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venerdì 31 ottobre 2008

In Valbasento Panasonic arenata sugli incentivi all’esodo

Panasonic non torna indietro. Chiusura confermata. Ma ancora nessun accordo sulle modalità di cessazione dell'attività. La trattativa si è arenata sull'importo dell'incentivo all'esodo: 15 mila euro la cifra proposta dal mangement aziendale, almeno il triplo la richiesta della controparte. I rappresentanti di Filcem Cigl, Femca Cisl e Uilcem Uil, come nel precedente incontro, hanno lasciato il tavolo senza sottoscrivere alcun accordo. Ogni decisione è stata rinviata al prossimo 5 novembre, prima cioè del passaggio in Regione fissato per il giorno successivo. Tesissimo il clima al tavolo e tra i lavoratori che hanno atteso l'esito della trattativa fuori. Sotto la sede della Confindustria di Matera, immediata è esplosa la rabbia dei circa novanta dipendenti della multinazionale giapponese che avrebbero voluto si mettesse già oggi tutto nero su bianco. Slogan contro la proprietà sono stati urlati a squarciagola per ore, impedendo di fatto al management aziendale di lasciare la sede di Confindustria. Eppure il confronto, questa volta, sembrava essere partito con il piede giusto. Ribadito che, purtroppo, non ci sono soluzioni alternative alla chiusura dello stabilimento di Pisticci scalo, dove si producono laminati per circuiti elettronici, l'azienda si è detta disponibile a riconoscere 75 giorni di retribuzione piena e, subito dopo, un periodo di cassa integrazione straordinaria di un anno, a cui, prima che scatti la mobilità, non è escluso se ne possa aggiungere un altro una volta allargato il confronto anche alla Regione. Un passo avanti rispetto a una settimana fa quando il colosso dell'elettronica non aveva lasciato alcuno spiraglio di trattativa, limitandosi ad annunciare il licenziamento immediato di tutto il personale in organico. Poi lo scoglio dell'incentivo all'esodo ha fatto impantanare la trattativa, senza che nemmeno si facesse in tempo ad aprire il capitolo del doppio binario per gli ultra cinquantenni. Sta di fatto che, comunque la si voglia leggere, si tratta di una sconfitta, l'ennesima, per l'area industriale che con l'abbandono di Panasonic perde un altro pezzo importante.


Colgo l’occasione a nome mio, del Partito della Rifondazione Comunista di Miglionico e della Provincia di Matera per esprimere la vicinanza ai lavoratori della Panasonic di Pisticci Scalo, che stanno vivendo momenti difficili. Riteniamo grave la decisione della Panasonic di voler chiudere lo stabilimento di Pisticci Scalo, un impianto attivo da pochi anni dove lavorano una novantina di persone, la maggior parte ragazzi che hanno sulle spalle 30 anni di mutuo. Io ho lavorato tre anni alla Panasonic e conosco tutti quei ragazzi che ora stanno lottando contro la chiusura dell’azienda e spero che riescano a raggiungere gli obbiettivi prefissati. Colgo l’occasione per fare un appello a tutti i politici lucani, soprattutto a quelli che governano questa Regione. È arrivato il momento di dire basta a questa politica industriale dell’elemosina verso le multinazionali che vengono qui solo a “mangiarsi” i contributi. La Panasonic e l’ennesima azienda che chiude i battenti e se ne va. Non dimentichiamoci di Nylstar, CFP e Pregis, solo per nominare le ultime aziende chiuse negli ultimi 3 anni, prima ancora la Carbon Valley, la PNT e tante altre.


Antonio Centonze

operaio Valbasento

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