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martedì 16 dicembre 2008

Arrestato AD della Total - Arresti domiciliari per Margiotta (PD)

L'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato oggi nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Potenza per tangenti sugli appalti per estrazione di petrolio in Basilicata: coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei Deputati darà l'autorizzazione. La relativa richiesta è stata presentata questa mattina. Le misure cautelari - in carcere per alcune persone, agli arresti domiciliari per altre - sono state disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock, ed eseguite da Carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Sergio De Caprio (il 'Capitano Ultimo' che arrestò Totò Riina) e personale della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato. Gli arresti sono stati fatti in gran parte a Roma, con la collaborazione della squadra mobile della Capitale e della polizia municipale di Potenza. La custodia in carcere riguarda, oltre all'ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto "Tempa Rossa" (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all'estero; Roberto Pasi, responsabile dell'ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini. E' stata anche disposta la detenzione in carcere dell'imprenditore Francesco Ferrara, di Policoro (Matera), e del sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, invece, oltre che per l'on. Margiotta (la misura potrà essere eseguita solo se la Camera darà l'approvazione), anche per altre tre persone, e obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere), corruzione e concussione. Il gip ha inoltre disposto varie perquisizioni, che sono tuttora in corso, e il sequestro di numerose società. Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd Salvatore Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per il petrolio in Basilicata, in cambio di un suo interessamento per favorirlo. E' l'accusa che il pm di Potenza Henry John Woodcock muove al parlamentare, per il quale è stata chiesta oggi alla Camera l'autorizzazione per gli arresti domiciliari. In particolare, secondo quanto si è appreso, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l'aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d'Agri, in Basilicata. Un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. E' quanto si ipotizza nell'inchiesta della procura di Potenza che oggi ha portato in carcere, tra gli altri, l'ad di Total Italia, Lionel Levha ed alcuni dirigenti della società. In particolare, sempre secondo l'accusa, i dirigenti della società avrebbero favorito l'aggiudicazione degli appalti dei lavori per la realizzazione del Centro Oli di "Tempa Rossa" e per altre attività alla cordata capeggiata dall'imprenditore Francesco Ferrara (anche lui finito in carcere): per l'appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte. In cambio, sempre ad avviso della procura, sarebbe stato stipulato nel febbraio scorso un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e di oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni "capestro" di esproprio ad alcuni titolari dei terreni. Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, e quindi assolutamente "fuori mercato", per evitare di doversi accontentare di una indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l'accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale. Periodiche 'dazioni' di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito "oggetto prezioso": sarebbe stata questa, secondo la procura di Potenza, la contropartita ottenuta dal sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Giovanni Tornetta, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio in Basilicata. Tornetta (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) è il sindaco di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l'accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall'imprenditore Francesco Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell'Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che - sostiene l'accusa - si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell'ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

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