giovedì 7 maggio 2009
MIGLIONICO CAMBIA DAVVERO
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Etichette: Elezioni Amministrative 2009
venerdì 24 aprile 2009
25 aprile: Resistenza, Liberazione, Costituzione
E' l'anniversario della rivolta armata, partigiana e popolare, contro le truppe di occupazione naziste e contro i loro fiancheggiatori fascisti della Repubblica Sociale Italiana. Il 25 Aprile 1945 segnò il culmine del risveglio della coscienza nazionale e civile italiana e rappresentò il riscatto morale di tutta la nazione contro la dittatura fascista. Alla liberazione dell' Italia si arrivò grazie al sacrificio di tanti giovani, ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio schieramento politico (cattolici, socialisti, azionisti, militari monarchici, comunisti) combatterono fianco a fianco, con unità d'intenti e d'azione, per il riscatto dell'Italia invasa ed un diverso avvenire, fatto di giustizia e di eguaglianza. Quelle ragazze e quei ragazzi, che più di sessant'anni fa si erano dati l'appellativo di Partigiani, si accinsero, da subito, dal 26 Aprile, a ricostruire il proprio Paese, nonostante i bombardamenti, le deportazioni e le stragi che avevano colpito la nostra terra in quegli anni. Con la Liberazione dell' intero territorio nazionale dall' invasore nazista e dai mercenari della RSI, quelle ragazze e quei ragazzi parteciparono alla costruzione della nuova Italia, carichi di tanto impegno, dedizione e speranza, immaginando una società basata sulla pacifica convivenza tra le persone e tra i popoli. Quelle ragazze e quei ragazzi non seppero soltanto respingere l'invasore e cacciare il tiranno. Una sapienza politica illuminò la Resistenza, quella stessa sapienza politica che fu posta in opera nello scrivere la Costituzione Repubblicana. L'insegnamento di quelle persone deve guidarci anche oggi per mettere in primo piano il perseguimento della Pace, intesa come totale avversità alla guerra ed al terrorismo.
Serve unità d' intenti per poter vincere, anche sul piano ideale e morale, le forze che, qui in Italia, da posizioni di potere, hanno trascinato, e probabilmente lo faranno ancora, il nostro Paese in avventurose imprese militari. Non stanno nello spirito della Costituzione nata dalla Resistenza i tentativi di riforma in atto negli ultimi anni, che pare servano più ad una parte politica che ai problemi del Paese. Noi dobbiamo dire basta, al tentativo in atto, di un vasto piano finalizzato allo smantellamento dell'edificio democratico. Siamo di fronte ad una vera e propria controriforma, ad un salto all'indietro nel buio, alla negazione dei nostri valori etici e politici. Questa funesta operazione politica, di mutamento delle basi fondanti della Costituzione Repubblicana, è accompagnata da una campagna revisionista della storia, con la quale si vuole ridurre la Resistenza ad un fatto marginale della guerra di Liberazione del Paese. Siamo in presenza di un massiccio tentativo di parificazione dei valori, tra chi ha combattuto per la libertà e l'indipendenza nazionale e coloro che si sono posti al servizio dei nazisti per negare quella libertà. Si nega il sacrificio di 200.000 donne e uomini combattenti e si sottovalutano le stragi compiute con ferocia dai nazisti e dai fascisti, con il solo intento di sottolineare fatti di sangue successivi al 25 Aprile e creare così un clima di responsabilità comune, nel quale le differenze si sciolgono e diventa impossibile distinguere la figura della vittima da quella del carnefice. Si vuole cancellare il ricordo delle donne della Resistenza che, offese, torturate e violentate, seppero tacere dinanzi al carnefice. Si vuole cancellare l'immagine degli operai che bloccarono la macchina bellica nazista, facendo alle volte olocausto della propria vita.
Questa fu e rimane la Resistenza italiana con i suoi valori, che nessuna alchimia politica di parte potrà mai cancellare, perché con la Liberazione, ed ancor prima nella Resistenza, si ritrovò la Patria, quella vera fatta di valori e di popolo, non di vuote formule retoriche, di inutili galloni, di facce impresentabili con dietro un vuoto di memoria, di cultura e di dignità. Coloro che condividono i valori di Libertà, Giustizia e Fratellanza, conquistati in quei terribili inverni tra il 1943 ed il 1945, dovrebbero rappresentare la coscienza critica di questa nazione e capire che durante quegli anni è stato lasciato un segno indelebile nella coscienza popolare, nei giovani e nelle istituzioni.
Circolo “E. Berlinguer”
MIGLIONICO
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lunedì 6 aprile 2009
Emergenza Terremoto in Abruzzo
Singoli o strutture che abbiano la possibilità di accogliere gli sfollati sono pregati quindi di chiamare il numero 085.66788
Chiunque volesse partecipare all'organizzazione dei soccorsi può chiamare:
Federazione Prc Pescara: 085.66788 (accoglienza evacuati)
Richi: 339.3255805 (generi di prima necessità come acqua, pasta, latte UHT, biscotti)
Marco Fars: 334.6976120
Francesco Piobbichi: 334.6883166
o spedire una mail al seguente indirizzo:
piobbico@hotmail.comIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
Servono generi di prima necessità (acqua, pasta, latte UHT, biscotti), coperte, tende, gazebo e materiale utile alla rimozione delle macerie
ATTENZIONE! Facciamo un appello a tutti coloro che stanno partendo per portare il loro soccorso: non partite senza aver prima chiamato i numeri messi a disposizione, venite attrezzati e soprattutto autosufficienti sia per quanto riguarda il vitto che l'alloggio.
Se volete invece mandare un contributo economico potete spedirlo a:
Conto Corrente Bancario
RIFONDAZIONE PER L'ABRUZZO
IBAN: IT32J0312703201CC0340001497
La priorità assoluta in queste ore è DONARE IL SANGUE.
Potete farlo presso il Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO "Spirito Santo"
Via Fonte Romana, 8 - Pescara
tel: 085/4252687
oppure nel Lazio:
AVIS: telefoni: 06/491340 - 45437075 - 44230134
per aggiornamenti o informazioni: www.partitosociale.org
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sabato 28 marzo 2009
giovedì 12 marzo 2009
Elezioni provincia Mt, PRC: “Primarie di programma”
sabato 7 marzo 2009
Provincia MT, PDCI e PRC insieme alle prossime elezioni
mercoledì 4 marzo 2009
domenica 1 marzo 2009
Questa e’ la (S)volta buona per Miglionico!!!
Cari concittadini, come tutti voi già saprete, fra qualche mese saremo chiamati alle urne per rinnovare
lunedì 23 febbraio 2009
Non si risale una montagna da soli - Haidi Gaggio Giuliani
Ecco, così penso alla mia Rifondazione. Ma se voglio davvero che sia sempre più così, e sempre più grande, ci devo stare dentro. E lavorare.
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Etichette: Partito della Rifondazione Comunista
lunedì 16 febbraio 2009
Prc Basilicata, costituito il coordinamento regionale
“Esso è composto – prosegue la nota - da Angela Lombardi (responsabile nazionale Consumo Sportelli e membra del CPN), Giovanni Murano (che ha sostenuto la mozione congressuale Manifesto per la Rifondazione di Vendola) Nicola Sardone (già segretario regionale PRC) e Roberto Mancino (assessore Comunale Potenza).
Il coordinamento potrà essere integrato nei prossimi giorni per rappresentare la ricca pluralità che da sempre connota il nostro partito.
A tale proposito – sostiene il coordinamento del Prc - sottolineamo che molti compagni e compagne hanno scelto di continuare il percorso dentro Rifondazione Comunista pur avendo sostenuto il documento Vendola, questo per tre motivi: non si può lavorare all’ unità della sinistra partendo dal frammentare un partito già esistente; nel documento Vendola si sosteneva che ogni ipotesi di unità della sinistra deve partire da Rifondazione e non il contrario; Il rischio di non essere autonomi nelle decisioni ma di essere alla fine subalterni al Pd.
A proposito delle ultime vicende riguardanti il consiglio comunale di Potenza – conclude il Prc - nel ribadire che ogni decisione riguardante la collocazione di Rifondazione Comunista rispetto alla maggioranza di centrosinistra è esclusivo compito degli organismi del partito ai vari livelli, cosa che avverrà democraticamente nei prossimi giorni, si esprime con forza la piena solidarietà dell’ intero partito agli scomposti e strumentali attacchi ricevuti dal consigliere Marcello Travaglini, negli scorsi giorni, da vari esponenti del centrosinistra cittadino”.
giovedì 12 febbraio 2009
Angela Lombardi (PRC): “Rifondazione Comunista c'è”
“Rifondazione comunista – prosegue - ha in questo senso un ruolo molto importante da svolgere e fa appello a quanti in questi anni hanno camminato con noi.
Sentiamo la necessità di rilanciare il progetto strategico della Rifondazione Comunista, di riprendere il percorso cominciato a Genova e proseguito con la grande esperienza partecipativa dei Social Forum, quello della internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e la crisi economica che questa ha prodotto. A questa crisi infatti possiamo rispondere dal basso e da sinistra. Cominciamo subito: saremo domani in piazza a Roma con il sindacato, la Fiom i la Funzione Pubblica della Cgil,per sostenere i lavoratori e le lavoratrici che non hanno intenzione di pagare la crisi.
L’aumento delle disuguaglianze, la precarizzazione del lavoro, l’abbattimento del welfare, il depauperamento ambientale - aggiunge Lombardi - sono il frutto di quelle politiche che sono state imposte all’intero pianeta e che hanno avuto riverberi anche nella nostra regione che è stata consegnata alla prepotenza delle multinazionali, con il solo risultato di aggredire l’ambiente, aumentare povertà e migrazioni soprattutto dei ragazzi e delle ragazze. Siamo convinti che da questa crisi si esca solo rimettendo al centro i diritti, cittadinanze vecchie e nuove, un modello di società che valorizzi l’ambiente e i beni comuni, si esce da questa crisi solo provando a coniugare libertà e uguaglianza”.
“Sappiamo di non essere sufficienti da soli – continua - e per questo pensiamo ad un percorso per costruire una sinistra che unisca tutte le forze anticapitaliste, comuniste, ambientaliste e femministe sulla base della necessità di costruire un’alternativa al modello neoliberista.
Una sinistra anticapitalista che si batta per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell'economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra, le spese militari e per il disarmo”.
Angela Lombardi nel prosieguo si rivolge “a quanti hanno costruito comitati in difesa dei beni comuni, della legalità, ai lavoratori che lottano per affermare diritti e dignità, a partire da quelli che il lavoro lo hanno perso e lottano per riconquistarlo. Un'altra Basilicata vive in queste esperienze di democrazia.
Con queste proposte interloquiremo con le forze politiche e sociali di questa regione, consapevoli di essere alternativi al modello che in questi anni e in particolare nell’ultimo periodo ha proposto e imposto un Pd sempre più lontano dai bisogni sociali.
Questo il nostro cammino. Per questo rifondazione c’è.
Ieri, a conclusione della riunione, si è costituito un comitato che si pone l’obbiettivo di rilanciare il nostro progetto nel territorio e che nei tempi utili procederà ad integrare il gruppo dirigente ed eleggere una nuova segreteria. Il comitato è composto da Angela Lombardi (responsabile nazionale Consumo Sportelli e membra del CPN), Giovanni Murano (che ha sostenuto la mozione congressuale Manifesto per la Rifondazione di Vendola) Nicola Sardone (già segretario regionale PRC) e Roberto Mancino (assessore Comunale Potenza). Il comitato potrà essere integrato nei prossimi giorni per rappresentare la ricca pluralità che da sempre connota il nostro partito”.
mercoledì 4 febbraio 2009
Mai più col PD
Allearsi coi nostri carnefici?
Il Pd avvitato com’è nella sua crisi che l’ha condotto al di sotto del 25% dei consensi invece di rimettere in discussione la propria fallimentare strategia non ha pensato niente di meglio che di distruggere la sinistra per fagocitarne il consenso. Ed è così che con una bella legge porcellum, e uno sbarramento al 4% alle prossime elezione europee, punta a cancellarci. Non hanno esitato un secondo a trovare un accordo con il Pdl su questo terreno. Mentre scriviamo la legge è in Parlamento ed il partito è mobilitato per respingerla. Ma non sfugge a nessuno che se venisse approvata sarebbe un colpo molto duro. Uno scenario di tipo argentino potrebbe verificarsi, con l’esistenza di due grandi formazioni borghesi e una sinistra divisa e frantumata incapace di dare rappresentanza ai lavoratori e incidere sul conflitto sociale. Proprio per questo, pur non essendo affetti da cretinismo parlamentare, capiamo come queste elezioni, le prime dalla disfatta del 14 aprile, hanno un’importanza determinante per le sorti del partito. Veltroni sta perseguendo tenacemente l’obiettivo di diventare il becchino dei comunisti e della sinistra italiana. Tocca a noi impedirglielo. L’unico modo per scongiurare il suo piano è dimostrare ai lavoratori che c’è bisogno di Rifondazione Comunista e di un terzo polo della politica italiana, alternativo alla destra e al Pd. Ma per riacquistare la credibilità e l’indipendenza necessaria per affermare un tale obiettivo bisogna, non solo investire sul radicamento sociale e il conflitto di classe ma anche rompere con il Pd, un partito che a prescindere dalle sue origini è a tutti gli effetti una rappresentanza politica della borghesia italiana. Lo stesso discorso vale per l’Idv di Di Pietro. Su questo terreno Ferrero esita, quando nelle dichiarazioni afferma che la protesta sarà veemente ma non ci sarà alcuna rappresaglia sulle giunte in cui il Prc governa con il Pd e sulle future alleanze. Immaginiamoci la scena: prima i nostri militanti organizzano presidi di protesta sotto le sedi del Pd per contestare lo sbarramento alle Europee, qualche ora dopo salgono in quelle stesse sedi i loro dirigenti per contrattare le alleanze per le prossime amministrative. Radicali a parole, subalterni nei fatti. Un partito serio e militante può sopravvivere a uno sbarramento al 4%, un partito burocratico no. È tutta qui la sfida futura che ha di fronte Rifondazione. È oramai una questione vitale uscire dalle maggioranze di centro-sinistra e interrompere i tavoli di trattativa con il Pd, attrezzandosi a presentare liste indipendenti alle prossime amministrative. E non tanto per lo sbarramento, che pure è un attentato grave alla democrazia, ma perché ogni alleanza con il Pd snatura il senso della nostra battaglia politica.
D’Alema, un’alternativa?
C’è qualcuno, uscito recentemente da Rifondazione, che fulminato sulla via di Chianciano (per ben due volte) pontifica: il Pd non è un monolite, D’Alema sta conducendo una battaglia per abbassare la soglia dello sbarramento e per un nuovo soggetto politico della sinistra. Quanta grazia! In autunno, alla conferenza del Pd, potrebbe essere avanzata niente meno che la candidatura di Bersani in alternativa a quella di Veltroni. Le masse esultano plaudenti. Solo la disperazione può spingere i vendoliani ad eccitarsi per le frizioni interne al Pd, nella speranza che dalla corrente dalemiana possa nascere una nuova formazione socialdemocratica. A questo ritornello credono in molti anche in Rifondazione e lo utilizzano sovente per giustificare gli accordi con il Pd. Alla miopia politica si unisce la totale assenza di memoria. D’Alema il “socialdemocratico” è lo stesso che da presidente del consiglio nel ’99 ha svolto il ruolo di protettore del settore più spregiudicato del capitalismo italiano, i cosiddetti capitani coraggiosi. Questo il termine coniato dall’allora premier per definire quei nuovi soggetti arrivati sul mercato di recente. Tra questi, Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti, a cui si sono aggiunti in seguito Ricucci e Fiorani. A toglierli dal cono d'ombra dell'anonimato non è stata soltanto la scalata ostile da 100mila miliardi di vecchie lire alla più grande azienda di Stato italiana ma anche il fatto che l’allora Primo ministro, aveva benedetto la scalata a Telecom, permettendogli guadagni strepitosi (si parla di almeno 15mila miliardi di lire). Attraverso questa operazione D’Alema sperava di costruire attorno a sé un blocco di potere politico-editoriale-finanziario, simile a quello di Silvio Berlusconi. È rimasto con un palmo di naso. Lo stesso risultato ha ottenuto con la vicenda Unipol-Bnl e la scalata al Corriere della Sera, e ancora una volta a prevalere è stata la linea di Montezemolo e del settore storico della borghesia italiana, per altro sostenuto dai rappresentanti della Margherita che oggi si collocano con la maggioranza di Veltroni nel Pd. A differenza di quello che pensano i vendoliani lo scontro nel Pd, non è tra borghesi e socialdemocratici, ma tra burocrazie che aspirano a rappresentare (senza peraltro riuscirci) settori distinti della borghesia, oltre che lottare per il proprio potere personale. Non fa riflettere nessuno il fatto che D’Alema non ha mai condotto una sola battaglia politica fino alle sue estreme conseguenze? E che ha già detronizzato Veltroni nel ’94 senza che questo impedisse la deriva a destra dei Ds? O che Bersani, è uno dei personaggi più apprezzati da Confindustria? Non viene a nessuno il sospetto che le correnti del Pd siano in realtà cordate di potere legate ai potentati economici locali e che il Pd del Nord di Penati, Chiamparino e Cacciari si stia trasformando in una versione soft del leghismo che costruisce le proprie rendite di posizione attraverso la privatizzazione delle utilities? Che non c’è una sola cooperativa “rossa” che non sia infilata negli appalti locali lì dove il Pd governa, ma anche dove è all’opposizione in pieno spirito bipartisan, gestendo commesse ed affari, in amore e in accordo con il Pdl? A nessuno fa pensare che alcune tra le più importanti banche italiane (Unicredit, Intesa, Monte dei Paschi) abbiano a riferimento il Pd? Quando la nostra pecorella smarrita smetterà di chiedere soccorso al lupo? Forse quel giorno si aprirà una speranza per la sinistra in questo paese.
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Etichette: falcemartello, Partito della Rifondazione Comunista Miglionico
martedì 27 gennaio 2009
Una memoria per l'oggi - Nicola Tranfaglia
Si può rispondere di sì, se utilizziamo questo giorno per capire che cosa è successo nell'Europa e nell'Italia di quegli anni e cerchiamo di non ripetere gli stessi errori. Ma dobbiamo prendere atto di alcune cose che oggi tanti fingono di dimenticare.
La prima è che quei delitti furono commessi non da mostri ma da uomini comuni in Germania, in Italia, in tutta l'Europa del tempo. E che, violenza, guerra, negazione di democrazia, hanno continuato ad avere campo dopo il 1945 e continuano ad averlo oggi soprattutto in altre zone del mondo, a cominciare dal Medio Oriente, dalla Palestina e da Israele.
In un contesto diverso, bisogna ricordarlo. Allora regimi fascisti e tendenzialmente totalitari governavano una parte notevole dell'Europa e dell'Occidente, in quegli anni tentarono in maniera coerente di eliminare gli ebrei e tutti gli oppositori del Terzo Reich con l'aiuto di stati collaborazionisti come il regime di Vichy in Francia, la Repubblica Sociale in Italia, Quisling in Norvegia e furono vicini a riuscirci.
Basta ricordare alcune cifre che emergono dalle ricerche storiche degli ultimi anni: più di ottomila ebrei italiani morti nei lager, ventitremila deportati politici di cui più di diecimila non tornarono a casa, quasi ottocentomila militari internati nei campi tedeschi e decisi salvo la piccola percentuale del 5 per cento a non aderire alla Germania nazista.
Oggi quei regimi non esistono più e piuttosto convivono, a livello mondiale, democrazie imperfette con regimi tendenzialmente autoritari come quello della Russia di Putin, della Cina ex comunista e così via.
Le attuali democrazie sono non solo imperfette e contraddittorie ma, con tutta evidenza, in crisi perché gli stati nazionali contraddicono alla economia globale ma non si creano i necessari ordinamenti sovrannazionali.
Le guerre parziali e le violenze sono ancora troppo presenti. Gli uomini non riescono a vivere in pace e si contendono ancora la terra e le risorse economiche nel mondo.
E ancora si contrappongono sul piano ideologico-identitario come è il caso della disputa in Medio Oriente: lo scontro tra i palestinesi di Hamas e lo stato di Israele è fermo ancora al riconoscimento dello stato ebraico e non porterà alla pace, se non si uscirà dal contrasto sulla identità.
L'Iran ha assunto la leadership della tendenza più radicale che è contro la possibilità di trovare una via di conciliazione all'interno dell'Oriente e tra Oriente e Occidente.
Ma la tentazione di proseguire la politica di Bush che ha portato a danni assai gravi esiste ancora nonostante la presidenza di Obama in alcuni alleati europei.
E' difficile sperare che questo formidabile groviglio possa essere sciolto rapidamente dal nuovo presidente americano, se l'Europa non supererà la sua afasia e non farà la sua parte all'interno dell'Occidente.
C'è, insomma, il rischio di tornare indietro e di vedere riprodursi la barbarie e i massacri degli anni quaranta, se non si riesce a voltare pagina.
La crisi economico-finanziaria attuale può, con ogni probabilità, durare almeno per tutto il 2009 e finire non si sa quando. In questa situazione è più difficile la difesa e il progresso della democrazia, rispetto ai rischi indubbi di ritorno all'autoritarismo e ai governi personali, come quello di Putin in Russia e di Berlusconi in Italia.
La lunga avventura di Berlusconi, che si avvia a durare vent'anni, avviene in una «nazione difficile» come scrisse Giuseppe Galasso nel '94 e ora ha ripetuto lo storico inglese Duggan nella sua storia d'Italia.
Soltanto così si spiega l'ulteriore involuzione della democrazia repubblicana.
Non c'è da temere che si possa ritornare a forme storiche di fascismo ma certo possono, tuttavia, definirsi forme di governo che sono in contrasto con la separazione dei poteri, con lo stato di diritto, con il dettato costituzionale e un simile esito non può non preoccupare tutti quelli che si sono battuti per la democrazia e l'eguaglianza di tutti i cittadini.
Questa è la principale preoccupazione che si può avere in questa giornata della memoria del 27 gennaio 2009.
E' paradossale che, proprio quando ormai le ricerche storiche dimostrano a sufficienza che la «soluzione finale» che si tentò nella seconda guerra mondiale non fu soltanto la follia di Adolf Hitler ma un progetto del fascismo europeo e di quello repubblicano mussoliniano in Italia, si colgono le crepe e le difficoltà di una democrazia come quella italiana che pure è stata fondata proprio sulla lotta al fascismo.
Come si fa a uscire da un simile paradosso?
E come si può spingere gli italiani a svegliarsi da un lungo sonno e a lottare di nuovo per i nostri ideali repubblicani?
Non è una battaglia soltanto della sinistra ma di tutte le donne e gli uomini di buona volontà che hanno creduto nei principi fondamentali della costituzione repubblicana e che non possono abbandonarli ora che ce ne è più bisogno.
La battaglia principale occorre condurla su queste basi, mettendo da parte, a sinistra come altrove, le divisioni ideologiche tra chi si sente comunista o socialista e chi si sente democratico prima di ogni altra cosa.
O si riesce in questa impresa o vinceranno gli uomini e le forze che non hanno mai accettato i principi costituzionali e non vedono l'ora di metterli da parte e che credono di fatto al potere personale, versione moderna della dittatura.
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