Dalle elezioni risalta chiara la vittoria della destra populista. Lega al Nord, Alemanno a Roma. Questa destra utilizza il disagio sociale crescente e la paura nel futuro per proporre la guerra tra i poveri. L’immigrato, lo zingaro, il drogato, il diverso diventano così il capro espiatorio contro cui costruire la comunità dei votanti a destra. La logica proposta è semplice: la coperta è stretta, lasciamo fuori i piedi di qualcun altro. Per battere questa destra è necessario ricostruire un conflitto sociale efficace e riattivare percorsi di democrazia sui territori e nei luoghi di lavoro. La vittoria del sindaco del centro sinistra a Vicenza ci parla di questo: no al raddoppio della base statunitense e referendum sulla medesima. E’ quindi possibile battere la destra populista nella misura in cui la sinistra è in grado di ricostruirsi contro i poteri forti, nella riattivazione della democrazia dal basso e del conflitto sociale. Il progetto politico del PD di Veltroni è invece completamente fuori gioco. Per mille motivi ma in primo luogo perché non fa i conti con la realtà. Propone un ottimismo da Italia anni ‘60, da adolescenza vissuta nel miracolo economico mentre la gran parte degli italiani guarda al futuro con timore quando non con paura, come se fossimo dentro Blade Runner. Il PD ha perso perché il suo progetto è minoritario, parla di una Italia normale che è minoranza e quando vuole parlare alla “pancia” del popolo lo fa inseguendo la destra sul terreno securitario. Per questo, per sconfiggere questa destra populista non ha alcuna efficacia il frontismo; serve la ricostruzione della sinistra sociale cioè la battaglia per “allargare la coperta” andando a prendere poteri e risorse da “lor signori”
martedì 29 aprile 2008
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