La sconfitta che abbiamo subito alle elezioni è pesantissima. Essa va oltre la semplice registrazione del pessimo risultato della nostra partecipazione al Governo Prodi, o dell’arretramento sociale e culturale cha abbiamo subito negli anni scorsi. C’è di più: c’è che non siamo riusciti a comunicare alla nostra gente il senso della nostra utilità.
Questa sconfitta che ha portato alla scomparsa della sinistra dal Parlamento rischia di aggravarsi per il processo di dissoluzione politica del gruppo dirigente della Sinistra Arcobaleno che si caratterizza, nei commenti post voto, per una babele di messaggi che vanno da chi intende entrare nel PD, a chi vuole rilanciare il centro sinistra, a chi vuole fare l’unità coi socialisti, a chi si affida ai giovani, chi ai padri nobili, ecc. Alla sconfitta rischia rapidamente di subentrare il completo disorientamento e la perdita del senso del proprio impegno politico.
Non migliori mi paiono le due opposte ipotesi che si sostengono a vicenda: quella di un nuovo partito della sinistra che veda lo scioglimento dei partiti esistenti, e quella dell’unità dei comunisti. Questi progetti si sostengono a vicenda perché alla fine se andassero avanti sarebbero destinati a realizzarsi in parallelo ottenendo l’esito di ridividere la sinistra su basi ideologiche senza alcuna chiarezza sulla linea politica e sulla cultura politica dei soggetti stessi. Questi progetti prevedono nei fatti la distruzione di Rifondazione Comunista e del suo patrimonio di elaborazione, di linea, di militanza. Un disastro politico che - tra l’altro - non farebbe i conti con il problema del reinsediamento sociale della sinistra e con la necessità di fare i conti con la crisi della politica e con le forme assai diversificate di militanza che caratterizzano la sinistra diffusa.
Per questo è assolutamente necessario attivare al più presto sedi di discussione politica in tutte le città, per ragionare collettivamente su quanto è successo. Riattivare i percorsi di discussione politica è assolutamente necessario per evitare che la sconfitta determini il ripiegamento e il ritorno a casa delle decine di migliaia di compagni e compagne, con o senza tessera di partito, che hanno generosamente dato il loro impegno nella campagna elettorale.
In questa situazione terremotata io ritengo che si debba ripartire da qualche punto fermo. Per questo ritengo necessario, nel contesto di valorizzazione dei rapporti unitari a sinistra, rimettere in pieno funzionamento Rifondazione Comunista, sia come corpo politico collettivo formato da decine di migliaia di compagni e compagne, sia come capacità di proporre un indirizzo politico grazie al quale uscire dal pantano.
Per questo è bene che il Congresso sia fatto immediatamente e per questo ho insistito moltissimo per avere la riunione del Comitato Politico Nazionale nelle giornate di sabato e domenica prossimi, dopo l’assemblea di Firenze “per la Sinistra unita e plurale”. Una riunione dell’organismo dirigente di Rifondazione è necessaria per riattivare il corpo del partito e il suo gruppo dirigente e per darci una linea da tenere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Senza una direzione politica chiara Rifondazione è destinata ad essere triturata dalla sconfitta elettorale e dalla confusione politica.
Ripartire da Rifondazione Comunista - che deve continuare a vivere per l’oggi e per il domani - è condizione assolutamente necessaria per poter ricominciare a lavorare ad un processo di unità della sinistra che - evitando scorciatoie politiciste ed organizzative - riesca a ricostruire una lettura credibile della società italiana, un qualche grado di radicamento sociale e un senso concreto dell’utilità sociale della sinistra in questo nostro paese.
Non migliori mi paiono le due opposte ipotesi che si sostengono a vicenda: quella di un nuovo partito della sinistra che veda lo scioglimento dei partiti esistenti, e quella dell’unità dei comunisti. Questi progetti si sostengono a vicenda perché alla fine se andassero avanti sarebbero destinati a realizzarsi in parallelo ottenendo l’esito di ridividere la sinistra su basi ideologiche senza alcuna chiarezza sulla linea politica e sulla cultura politica dei soggetti stessi. Questi progetti prevedono nei fatti la distruzione di Rifondazione Comunista e del suo patrimonio di elaborazione, di linea, di militanza. Un disastro politico che - tra l’altro - non farebbe i conti con il problema del reinsediamento sociale della sinistra e con la necessità di fare i conti con la crisi della politica e con le forme assai diversificate di militanza che caratterizzano la sinistra diffusa.
Per questo è assolutamente necessario attivare al più presto sedi di discussione politica in tutte le città, per ragionare collettivamente su quanto è successo. Riattivare i percorsi di discussione politica è assolutamente necessario per evitare che la sconfitta determini il ripiegamento e il ritorno a casa delle decine di migliaia di compagni e compagne, con o senza tessera di partito, che hanno generosamente dato il loro impegno nella campagna elettorale.
In questa situazione terremotata io ritengo che si debba ripartire da qualche punto fermo. Per questo ritengo necessario, nel contesto di valorizzazione dei rapporti unitari a sinistra, rimettere in pieno funzionamento Rifondazione Comunista, sia come corpo politico collettivo formato da decine di migliaia di compagni e compagne, sia come capacità di proporre un indirizzo politico grazie al quale uscire dal pantano.
Per questo è bene che il Congresso sia fatto immediatamente e per questo ho insistito moltissimo per avere la riunione del Comitato Politico Nazionale nelle giornate di sabato e domenica prossimi, dopo l’assemblea di Firenze “per la Sinistra unita e plurale”. Una riunione dell’organismo dirigente di Rifondazione è necessaria per riattivare il corpo del partito e il suo gruppo dirigente e per darci una linea da tenere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Senza una direzione politica chiara Rifondazione è destinata ad essere triturata dalla sconfitta elettorale e dalla confusione politica.
Ripartire da Rifondazione Comunista - che deve continuare a vivere per l’oggi e per il domani - è condizione assolutamente necessaria per poter ricominciare a lavorare ad un processo di unità della sinistra che - evitando scorciatoie politiciste ed organizzative - riesca a ricostruire una lettura credibile della società italiana, un qualche grado di radicamento sociale e un senso concreto dell’utilità sociale della sinistra in questo nostro paese.
1 commento:
L'importante è uscirne fuori in qualche modo.
L'Italia ha bisogno di una forza di sinistra seria e competente che lotti per determinati temi sociali.
Speriamo bene...
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