1074 VOLTE GRAZIE MIGLIONICO

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mercoledì 21 novembre 2007

Quali politiche internazionali

Quando un Partito, o una coalizione di Partiti, chiede il voto dei cittadini per governare, presenta un programma. Così fece anche Lenin, in maniera estremamente semplice: non abbiamo il potere, ma se l'avremo, primo: basta con la guerra, tutti a casa; secondo: tutto il potere ai consigli di fabbrica, terzo: la terra a chi la lavora. Ma questo è solo un esempio.
Nel 2006, l'Unione ha presentato un programma esageratamente lungo e perciò ambiguamente interpretabile, ben 262 pagine. In particolare, vi si diceva che "Per affrontare i problemi che derivano dall'assetto unipolare del mondo dobbiamo puntare ad una difesa europea autonoma, pur se sempre in rapporto con l'Alleanza Atlantica, che sta profondamente cambiando". Già questa impostazione non ci trova concordi, poiché una difesa europea autonoma deve costituire un'alternativa all'Alleanza Atlantica esistente. E' un falso storico, infatti, che la NATO sia stata costituita per proteggere l'Europa occidentale dal blocco sovietico. E' vero il contrario: il Patto di Varsavia fu costituito nel 1955 in risposta alla costituzione della NATO nel 1949. Come che sia, il Patto di Varsavia non esiste più dal 1991, come non esistono più tre Paesi che ne facevano parte (Cecoslovacchia, RDT ed URSS), ciò nonostante la NATO continua a dettare legge all'interno dei Paesi che la compongono (tra cui anche alcuni Paesi che, a vario titolo, erano membri del Patto di Varsavia, quali la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e l'Ungheria, oltre alla Slovenia, che faceva parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia), e nessuno pensa di scioglierla, pur se essa ha esaurito i compiti per i quali era stata costituita.
Nel 2007, i Partiti che compongono l'Unione hanno siglato un programma di 12 punti, che gli elettori non hanno votato, e che in questa sua parte differisce nettamente dal programma delle 262 pagine: "Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan".Zapatero in Spagna a suo tempo disse che, qualora fosse stato eletto, per prima cosa avrebbe fatto tornare a casa le truppe spagnole dall'Iraq. Detto, fatto. Nessuno pensò di guadagnarci, ad accusarlo di non essere affidabile in quanto non ha rispettato gli accordi del governo precedente. Questo governo italiano, invece, ci ha messo otto mesi, e per compensare ha inviato le truppe in Afghanistan. Di più: ha deciso di rispettare gli accordi di Berlusconi circa l'ampliamento della presenza militare statunitense a Vicenza.
Siamo per l'uscita unilaterale dell'Italia dalla NATO, che non riveste più alcun carattere difensivo, vero o presunto tale, non vogliamo più macchiarci di crimini orrendi contro l'umanità come ad esempio l'aggressione armata al popolo amico jugoslavo, che anzi dovremmo risarcire. Siamo per la liberazione dei territori italiani occupati dalle servitù militari statunitensi, da Vicenza ad Aviano, dalla Sardegna alla Puglia.
Rifuggiamo categoricamente la logica per la quale "l'amico del mio nemico è mio nemico". Sempre più spesso negli organi di informazione di sinistra si leggono attacchi ingiustificati contro Paesi comunisti o ex comunisti, per un malcelato complesso di inferiorità, un bisogno di dimostrare di essere più antisovietici dei postsovietici, più anticomunisti degli ex comunisti, da Cuba alla Russia, passando per la Romania e la Cina. E' il caso di ricordare che la prefazione alla traduzione italiana dell'autobiografia di Ceauşescu fu fatta da Andreotti, insospettabile di alcuna simpatia. E' quel che distingue uno statista, nel bene e nel male.
Per quanto riguarda l'Europa orientale, abbiamo ben presente che nel 2006 l'Italia è stata il secondo importatore in assoluto nel mondo dalla Russia, con 18 miliardi di € (dopo l'Olanda, con 26 miliardi), ed il settimo esportatore in Russia, con 4 miliardi di € (dopo la Germania, la Cina, il Giappone, gli USA, la Corea del Sud e la Francia). Gli imprenditori italiani in genere non sono particolarmente propensi a votare a sinistra, con le dovute eccezioni. Lo stesso vale per l'Unione Europea nel suo complesso, che è al primo posto in assoluto: essa rappresenta i due terzi delle importazioni dalla Russia (170 miliardi) e più della metà delle esportazioni in Russia (60 miliardi). In altre parole, bisogna convivere, e convivere bene, senza mettersi in cattedra.
Una analisi a parte merita la questione degli italiani all'estero e del loro diritto di esercitare il voto. C'è chi, anche e soprattutto a sinistra, ritiene che la circoscrizione estera sia sbagliata perché metterebbe in una riserva indiana gli eletti al di fuori dei confini nazionali, che comunque non sarebbero partecipi alla dialettica politica del Paese. E' un discorso inadeguato. Poteva essere vero ancora qualche decennio fa, quando persino i giornali italiani arrivavano a singhiozzo e bisognava sintonizzarsi di notte sulle onde corte con le radioline a transistor per ascoltare il "Notturno italiano" della RAI. Oggi, chiunque voglia, può leggere i giornali via internet. Certo, molti "non masticano" di telematica, ma in genere sono proprio quelli della prima generazione, mentre quelli di seconda e terza, per la loro età, sono proprio i navigatori più progrediti. Ma soprattutto, la stragrande maggioranza degli italiani all'estero hanno la parabola, vedono non solo i sette canali televisivi nazionali, ma anche le televisioni locali della loro regione di provenienza. E spesso ne sanno più di chi vive in Italia.
Resta il problema se sia lecito che essi possano cambiare i destini italiani da fuori. La storia ci insegna che i votanti all'estero sono meno del 3% dei votanti complessivi, e gli aventi diritto all'estero sono poco più del 5% degli aventi diritto nel loro complesso. Non è quindi così grave.
E se votassero tutti? E qui dobbiamo richiamarci al PCI. Per trent'anni, dal dopoguerra alla costituzione del Parlamento Europeo, i comunisti volevano dare la possibilità agli emigranti italiani di votare rimanendo nel Paese di residenza, e i democristiani invece non l'hanno mai consentito. La ragione è semplice: gli emigranti votavano a sinistra, tutti noi ricordiamo i treni speciali di emigranti che tornavano per votare con appesi fuori dai finestrini i manifesti "vota comunista" con la falce e il martello. Tanta acqua è passata sotto i ponti, gli emigranti ormai votano un po' come gli italiani residenti in Italia, ed ecco che persino tra i comunisti riecheggiano i toni della vecchia DC.
Riteniamo che sarebbe giustificato se gli italiani residenti all'estero potessero votare candidati residenti in Italia. A condizione di poter votare anche candidati residenti all'estero. E' invece da respingere fermamente la posizione per la quale non si possa affidare a degli eletti all'estero una circoscrizione al di fuori dello Stato italiano, e per la quale il voto marginale di questa circoscrizione possa influire sulla fiducia ad un governo: significherebbe sancire uno status di parlamentari di "serie B", in tal caso indubbiamente inutili.Gli italiani residenti all'estero vi risiedono perché il loro Paese non è stato in grado di assicurargli la sopravvivenza ed una vita dignitosa. E' dovuta loro la speranza di poter eleggere un governo che muti le condizioni per le quali essi sono emigrati, e poter quindi un giorno tornare a casa.


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Welfare - Le proposte di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani

PRECARIETA' - MERCATO DEL LAVORO

- Per quanto riguarda il contratto a termine che è uno degli strumenti principali (oltre agli interinali e co.co.pro) della precarietà proponiamo:
- Che il calcolo dei 36 mesi di lavoro a termine prima di passare a tempo indeterminato deve essere la somma di tutti i periodi lavorati.
- Nei 36 mesi, prima di passare a tempo indeterminato, debbono valere tutte le forme di contratto che hanno cumulato il/la lavoratore/trice e l'azienda o gli enti.
- La deroga prevista dal protocollo oltre i 36 mesi deve essere limitato nel tempo a 6/8 mesi e deve essere motivato con clausole credibili.
- Proponiamo che il datore di lavoro che assume a tempo determinato o indeterminato deve rispettare il diritto di precedenza per i precari.
- Proponiamo che le liste di lavoratori precari che maturano il diritto di precedenza nelle assunzioni, sia a termine che a tempo indeterminato, siano concordati con i rappresentanti sindacali aziendali, i quali debbono poter controllare l'applicazione nel rispetto rigoroso delle norme.
- Proponiamo di escludere il lavoro precario per le lavorazioni pericolose.
- L'utilizzo co.co.pro. non può essere fatto per lavorazioni o mansioni che siano il "core business" dell'azienda.


LAVORI USURANTI-VINCOLO-NOTTE-CATENA

- Proponiamo di aggiungere a tutti i lavori usuranti previsti dalla legge Salvi coloro che lavorano con il piombo e le fibre fiberfrax.
- Proponiamo che chi fa lavoro notturno sia identificato dai contratti nazionali di lavoro e non dalle attuali norme di legge che azzererebbero di fatto il diritto.
- Proponiamo che chi svolge lavori usuranti, a vincolo, a catena, notturno, possa usufruire subito del diritto senza attendere decreti attuativi del governo.
- Proponiamo che non vi siano tetti quantitativi al diritto di andare in pensione 3 anni prima.


COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE

- E' nostra intenzione trasformare l'obbiettivo del 60% di rendita pensionistica in particolare per chi è a sistema contributivo (giovani) da "auspicio" a norma e diritto certo, per questo chiediamo che valga per tutte le forme contrattuali e sia relativo all'ultimo stipendio percepito.
- Proponiamo che la commissione che deve modificare il sistema di calcolo contributivo (entro un anno) inserendo ad esempio l'effettiva incidenza dell'immigrazione sul sistema previdenziale, debba anche intervenire di conseguenza sulla tabella dei coefficienti che di conseguenza dovrà modificarsi.


STAFF-LEASING, PARTITE IVA,

- Proponiamo di abolire lo staff-leasing.
- Proponiamo di intervenire sulle false partire IVA (quelle monoclienti esclusive) per dare a questi lavoratori precise garanzie simili a quelle del lavoro subordinato.


PART-TIME

Proponiamo che il lavoratori e la lavoratrice part-time abbia diritto di modificare il proprio regime di orario attraverso azioni concordate.


APPRENDISTI

- Chiediamo che il governo nella delega che riceve dal parlamento sull'apprendistato sia vincolato sin da ora a fissare un tempo minimo di diciotto mesi e uno massimo di 48 per l'apprendistato professionalizzante
- Le aziende devono dimostrare l'effettiva esecuzione della formazione durante il periodo di apprendistato.
- Nel caso di violazioni delle norme di sicurezza vengono a mancare le condizioni per l'apprendistato ed il lavoratore o la lavoratrice passa a tempo indeterminato.


LAVORATORI IN MOBILITA'

Proponiamo che tutti i lavoratori in mobilità, con o senza accordi sindacali, del Nord e del Sud, possano mantenere le condizioni di pensionamento presenti alla data di ingresso nelle liste di mobilità.


INFORTUNI - INAIL

- Proponiamo di aumentare gli assegni ai lavoratori per danno biologico con un meccanismo di rivalutazione automatico.
- Proponiamo che quando un datore di lavoro viola le norme per la prevenzione degli infortuni e sia condannato, il lavoratore possa chiedere la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.


DETASSAZIONE STRAORDINARI

Proponiamo l'abolizione e comunque il vincolo alle aziende per qualsiasi riduzione dei contributi al rispetto delle norme sulla sicurezza.


CONTRIBUTI PREVIDENZIALI E GARANZIE AUTONOMI

Proponiamo il graduale allineamento alla contribuzione che versano i lavoratori dipendenti e garantire la totalizzazione dei contributi versati.


DETASSAZIONE AUMENTI AZIENDALI

Proponiamo la sua abolizione o almeno il vincolo al rispetto delle norme sulla sicurezza.


PORTUALI

Proponiamo di inserire nel testo di legge l'accordo sindacale raggiunto per il settore.


SCALONE

Rifondazione e il PdCI hanno presentato emendamenti tesi a ridurre ulteriormente l'effetto degli scalini di Damiano, per favorire tutti coloro che hanno iniziato a lavorare in età precoce, a partire dal criterio unico delle quote senza il vincolo dell'età minima anagrafica o in alternativa con un intreccio tra età e quote che non superano mai 96, impedendo così di andare oltre i tetti massimi previsti dalla stessa legge Maroni.
Ricordiamo che qualora il parlamento non intervenisse entro fine 2007 scatta la legge del centrodestra che prevede dal 1/1/2008 60 anni di età con 35 di contributi e l'applicazione immediata dei coefficienti di calcolo con conseguenze disastrose per le nuove generazioni a sistema contributivo.

lunedì 19 novembre 2007

SINISTRA, NUOVO SIMBOLO (SENZA FALCE E MARTELLO)

Sinistra, la notizia é che comincia a prendere forma. E stavolta sembra proprio che faccia sul serio. Date, impegni, scadenze. Ma c'é anche una notizia nella notizia. E riguarda il "come" si presenterà questo nuovo soggetto della sinistra, come si vestirà. Per capire: riguarda i suoi simboli.
Il 14 Novembre in una riunione un po' lontana dai riflettori tutti puntati su Palazzo Madama si sono incontrati i dirigenti delle quattro formazioni politiche interessati al nuovo soggetto. Si sono trovati d'accordo sulle tappe del percorso che porterà agli stati generali dell'8 e 9 dicembre. Una "strada" che li porterà a incontrare e a discutere con tutto ciò che si muove al di fuori dei partiti e che, a sinistra, é la parte più grossa.