deputato - È questa consapevolezza che mi dà la forza di affrontare la sofferenza di questi momenti, e mi infonde fiducia: la verità non potrà che emergere, spero prestissimo». Oggi la giunta per le autorizzazioni della Camera dovrà decidere se avallare o meno la procedura degli arresti domiciliari per il deputato. «Abbiamo intenzione di chiedere altre carte ai magistrati di Potenza. Forse si sono dimenticati di inviarcene alcune perché, ad una prima e superficiale lettura dell'ordinanza, non mi sembra proprio che si precisi quale ruolo attivo avrebbe avuto Margiotta nell'eventuale alterazione dell'appalto» ha anticipato il deputato del Pdl Nino Lo Presti, componente della Giunta. Dalla Total invece non è giunto alcun commento su quanto accaduto: «C'è un'inchiesta in corso» si dice ai vertici.
Tornando all'inchiesta, e allargando il quadro, i pm potentini stanno lavorando su un'ipotesi di patto corruttivo da 15 milioni di euro fra i dirigenti della Total e gli imprenditori interessati agli appalti per l'estrazione petrolifera. I boss della multinazionale avrebbero favorito gli imprenditori della cordata capeggiata da Ferrara, in cambio dell'impegno a rifornirsi per 5 anni esclusivamente di carburanti e di oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni «capestro» di esproprio ad alcuni titolari dei terreni. Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, e quindi assolutamente «fuori mercato», per evitare di doversi accontentare di un'indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l'accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale. Nel registro degli indagati anche un sindaco che avrebbe ricevuto, sempre dagli stessi dirigenti, periodiche somme di denaro, regali e un non meglio specificato oggetto prezioso. Lui, al pari degli altri politici e funzionari comunali indagati, avrebbe fatto da intermediario fra il gruppo Total e gli imprenditori locali. Lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Fra le altre cose, l'imprenditore Ferrara è indagato pure per violazione della legge sulla droga, sempre da parte della procura potentina. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

martedì 16 dicembre 2008

Maria Campese - Segreteria Nazionale PRC - Territorio martoriato

"Dietro l'attacco ambientale portato avanti da anni contro una delle zone più belle e verdi della Basilicata, la Val d'Agri, si cela una ragnatela di malaffare": lo ha detto, in una dichiarazione, Maria Campese, segretaria nazionale di Prc per l'area territorio, ambiente e beni comuni. "L'inchiesta della procura di Potenza, che ha portato oggi all'arresto dell'amministratore delegato di Total Italia, Lioned Levha, e agli arresti domiciliari per il deputato del Pd Salvatore Margiotta - ha aggiunto - potrebbe mostrare cosa si nasconde dietro la depauperazione del territorio: un giro di tangenti e la rincorsa ai profitti leciti e illeciti da parte di imprenditori e politici senza scrupoli. La popolazione, le lavoratrici e i lavoratori della Val d'Agri, hanno dovuto subire in questi anni l'umiliazione di un territorio calpestato, sotto il costante ricatto del problema lavoro. Dovevano arrivare i posti, le misure per la sostenibilità ambientale, la formazione e lo sviluppo culturale. Ma il petrolio ha portato solo ad un maggiore inquinamento, il lavoro manca come prima e i giovani continuano ad emigrare, il territorio non ha ricevuto in cambio nemmeno le opere promesse e annunciate e la benzina non ha subito sconti. Dietro questa rapina del territorio si conferma purtroppo anche il dato di una classe politica staccata dalle esigenze reali del Paese, di un ceto di dirigenti che pensa più agli affari privati che agli interessi della collettività".

Perquisizione a casa del Presidente della Provincia di Matera, Carmine Nigro

L'abitazione e gli uffici del presidente della Provincia di Matera, Carmine Nigro (Popolari Udeur) sono stati perquisiti oggi nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, sul "comitato d'affari" costituito per approfittare delle estrazioni petrolifere in Basilicata. E' stato portato via un computer e a Nigro è stata consegnata una informazione di garanzia che fa riferimento a presunte irregolarità nell'aggiudicazione, nel 2007, di un appalto per l'adeguamento della strada statale 175, finanziato con 18 milioni di euro e affidato all'associazione temporanea composta dalle imprese Ferrara, Polidrica e Giuzio: "Ho la massima fiducia nella magistratura", ha detto Nigro. E' stata perquisita anche l'abitazione del consigliere provinciale Nicola Montesano (Pd), che è agli arresti domiciliari.

Arrestato AD della Total - Arresti domiciliari per Margiotta (PD)

L'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato oggi nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Potenza per tangenti sugli appalti per estrazione di petrolio in Basilicata: coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei Deputati darà l'autorizzazione. La relativa richiesta è stata presentata questa mattina. Le misure cautelari - in carcere per alcune persone, agli arresti domiciliari per altre - sono state disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock, ed eseguite da Carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Sergio De Caprio (il 'Capitano Ultimo' che arrestò Totò Riina) e personale della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato. Gli arresti sono stati fatti in gran parte a Roma, con la collaborazione della squadra mobile della Capitale e della polizia municipale di Potenza. La custodia in carcere riguarda, oltre all'ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto "Tempa Rossa" (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all'estero; Roberto Pasi, responsabile dell'ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini. E' stata anche disposta la detenzione in carcere dell'imprenditore Francesco Ferrara, di Policoro (Matera), e del sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, invece, oltre che per l'on. Margiotta (la misura potrà essere eseguita solo se la Camera darà l'approvazione), anche per altre tre persone, e obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere), corruzione e concussione. Il gip ha inoltre disposto varie perquisizioni, che sono tuttora in corso, e il sequestro di numerose società. Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd Salvatore Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per il petrolio in Basilicata, in cambio di un suo interessamento per favorirlo. E' l'accusa che il pm di Potenza Henry John Woodcock muove al parlamentare, per il quale è stata chiesta oggi alla Camera l'autorizzazione per gli arresti domiciliari. In particolare, secondo quanto si è appreso, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l'aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d'Agri, in Basilicata. Un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. E' quanto si ipotizza nell'inchiesta della procura di Potenza che oggi ha portato in carcere, tra gli altri, l'ad di Total Italia, Lionel Levha ed alcuni dirigenti della società. In particolare, sempre secondo l'accusa, i dirigenti della società avrebbero favorito l'aggiudicazione degli appalti dei lavori per la realizzazione del Centro Oli di "Tempa Rossa" e per altre attività alla cordata capeggiata dall'imprenditore Francesco Ferrara (anche lui finito in carcere): per l'appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte. In cambio, sempre ad avviso della procura, sarebbe stato stipulato nel febbraio scorso un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e di oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni "capestro" di esproprio ad alcuni titolari dei terreni. Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, e quindi assolutamente "fuori mercato", per evitare di doversi accontentare di una indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l'accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale. Periodiche 'dazioni' di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito "oggetto prezioso": sarebbe stata questa, secondo la procura di Potenza, la contropartita ottenuta dal sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Giovanni Tornetta, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio in Basilicata. Tornetta (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) è il sindaco di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l'accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall'imprenditore Francesco Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell'Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che - sostiene l'accusa - si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell'ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.