Paolo Ferrero è il nuovo segretario di Rifondazione Comunista e Nichi Vendola è il leader della minoranza. Sulle note di Bella Ciao, l'Internazionale e Bandiera Rossa cantate dai delegati, il VII congresso si è concluso come in pochi si aspettavano alla vigilia. A guidare un partito ai minimi storici dopo la batosta elettorale e la scomparsa dalle Aule parlamentari non sarà il governatore della Puglia, in pole per una leadership 'benedetta' anche da Fausto Bertinotti, ma l'ex alleato di maggioranza che ha saputo trovare un'intesa con tutte le correnti del partito riuscendo ad ottenere 142 voti di maggioranza. Fallito ogni tentativo di trovare un accordo, Rifondazione è andata alla conta, prima per la votazione dei due documenti politici, quello che raccoglieva le minoranze intorno all'ex ministro e il documento presentato dai Vendoliani e poi nella scelta del segretario. Ed il risultato consegna una maggioranza dal volto multiforme: Nella segreteria del partito che sarà eletta nel primo Comitato politico di settembre siederanno compagni dalle storie diverse. Per la prima volta ci saranno i trotzkisti di Claudio Bellotti mentre farà ritorno Claudio Grassi, leader della corrente di Essere Comunisti che negli anni passati ha ricoperto l'incarico di tesoriere. Insieme a loro ci saranno poi i rappresentanti dell'Ernesto, la minoranza di Fosco Giannini. La 'rabbia' dei 'vendoliani' era difficile da nascondere, anzi, il ragionamento che si faceva a caldo era che l'accordo tra Ferrero e le altre mozioni era chiuso da mesi. Sepolta l'ipotesi di una costituente di sinistra con il cambio di casacca della maggioranza interna, la nuova Rifondazione di Ferrero ripartirà "dal basso" costruendo "un'opposizione sociale al governo Berlusconi". Nessuna ipotesi di superamento del partito o scioglimento in altri soggetti della sinistra, anzi, ripartire il prima possibile con il rilancio del partito che dovrà presentarsi alle Europee con il suo simbolo. Ma soprattutto "autonomia" dal Partito Democratico. Il neo segretario poi tende la mano alla minoranza guidata da Vendola ribadendo l'intenzione di procedere ad "una gestione unitaria del partito" e facendo intendere di considerare anche i 'vendoliani' parte della segreteria. Gli sconfitti però non sembrano pensarla allo stesso modo. Nichi Vendola rinuncia alla corsa contro l'ex ministro della Soldarietà Sociale, un passo indietro dalla 'conta' al comitato politico ma non dalla battaglia interna. La scelta di Ferrero è "un errore" dice il governatore della Puglia che poi se la prende con la neo maggioranza, una plastica "dimostrazione di dove ha lavorato culturalmente il leaderismo" e cioé "alla ricerca certosina di alleanze utili a disseppellire il leader". Parole che non piacciono al neo segretario e che indicano subito il clima dentro Rifondazione. Il segretario del Prc bolla come "insulti" alcuni interventi e poi rivendica l'accordo trovato con gli esponenti delle altre mozioni. "A vincere il congresso è una coalizione - sottolinea - che ha un accordo su una base politica". A settembre dunque partirà ufficialmente la battaglia dentro il partito. L'ala vendoliana rivendica una maggioranza compatta contro una vittoria "striminzita" come la definisce Gennaro Migliore. La vittoria di Ferrero spariglia anche gli ex alleati dell'Arcobaleno. Se Claudio Fava di Sinistra Democratica parla di "un forte arretramento", il leader del Pdci Oliviero Diliberto si dice convinto che "possa iniziare un percorso comune".
domenica 27 luglio 2008
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