Il dado è tratto. Ormai non ci sono più dubbi. Il congresso di Rifondazione Comunista, in programma dal 24 al 27 luglio a Chianciano Terme (Siena), è segnato: Paolo Ferrero sconfiggerà in modo netto Nichi Vendola. Secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti interne al Prc, le riunioni pre-assise dei comitati politici provinciali assegnano all'ex ministro della Solidarietà Sociale tra il 60 e il 70% delle preferenze, mentre il governatore della Puglia si ferma attorno al 30%. Le briciole alle altre mozioni. Vendola appare molto forte nel Mezzogiorno e in particolare nella sua Puglia, in Campania e in Calabria - regioni dove c'è il più alto numero di iscritti al partito - ma questo dato non è sufficiente per bilanciare lo strapotere di Ferrero nel Centro-Nord. Da Milano a Roma, passando per Toscana ed Emilia Romagna, l'ex ministro ha infatti sbaragliato la concorrenza interna. Il congresso comunque non elegge direttamente il nuovo segretario bensì il comitato politico nazionale, che, dopo una decina di giorni, nominerà ufficialmente i nuovi organismi del partito tra cui il leader. Ma, con queste percentuali, l'elezione di Ferrero alla guida di Rifondazione Comunista è praticamente scontata, anche perché la terza e la quarta mozione sono nettamente più vicine all'ex responsabile della Solidarietà Sociale che non al presidente della Puglia (mentre la quinta è equidistante). Non c'è storia, quindi, la battaglia è segnata. Tanto che nel Prc già ci si chiede come cambierà il partito con l'uscita di scena dei vari Giordano e Migliore. Un dato è certo: stop a tutte le costituenti, siano esse per il comunismo o per la sinistra. La linea sarà quella di un forte rilancio di Rifondazione sul territorio, mettendo la parola fine a qualsiasi ipotesi di alleanze o nuovi contenitori. L'Arcobaleno è stato bocciato sonoramente dagli elettori e indietro non si torna. Perciò alle Europee del prossimo anno, primo appuntamento elettorale di rilievo, il Prc si presenterà da solo e con la falce e il martello. Quanto ai rapporti con le altre formazioni della sinistra radicale, non si andrà oltre la federazione, ovvero un mero cartello elettorale con i Comunisti Italiani e i Verdi. Ipotesi comunque legata alla futura legge elettorale e pertanto non scontata. E il Partito Democratico? Se Vendola critica Veltroni ma strizza l'occhio a D'Alema, la linea di Ferrero è radicale: con il loft nessun rapporto, nessun dialogo. Competizione anche a livello locale, con il rischio per moltissime giunte di Centrosinistra sparse per l'Italia. Il modello teorico è quello della Linke tedesca di Oscar Lafontaine, che ha unito gli scontenti dei socialdemocratici e gli ex comunisti della Germania Orientale. Un partito quindi fortemente identitario, classista, e legato a quella parte della Cgil (Fiom in particolare) che non ha alcuna intenzione di dialogare con il governo. Una forza quindi proletaria. Attenzione, però, perché questa svolta radicale potrebbe essere molto dolorosa. All'interno di Rifondazione non escludono affatto l'ipotesi di una clamorosa scissione da parte di Vendola e dei suoi fedelissimi. Al momento tutti tendono ufficialmente a smentire questo scenario, con appelli all'unità, ma dietro le quinte già si discute di come gestire il divorzio. Con un pacchetto del 30% il governatore pugliese potrebbe spingere la fetta del Prc che non si riconosce in Ferrero verso la nascita di un nuovo soggetto politico con Sinistra Democratica di Fabio Mussi e Cesare Salvi e con una parte dei Verdi, quella che si riconosce nell'ex sottosegretario all'Economia Paolo Cento. Una mini-coalizione pronta a dialogare con Veltroni e il Partito Democratico. Insomma, quello del 24-27 luglio nella splendida cornice delle colline senesi potrebbe essere il congresso che segna la fine di un'epoca per la sinistra estrema, la logica conseguenza, forse, della batosta elettorale di aprile.
giovedì 5 giugno 2008
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